Rappresenta una vera e propria malattia nutrizionale e oggi è considerata una delle più gravi patologie della nostra società
L’obesità è una condizione patologica, caratterizzata da un accumulo eccessivo di tessuto adiposo che può compromettere la salute del pet. Rappresenta, oggi, la malattia nutrizionale più comune nei paesi occidentali.
Quando il gatto è obeso
Il gatto si dice obeso quando ha un aumento del 30% rispetto al suo peso ideale. Il gatto tende ad accumulare il grasso sottocutaneo a livello facciale, addominale ed intra-addominale. In pratica, quando il gatto ci sembra ‘grasso’, occorre rivolgersi al medico veterinario che tramite un’attenta visita valuterà se il pet è in sovrappeso od obeso e deciderà quali esami siano necessari per valutare il suo stato di salute.
Visita clinica
Durante la visita clinica viene valutato il peso corporeo dell’animale, che rappresenta un indicatore grossolano della composizione corporea e del bilancio energetico del soggetto. In un animale sano il peso corporeo varia leggermente ogni giorno. Per monitorare il peso del pet è necessario, quindi, utilizzare sempre la stessa bilancia per evitare possibili errori. Se l’animale è di razza, possiamo far riferimento ai relativi standard, tenendo conto però che, spesso, il peso corporeo del pet varia in modo significativo in base alla sua statura. Durante la visita, è particolarmente utile calcolare anche il Bcs (Body Condition Score), che fornisce una valutazione soggettiva e semiquantitativa della condizione corporea globale del gatto. È un sistema a punti, utile perché consente di stimare il contenuto di grasso del corpo del pet, tenendo conto della sua taglia e della sua struttura, indipendentemente dal suo peso. Esistono diversi sistemi di numerazione: 3, 5, 9 punti. I più utilizzati sono quelli a 5 e a 9. In tutte le scale il numero più basso indica la condizione di magrezza estrema, quello più alto di obesità grave. Utile è anche lo S.H.A.P.E TM (Size, health and physical evaluation), un diagramma a flusso articolato in 7 punti, utilizzato per misurare la condizione corporea del gatto. È un metodo affidabile, da far conoscere ai proprietari per renderli consapevoli del problema. Particolarmente valide sono anche le misurazioni zoometriche, tramite le quali è possibile stimare la composizione corporea e la percentuale di grasso del gatto.
Patologie associate
Le principali patologie presenti nei gatti obesi sono: affezioni del cavo orale, dermatosi, diabete mellito, lipidosi epatica, malattie delle vie urinarie, gastroenteriche, ortopediche, neoplasie e malattie cardiorespiratorie. Queste patologie, che possono mettere seriamente a rischio la vita del pet, sono a volte sottovalutate dai proprietari, che spesso si rivolgono al veterinario quando è troppo tardi. La prevenzione e il riconoscimento dell’obesità si rivelano fondamentali per migliorare la salute del pet, garantendogli una vita più lunga.
Malattia multifattoriale
L’obesità è una malattia multifattoriale perché può essere determinata sia da fattori fisiologici che comportamentali. Per essere trattata, è necessaria la massima collaborazione da parte dei proprietari che spesso, ma non sempre, sono responsabili dell’aumento ponderale dell’animale. Una dieta equilibrata e uno stile di vita attivo, dato da un arricchimento ambientale stimolante e ricco di giochi, sono fondamentali per il benessere psicofisico del gatto. Tuttavia, talvolta, la causa della malattia è di natura endocrina e, in questo caso, occorre seguire scrupolosamente la terapia del veterinario.
Oltre al peso c’è di più
Nei casi in cui l’obesità non è determinata da un problema di tipo organico, occorre rivolgersi al medico veterinario comportamentalista. Durante la visita – della durata di 1 ora/1 ora mezza -, verranno valutati con attenzione i comportamenti dell’animale, l’abitazione e le dinamiche relazionali vigenti all’interno del sistema familiare. Tramite la visita sarà infatti possibile capire quale sia la causa scatenante che ha portato l’animale a diventare obeso. Un problema relazionale, uno scarso arricchimento ambientale così come patologie comportamentali, quali ansia e depressione, possono determinare bulimia. Spesso i gatti, vivendo a stretto contatto con le persone, sono infatti vittime dei loro problemi e manifestano così i loro disagi psicofisici rifugiandosi nel cibo. Un soggetto che mostra una fame esacerbante e richiede continuamente cibo, cerca in quest’ultimo ciò che non trova nella relazione che ha con i suoi familiari. In pratica, è come se si rifugiasse nel cibo per ricercare qualcosa che ha perso, che non ha mai avuto o che gli manca. Riuscire a capire quale sia la nota buia della vita del pet è compito del comportamentalista.
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