Dal primo gennaio 2026 la Bulgaria sarà il ventunesimo membro dell’Eurozona. La decisione finale delle istituzioni europee si scontra però con i timori e le speranze all’interno del paese.
Bulgaria 21° membro dell’Euro
La Bulgaria si appresta a compiere un passo di portata storica. A partire dal primo gennaio 2026, la moneta unica europea, l’euro, inizierà a circolare ufficialmente sul suo territorio, segnando l’ingresso del paese come ventunesimo membro dell’Eurozona.
Questa svolta arriva dopo un processo lungo e complesso, culminato con l’approvazione definitiva da parte delle principali istituzioni dell’Unione Europea: il Consiglio UE, la Commissione Europea e la Banca Centrale Europea (BCE).
Il via libera dell’UE
L’8 luglio 2025 il Consiglio dell’Unione europea ha formalmente dato il proprio assenso all’adesione bulgara, definendo anche il tasso di conversione tra la moneta nazionale, il lev bulgaro, e l’euro: 1,95583 lev per 1 euro, che corrisponde al tasso centrale già in vigore nell’ambito del Meccanismo di Cambio Europeo (AEC II), a cui la Bulgaria aderisce dal 10 luglio 2020.
Questa decisione finale segue il parere positivo già espresso dalla Commissione Europea e dalla BCE lo scorso 4 giugno, basato sul rapporto sulla convergenza che ha certificato il rispetto da parte di Sofia dei rigidi criteri economici richiesti per l’adesione.
Il percorso di avvicinamento all’euro per la Bulgaria (membro dell’UE dal 2007), però, non è stato privo di ostacoli e rinvii. Originariamente ipotizzata per date precedenti, l’introduzione della moneta unica ha richiesto tempo per allineare l’economia bulgara ai parametri di Maastricht. Questi criteri includono la stabilità dei prezzi, la solidità delle finanze pubbliche (deficit inferiore al 3% del PIL, debito sotto il 60% o in rapida riduzione), la stabilità del tasso di cambio per almeno due anni nel meccanismo ERM II senza svalutazioni, e tassi di interesse a lungo termine contenuti.
Recentemente, in particolare, la gestione dell’inflazione ha rappresentato un grosso problema per l’economia bulgara, che ha però mostrato – secondo la Commissione – progressi nel rientro dei prezzi e una solida disciplina fiscale.
L’adozione della nuova moneta, tra vantaggi e speranze
L’adesione all’Eurozona si prospetta portatrice di benefici tangibili per l’economia e i cittadini bulgari.
L’eliminazione dei costi di cambio, ad esempio, semplificherà i pagamenti “transfrontalieri”, stimolando il commercio e il turismo con gli altri paesi dell’UE.
Si prevede anche una maggiore trasparenza dei prezzi, una riduzione dei tassi di interesse per prestiti e un migliore accesso ai finanziamenti, elementi cruciali per attrarre investimenti e sostenere la crescita. Integrarsi pienamente nel mercato unico dell’UE dovrebbe rendere i beni e i servizi bulgari più competitivi. Secondo il Commissario europeo per l’Economia Valdis Dombrovskis, l’euro può avere un impatto positivo sulla crescita e garantire prezzi più stabili nel lungo periodo, aumentando la resilienza dell’economia. Inoltre, l’ingresso conferirà alla Bulgaria un ruolo più diretto all’interno delle strutture decisionali dell’Eurozona, come la BCE e l’Eurogruppo.
I timori della popolazione bulgara
Nonostante il traguardo formale raggiunto, l’introduzione dell’euro genera sentimenti contrastanti e una notevole divisione all’interno della popolazione bulgara. Sondaggi recenti indicano che circa la metà dei cittadini mostra contrarietà all’abbandono del lev.
Il timore principale riguarda un potenziale aumento dei prezzi, alimentato dalle esperienze di altri paesi che hanno aderito all’euro e dal rischio di arrotondamenti speculativi durante il cambio. Una preoccupazione particolarmente sentita nelle aree rurali e tra le fasce più anziane della popolazione, che temono una diminuzione del potere d’acquisto.
Altro timore è una perdita progressiva di sovranità economica nazionale, un tema sollevato persino dal Presidente Rumen Radev, che aveva proposto un referendum sull’adozione della moneta unica.
La paura dell’inflazione
Anche se l’ancoraggio del lev all’euro fin dal 1999 a un tasso fisso (1,95583 lev per 1 euro) dovrebbe limitare impatti inflazionistici diretti legati al solo cambio, i cittadini temono rincari non giustificati.
Le autorità bulgare hanno comunque rassicurato riguardo all’implementazione di misure di controllo e monitoraggio per contrastare possibili speculazioni. C’è stata comunque una forte campagna di disinformazione sull’argomento, che ha contribuito ad alimentare i timori e lo scetticismo, sfruttando anche una percepita mancanza di comunicazione efficace da parte delle autorità. E questo dibattito interno si è inserito in un contesto politico già agitato, nel quale alcuni partiti nazionalisti cavalcano da tempo un malcontento anti-euro.
La preparazione pratica per il passaggio all’euro prevede una serie di passaggi cruciali, tra cui la doppia esposizione obbligatoria dei prezzi in lev e euro (che inizia un mese dopo l’approvazione definitiva e durerà per almeno 12 mesi dopo il 1° gennaio 2026), l’organizzazione della fornitura di contante e l’adeguamento delle infrastrutture bancarie, come gli sportelli bancomat. Saranno inoltre attivate procedure di monitoraggio e vigilanza su commercianti e fornitori di servizi per assicurare una transizione ordinata.
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