In occasione della Giornata Mondiale della Gentilezza del 13 novembre, il Movimento Italiano per la Gentilezza presenta una proposta di legge. Per riconoscere la gentilezza come valore costitutivo della convivenza civile.
L’innovazione del Kindness Act
In occasione della Giornata Mondiale della Gentilezza del 13 novembre, quest’ultima può diventare legge. Non è un ossimoro, ma una proposta concreta che il Movimento Italiano per la Gentilezza (Mig) ha affidato all’onorevole Martina Semenzato, presidente della Commissione parlamentare d’inchiesta sul femminicidio e sulla violenza di genere. Secondo Natalia Re, presidente del MIG, si tratta di un atto (denominato Kindness Act) insieme simbolico e necessario, per dare alla gentilezza lo status che merita nella società contemporanea.
L’idea nasce dall’Assemblea Mondiale della Gentilezza ospitata a Palermo nel novembre 2024 e si inserisce in un panorama internazionale dove molti Paesi hanno già normato il tema. Dal Giappone con i suoi programmi di educazione alla tolleranza fino al Canada con il Multiculturalism Act del 1988, passando per il Bhutan con la Felicità Interna Lorda come alternativa al PIL.
Un nuovo indicatore per misurare il benessere del Paese
La proposta di legge punta a introdurre la gentilezza come tredicesimo indicatore BES, il Benessere Equo e Sostenibile identificato dall’ISTAT per misurare il progresso di un Paese oltre i parametri economici. Natalia Re spiega che con questo riconoscimento l’Italia invierebbe un segnale forte verso la costruzione di una società più inclusiva e solidale, enfatizzando l’importanza dei comportamenti quotidiani nel miglioramento del vivere comune. Accanto al testo principale, due proposte collegate riguardano il mondo dell’istruzione, dove la gentilezza diventerebbe metodo educativo e strumento di prevenzione del bullismo online, e quello del lavoro, in particolare la pubblica amministrazione, per favorire ambienti professionali rispettosi e liberi da molestie.
È stata inoltre elaborata una Carta dei Sei Valori della Gentilezza, documento che individua rispetto, ascolto, solidarietà, equità, pazienza e generosità come principi fondamentali per orientare le politiche pubbliche. L’obiettivo dichiarato dal MIG è quello di costruire una società che attraverso la gentilezza promuova una crescita economica più inclusiva e sostenibile.
Un approccio che trova riscontro anche nei numeri. Uno studio dell’OIGEC in collaborazione con il Centro Studi sul Management e il Lavoro ha stimato in oltre 13 miliardi di euro la spesa pubblica generata dal maltrattamento sui minori, con un impatto dello 0,84% sul PIL. Come ha sottolineato la presidente Re, infatti, le società più gentili sono anche società più sostenibili economicamente.
Gli italiani ultimi in Europa ma campioni di empatia
A ridimensionare l’immagine tradizionale degli italiani come popolo cordiale e ospitale arriva però una ricerca realizzata dall’Istituto YouGov per Sanrio.
L’indagine “The State of Kindness in Europe”, condotta a ottobre 2025 in cinque Paesi europei (Italia, Francia, Germania, Regno Unito e Spagna), fotografa una situazione sorprendente. Nella classifica dei gesti gentili quotidiani, l’Italia si posiziona all’ultimo posto con il 69%, contro una media europea del 71%. A guidare la graduatoria è la Spagna con il 76%, seguita dal Regno Unito al 71% e da Germania e Francia appaiate al 70%.
Il dato diventa ancora più significativo se si analizzano i comportamenti concreti. Solo il 30% degli italiani compie gesti pratici di gentilezza, contro una media europea del 50%. Tuttavia, appena il 14% si dedica ad attività legate alla propria comunità, rispetto al 19% del resto d’Europa. Eppure il 95% dei connazionali continua ad associare la gentilezza a emozioni positive, un paradosso che merita attenzione. Per il 49% degli italiani essere gentili migliora l’umore e l’intera giornata, per il 35% suscita calma e pace, per il 34% gratitudine. Gli esperti la chiamano “warm-glow effect”, quella sensazione di benessere che deriva dal fare qualcosa di buono per gli altri.
La ricerca rivela anche una peculiarità tutta italiana. La gentilezza ha qui una forte impronta relazionale, si basa sull’empatia, sull’ascolto e sulla voglia di esserci sempre per i propri affetti. Gli italiani sono infatti campioni nel fare complimenti (55%), offrire supporto nei momenti difficili (54%) e domandare come sta l’altra persona (53%). Una gentilezza che si rivolge soprattutto ai familiari e agli amici più stretti, mentre fatica a tradursi in azioni concrete verso la comunità più ampia.
Interessante anche il comportamento online. Il 28% degli italiani pratica gesti gentili sui social media con messaggi di supporto e commenti positivi, un fenomeno in controtendenza rispetto al dilagante hate speech (linguaggio di odio, ndr). Particolarmente attenti risultano i più giovani, con punte del 33% nella fascia 18-34 anni e del 32% nella fascia 35-44 anni quando si parla di attenzioni verso il partner.
La gentilezza come atto politico
Inoltre, c’è un elemento che unisce la proposta legislativa e i dati della ricerca. Sempre più persone ritengono che essere gentili sia il modo migliore per ispirare gli altri a fare lo stesso, creando un effetto virtuoso. Il 24% degli italiani condivide questa convinzione, percentuale che sale al 30% in Germania e al 23% nel Regno Unito. Una consapevolezza che potrebbe essere il punto di partenza per trasformare la gentilezza da valore privato a principio strutturale della società. Il Movimento Italiano per la Gentilezza, nato nel 2001 e diretto dal 2023 da Natalia Re, manager e attivista culturale e ambientale, lavora proprio in questa direzione con un programma che si sviluppa su quattro linee guida: sanità, giustizia, urbanità sostenibile e uguaglianza globale, ispirate al Global Goal 11 di Agenda 2030 dell’ONU.
La proposta di legge si colloca in un momento particolare. Da un lato i dati mostrano che gli italiani mantengono una percezione fortemente positiva della gentilezza, legandola soprattutto alle relazioni personali e all’empatia. Dall’altro emerge una difficoltà a trasformare questo sentimento in comportamenti concreti verso la collettività. Il Kindness Act potrebbe rappresentare proprio il ponte tra questi due piani, offrendo strumenti istituzionali per tradurre un’attitudine individuale in pratica sociale diffusa.
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