L’87enne Jane Goddall, etologa ed ambientalista, è tra i protagonisti della serie trasmessa da Netflix, Stories of a Generation, ispirata al libro di Papa Francesco La saggezza del tempo, che si propone di mettere a fuoco importanti temi come l’amore, i sogni e il lavoro attraverso le testimonianze di chi li ha vissuti intensamente.
Jane Goodall è dotata di un animo sensibile e di un grande carisma, doti che incantano quando descrive la sua forte passione per gli animali, un sentimento che la accompagna fin da piccola. A 10 anni, si imbatte nel libro “Tarzan delle scimmie” e decide di volare in Africa per incontrare gli scimpanzé. Definita oggi dall’Enciclopedia Britannica come “una delle persone che ha maggiormente contribuito alla conoscenza del mondo in cui viviamo”, con i suoi studi sul campo Jane ha rivoluzionato il rapporto tra l’uomo e gli altri primati.
Una lunga serie di riconoscimenti
Questa donna eccezionale è stata insignita di numerose onorificenze tra cui la Medaglia della Tanzania, la medaglia d’oro dell’UNESCO, il premio Ghandi-King per la non-violenza. Nell’aprile 2002 il segretario generale dell’ONU Kofi Annan l’ha nominata “Messaggero di Pace”, nel 2004 il Principe Carlo l’ha insignita del titolo di Dama dell’Impero Britannico. Nel 2006 ha ricevuto dal Governo francese la Legione d’onore, la più alta onorificenza del Paese.
Una pioniera nella giungla
Negli anni ’60, quando prende la sua strada, Jane appare come un’improbabile pioniera scientifica. Senza una specifica formazione accademica, in un’epoca in cui da una donna ci aspetta anzitutto che sia moglie. Ma lei ha due grandi passioni nel cuore: l’Africa e gli animali, che la conducono a 26 anni in Tanzania per studiare in natura gli scimpanzé. Un colpo di fulmine che la porta a vivere nella giungla accanto a loro per mesi.
Una scoperta rivoluzionaria
Il primo incontro sconvolgente è con una scimmia da lei battezzata David Barbabianca, per un ciuffo di peli bianchi sul mento. Osservandola, Jane nota che per mangiare le termiti utilizza uno stelo d’erba: lo infila nel nido degli insetti e lo usa per estrarli meglio. Pochi giorni dopo accade una cosa ancora più sorprendente: il primate sceglie il ramoscello più adatto alla sua caccia, lo ripulisce delle foglie e ne fa uno strumento più efficace per la raccolta. Un’abilità fino ad allora attribuita solo alla specie umana.
Lo studio comportamentale sugli scimpanzé
In breve tutta la tribù di scimmie accetta la sua presenza (grazie all’offerta di innumerevoli doni in banane) e Jane svela i dettagli della socialità tra questi animali: dagli abbracci e i baci alla condivisione del cibo. Resta molto impressionata dalla scoperta per lei inaspettata del lato violento delle scimmie, che le avvicina ai “cugini” umani. Ne studia anche il linguaggio in grado di esprimere paura, gioia o dolore. Scopre così che nei gruppi e tra gli individui si formano legami forti e che le scimmie hanno personalità, sentimenti e sono dotate di intelletto.
L’ostilità iniziale della scienza
A metà degli anni ’60 l’antropomorfismo non esiste ancora e gli scienziati sono restii ad assegnare attributi umani agli animali. Gli accademici di Cambridge criticano questa giovane donna per aver usato nomi ed emozioni umane nel descrivere gli scimpanzé. Lei semplicemente li ignora, continuando a fare ciò che ritiene più giusto. E alla fine sconvolge la loro visione grazie alle prove inconfutabili che è in grado di fornire.
Una paladina per gli animali e per l’ambiente
Ancora oggi Jane è la migliore testimonial delle sue teorie. È diventata vegana e conduce battaglie contro la cattura degli animali e le torture in laboratorio. Il Goodall Institute (fondato nel 1977) tutela la biodiversità, proponendosi di combattere la povertà e il degrado ambientale perché, come lei stessa spiega, “le due cose vanno insieme”. Contraria per natura ad un attivismo aggressivo, ancora oggi è convinta che forzare la mano ai governi sia alla fine controproducente per la causa, perché, sostiene, li spingerebbe solo a fingere di aderire alle richieste, senza di fatto cambiarne la sostanza. “È ciò che rimane scritto nei cuori – afferma – a fare nel tempo la differenza”.
La sua eredità per i giovani
Il suo messaggio arriva dritto ai giovani. Con loro sviluppa il programma Roots & Shoots (Radici e Germogli) e a loro raccomanda di non dare mai nulla di scontato. Neanche l’ambiente in cui vivono. La 24enne Vanessa Nakate, nota attivista per il clima, racconta di aver letto la vita di Goodall anni prima di iniziare la sua attività. “Molto prima di apprendere come la perdita di biodiversità è collegata al cambiamento climatico, ho tratto dal lavoro di Jane una comprensione istintiva dell’importanza della protezione dei nostri ecosistemi”.
Un’instancabile comunicatrice
Prima della pandemia, questa paladina degli animali viaggiava 300 giorni all’anno intervenendo ad assemblee scolastiche, conferenze e talk show, per instillare negli altri parte della sua determinazione. Oggi– complice la pandemia – ha scoperto di poter incontrare molte più persone semplicemente grazie ad Internet. E questo le permette di prendersela più comoda negli spostamenti. “A 87 anni – spiega – non si sa mai cosa riserva il futuro. Tuttavia, posso contare su buoni geni familiari per una vita longeva”. Assicura di continuare a lavorare per il bene delle generazioni future. “Sto per lasciare un mondo problematico”, dice. “I giovani devono ancora crescere e hanno bisogno di tutto l’aiuto possibile”.
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