Dalla facoltà di geriatria dell’Università della California arriva il concetto di “Joyspan”, un approccio che mira ad estendere non la durata, ma la pienezza e la soddisfazione dell’esistenza. Un cambio di paradigma che unisce psicologia e gerontologia per un invecchiamento attivo.
Life, Health, Joy
E’ palese come stia cambiando il modo di concepire la terza età e, più in generale, l’intero arco della vita. Non si parla più soltanto di “lifespan”, ovvero della semplice durata anagrafica, e nemmeno di “healthspan”, il periodo in cui si gode di buona salute.
Dagli Stati Uniti, e in particolare dagli studi della gerontologa Kerry Burnight, a lungo docente presso la facoltà di Geriatria dell’Università della California a Irvine, emerge un concetto tanto semplice quanto potente: “Joyspan”. Questo termine indica l’intervallo di tempo in cui una persona vive non solo in salute, ma con un senso di gioia, scopo e pienezza. L’obiettivo non è più aggiungere anni alla vita, ma aggiungere vita, e soprattutto gioia, agli anni. Si tratta di un superamento della visione tradizionale, che spesso dipinge l’invecchiamento come un inevitabile declino.
Al contrario, questa nuova filosofia, che attinge a piene mani dalla scienza del benessere e dalla psicologia positiva, lo descrive come una fase di potenziale crescita, connessione e significato. L’idea di fondo è che la forza interiore, la capacità di coltivare relazioni e di trovare uno scopo, siano elementi cruciali per il benessere complessivo, tanto quanto la forma fisica.
I pilastri del Joyspan: connessione, scopo e crescita
Ma quali sono, concretamente, gli elementi che definiscono il Joyspan? La ricerca scientifica in questo campo ha identificato alcuni pilastri fondamentali. Al primo posto si colloca la connessione sociale. L’isolamento e la solitudine sono tra i principali nemici del benessere, a ogni età. Avere una rete solida di relazioni, che siano familiari, amicali o comunitarie, agisce come un potente scudo protettivo contro la depressione e il decadimento cognitivo. Non si tratta solo di avere persone intorno, ma di coltivare legami autentici e significativi, basati sulla reciprocità e sul sostegno.
Il secondo pilastro è lo scopo (purpose). Sentire che la propria esistenza ha una direzione, che le proprie azioni hanno un impatto, anche piccolo, sul mondo circostante, è un motore potentissimo di soddisfazione. Questo non significa necessariamente dedicarsi a grandi cause umanitarie; lo scopo può essere trovato nella cura dei nipoti, nel volontariato, nella trasmissione delle proprie conoscenze o nella coltivazione di una passione. Questa dimensione si collega al concetto di “eudaimonia”, un termine filosofico ripreso anche da organizzazioni come l’OCSE per misurare il benessere psicologico, che va oltre la semplice felicità momentanea per abbracciare un senso di fioritura personale e realizzazione.
Infine, la crescita personale: la curiosità, la voglia di imparare cose nuove e di mettersi alla prova sono ingredienti essenziali per mantenere la mente attiva e il morale alto. Frequentare un corso, imparare a suonare uno strumento, viaggiare o semplicemente dedicarsi a un nuovo hobby sono tutte attività che stimolano il cervello e l’anima. In contrasto con quella che gli scienziati chiamano “anedonia”, l’incapacità di provare piacere, spesso indotta da stress e routine.
Oltre la paura di invecchiare
Il concetto di Joyspan non è una mera elaborazione teorica, ma si traduce in un approccio estremamente pratico alla vita. La dottoressa Burnight, soprannominata “la gerontologa d’America” per la sua vasta opera di divulgazione, insiste su come questo modello possa aiutare a superare la diffusa “isteria anti-invecchiamento”. La società moderna, ossessionata dalla giovinezza e dalla performance, spesso alimenta una narrazione ansiogena legata all’avanzare dell’età.
Il Joyspan sposta il focus: invece di combattere i segni del tempo, ci invita a riempire il tempo di significato. Questo approccio si rivela fondamentale anche nell’affrontare le sfide inevitabili della vita, come la gestione di una diagnosi inaspettata, la cura di un familiare, la perdita del partner o le preoccupazioni finanziarie. Un elevato “Joyspan” si traduce in una maggiore resilienza emotiva, ovvero nella capacità di far fronte alle avversità senza lasciarsi sopraffare. La qualità della vita, dopotutto, non è determinata dall’assenza di problemi, ma dalla nostra capacità di affrontarli mantenendo un nucleo di benessere interiore.
Una vita lunga ma priva di gioia, connessioni e significato rischia di essere un’esperienza vuota. Al contrario, un’esistenza ricca di questi elementi rende ogni anno, anche quelli segnati da difficoltà, un capitolo prezioso e denso di valore.
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