Una ricerca australiana sui tursiopi apre nuove prospettive per la longevità umana
Quarant’anni di osservazioni nella baia di Shark Bay, in Australia Occidentale, hanno portato alla scoperta che i delfini con forti legami di amicizia rimangono giovani più a lungo dei loro simili solitari. Il dato scientifico, misurato attraverso l’analisi del DNA, si deve ai ricercatori dell’Università di Sydney del progetto SharkBayDolphins che hanno seguito per decenni un gruppo di tursiopi maschi dell’Indo-Pacifico, documentando ogni aspetto della loro vita sociale. Hanno registrato alleanze, cooperazioni, cure parentali e soprattutto quelle relazioni durature che alcuni esemplari stringono e mantengono nel tempo. Ma il passo decisivo è arrivato quando hanno applicato a questi mammiferi marini uno strumento nato per la medicina umana: l’orologio epigenetico.
Come misurare l’età biologica
Questo particolare metodo di analisi permette di valutare l’età biologica di un organismo studiando specifiche modificazioni del DNA. Non si tratta dell’età anagrafica, quella segnata dal passare degli anni sul calendario, ma di quanto effettivamente il corpo stia invecchiando a livello cellulare. Due individui della stessa età possono infatti mostrare condizioni biologiche molto diverse: uno può avere cellule “giovani” e un altro cellule già deteriorate. Adattare questo strumento ai delfini ha richiesto tempo e competenze specifiche, ma ha permesso di ottenere risultati chiari e misurabili.
L’amicizia è un siero antietà
Gli scienziati hanno esaminato circa cinquanta campioni cellulari prelevati da trentotto delfini maschi. La scelta di concentrarsi sui maschi non è casuale: a differenza delle femmine, che tendono ad avere rapporti sociali più fluidi e legati alla cura dei piccoli, i maschi possono sviluppare amicizie profonde e durature, talvolta nell’arco di un’intera esistenza. Alcuni di questi legami durano decenni, proprio come accade tra compagni umani che crescono insieme dall’infanzia fino alla vecchiaia. I tursiopi con relazioni sociali forti presentavano segni di invecchiamento biologico significativamente ridotti rispetto agli esemplari più isolati. La pelle manteneva una condizione migliore, i movimenti risultavano più agili, la vista meno compromessa e i livelli di energia superiori
Strategie anti-invecchiamento
Non è la prima volta che emerge un collegamento tra socialità e longevità negli animali. Numerosi studi avevano già dimostrato che individui con reti sociali solide tendono a vivere più a lungo. Tuttavia, questa ricerca non si limita a registrare una maggiore durata della vita, ma dimostra che i legami di amicizia influenzano il processo biologico dell’invecchiamento stesso, rallentandolo in modo misurabile. Per capire come questo avvenga bisogna osservare la vita quotidiana dei cetacei. I maschi che hanno stretto forti amicizie cacciano insieme, si proteggono a vicenda dai predatori, giocano cavalcando le onde e riposano fianco a fianco. Condividono fatiche e successi, distribuendo il carico delle sfide quotidiane. Al contrario, un delfino solitario deve affrontare tutto da solo: la ricerca del cibo, la difesa dai pericoli, la competizione con altri maschi per l’accesso alle femmine. Questo stile di vita genera livelli elevati di stress, con conseguente aumento del cortisolo e delle infiammazioni, due fattori che accelerano notevolmente i processi di deterioramento cellulare.
Le implicazioni per il benessere animale e umano
La scoperta riconosce che i benefici dell’amicizia sulla salute non rappresentano una peculiarità umana, ma costituiscono un principio biologico fondamentale valido per tutti i mammiferi sociali. Questo dovrebbe cambiare profondamente l’approccio umano al benessere animale: non è più possibile, per i ricercatori, considerare i loro bisogni sociali come secondari o accessori. Piuttosto, bisogna riconoscerli come necessità biologiche primarie, al pari del cibo e del riparo. Per gli esseri umani, poi, la ricerca rafforza ciò che molti studi già suggerivano: coltivare amicizie durature nel tempo non è solo piacevole, ma rappresenta una vera e propria forma di prevenzione all’invecchiamento.
Prospettive future
Oltre che ai delfini, l’orologio epigenetico potrebbe essere applicato ad altre specie sociali per verificare se questo meccanismo sia diffuso in tutto il regno animale. Primati, lupi, elefanti: sono molti i mammiferi che costruiscono reti sociali complesse e che potrebbero beneficiare degli stessi effetti protettivi osservati nei tursiopi. Comprendere questi meccanismi in profondità potrebbe aprire nuove strade per la medicina preventiva e per il benessere sia animale che umano. I delfini, con le loro alleanze durature e la loro capacità di costruire legami profondi, dimostrano che investire nelle relazioni significa investire nella propria salute, fino a rallentare il tempo che passa.
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