Gli alimenti industriali troppo elaborati velocizzano l’aging anche nelle diete equilibrate. La scoperta di un team italiano
La scienza alimentare ha rivelato il nesso tra il consumo di cibi ultra-processati e l’acceleramento dell’invecchiamento biologico, indipendentemente dalla qualità generale dell’alimentazione. Lo conferma uno studio condotto dall’Istituto Neuromed di Pozzilli (IS), in collaborazione con l’Università Lum di Casamassima (BA). La ricerca ha ricevuto lo scorso 4 giugno il premio “Gianni Barba” per la migliore ricerca scientifica nel campo della nutrizione umana realizzato da Sinu. L’indagine, pubblicata su The American Journal of Clinical Nutrition, ha analizzato i dati di 25.000 adulti molisani nel progetto Moli-sani. Simona Esposito, giovane ricercatrice vincitrice del premio, ha spiegato che “l’analisi ha evidenziato come le persone con maggiore consumo di alimenti ultra-processati presentassero un’età biologica superiore rispetto alla loro età cronologica”.
Il paradosso della dieta equilibrata
L’aspetto più interessante della ricerca riguarda la scoperta che anche chi segue regimi alimentari considerati sani dal punto di vista nutrizionale subisce gli effetti negativi dei cibi ultra-processati. Ciò vuol dire che persone che consumano regolarmente frutta, verdura e fibre, ma che includono una quota significativa di alimenti industriali, mostrano comunque segni di invecchiamento biologico accelerato. Questo ‘paradosso nutrizionale’ sfida dunque l’idea tradizionale che basti bilanciare macro e micronutrienti per mantenere una dieta salutare. La qualità del cibo, evidentemente, conta quanto la sua composizione nutritiva.
I colpevoli a tavola
Lo studio ha identificato una lista sorprendente di alimenti che contribuiscono all’accelerazione dell’età biologica. Accanto ai più noti ed evidenti cibi ultra-processati, come snack salati, dolci confezionati e bibite gassate, emergono prodotti insospettabili che popolano abitualmente le dispense. Il pane di cassetta industriale, alcuni cereali da colazione, zuppe istantanee, piatti pronti surgelati e persino gli yogurt aromatizzati rientrano, infatti, nella categoria dei cibi ultra-processati più pericolosi per l’orologio biologico. Questi prodotti, onnipresenti nella dieta moderna, possono modificare la struttura del cibo, diminuire i nutrienti essenziali e promuovere l’infiammazione cronica e gli squilibri del microbiota intestinale.
Il meccanismo biologico dell’invecchiamento
I processi di trasformazione industriale non si limitano a modificare gusto e consistenza degli alimenti. Riducono significativamente il contenuto di nutrienti essenziali e introducono sostanze che l’organismo fatica a riconoscere e metabolizzare. Il risultato è un cocktail biochimico che favorisce l’infiammazione cronica e squilibra il delicato ecosistema del microbiota intestinale. Questi meccanismi innescano una cascata di reazioni cellulari che accelerano il deterioramento dei tessuti, mimando e amplificando i processi naturali dell’invecchiamento. Il corpo, in sostanza, invecchia più rapidamente quando deve costantemente fronteggiare sostanze che riconosce come estranee o potenzialmente dannose.
Cibi ultra-processati: l’insidia del packaging
La ricerca ha evidenziato un ulteriore elemento di preoccupazione legato al confezionamento dei cibi ultra-processati. Molti di questi prodotti vengono commercializzati in contenitori di plastica o materiali multistrato che possono rilasciare contaminanti chimici nell’alimento. Ftalati e bisfenoli rappresentano le sostanze più problematiche, capaci di interferire con il sistema endocrino e di accumularsi progressivamente nei tessuti. Questi composti agiscono come veri e propri acceleratori dell’invecchiamento, creando un doppio danno: quello derivante dal cibo stesso e quello causato dal suo contenitore.
Ripensare l’alimentazione per la longevità
I risultati dello studio del Neuromed rappresentano molto più di una conferma scientifica sui rischi dell’alimentazione industriale. Costituiscono un invito a riconsiderare radicalmente il rapporto con il cibo, andando oltre il calcolo di calorie e nutrienti. L’alimentazione emerge come uno strumento in grado di influenzare profondamente la longevità e la qualità della vita futura. Ogni scelta alimentare quotidiana diventa, così, un investimento sulla salute, con effetti che vanno oltre la semplice soddisfazione del momento presente. La sfida per i consumatori consiste nell’imparare a riconoscere e limitare progressivamente gli alimenti industriali, privilegiando prodotti freschi e minimamente lavorati. Una trasformazione che non richiede rivoluzioni drastiche, ma una maggiore consapevolezza nelle scelte quotidiane, dalla spesa alla preparazione dei pasti.
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