La regione Liguria si conferma la più anziana d’Italia e tra le più vecchie d’Europa, con un indice di invecchiamento in crescita costante da vent’anni. Un dato che solleva interrogativi sulla tenuta del sistema sociale, sanitario ed economico del territorio.
La regione più anziana d’Italia
La Liguria si trova a fare i conti con un primato sempre più pesante: quello della regione più anziana d’Italia. Un dato consolidato che, però, ha raggiunto un nuovo record storico.
Secondo l’ultima edizione del rapporto “Noi Italia-100 statistiche per capire il Paese in cui viviamo” pubblicato dall’Istat, al primo gennaio 2024 la regione ha toccato un indice di vecchiaia di 276,6. Ciò significa che sul territorio ligure risiedono quasi 277 persone con più di 65 anni ogni 100 giovani sotto i 15 anni.
Un numero che mostra la fotografia di una tendenza demografica inesorabile e sempre più accelerata. Il dato segna infatti un aumento di quasi sei punti percentuali rispetto al 2023, quando l’indice era di 270,9, e un balzo di ben 35 punti in confronto al 2004, quando si attestava a 241,6. Una “glaciazione demografica”, come è stata definita, che pone questioni strutturali per il futuro della regione.
Allarme invecchiamento in Liguria, il confronto con l’Italia e il Nord-Ovest
Il caso ligure spicca in un panorama nazionale già di per sé allarmante. Secondo il documento, la media italiana dell’indice di vecchiaia si ferma infatti a 199,8, un valore che la Liguria supera di quasi 77 punti.
L’Istat stesso sottolinea come la crescita dell’indice non si arresti a livello nazionale, ma è innegabile che alcune aree del paese sentano il peso dell’età in modo più marcato. Sul podio delle regioni più anziane, subito dopo la Liguria, si piazzano la Sardegna, con 266,6 anziani ogni 100 giovani, e il Molise con 253,3.
Anche all’interno del quadrante Nord-Ovest, il divario è evidente. Mentre il vicino Piemonte segue con un indice comunque elevato di 232,3, e la Valle d’Aosta si attesta a 215,1, la Lombardia riesce a contenere l’invecchiamento, fermandosi a 188,1, un valore inferiore persino alla media nazionale.
All’estremo opposto della classifica nazionale si trovano le realtà demograficamente più “giovani” come il Trentino-Alto Adige (156,1) e la Campania (154,3).
La Liguria in cima a un primato europeo
Il quadro si fa ancora più serio se si allarga lo sguardo all’Europa. I dati Istat confermano che l’Italia è il paese con il più alto indice di vecchiaia dell’intera Unione Europea. In questo contesto, la Liguria non è solo la prima della classe in Italia, ma rappresenta una delle aree demograficamente più anziane del continente (con un’età media che ha raggiunto i 49,6 anni).
Un altro indicatore importante è il rapporto tra la popolazione in età non attiva (0-14 anni e 65 anni e più) e quella in età lavorativa (15-64 anni). Anche in questo caso, la Liguria registra il valore massimo in Italia, con un indice di 65,3, a fronte di una media nazionale di 57,8.
La situazione oltre i numeri
Un indice di vecchiaia così elevato non è un concetto astratto, ma si traduce in situazioni piuttosto complesse.
La prima, e più evidente, riguarda la sostenibilità del sistema sanitario e del welfare. Una popolazione con un’alta percentuale di anziani, molti dei quali con patologie croniche, richiede investimenti crescenti e una riorganizzazione profonda dei servizi di assistenza, sia ospedalieri che territoriali.
In parallelo, l’invecchiamento in Liguria impatta direttamente sul tessuto economico e produttivo. La contrazione della popolazione in età lavorativa, rischia di frenare la crescita economica. Già oggi, le proiezioni indicano che entro il 2040 la Liguria potrebbe perdere oltre 100.000 persone in età da lavoro, con una conseguente contrazione di decine di migliaia di posti di lavoro e una crescente difficoltà per le imprese a trovare personale qualificato.
Il “record” ligure è il risultato di una dinamica che dura da decenni, alimentata da una bassa natalità e un progressivo allungamento della speranza di vita. E anche se vivere più a lungo rimane una conquista, l’attenzione della regione dovrà concentrarsi necessariamente verso un adeguato ricambio generazionale; per evitare di compromettere ulteriormente l’equilibrio demografico.
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