Il nuovo rapporto IISFA svela una nazione divisa: cresce l’adozione degli strumenti AI, ma di pari passo aumentano i dubbi su lavoro e sicurezza. L’Italia “naviga a vista” in un futuro già presente, tra enormi potenzialità e la necessità di una maggiore consapevolezza.
Un rapporto percentuale che fa riflettere
L’Italia ha un rapporto piuttosto particolare con l’intelligenza artificiale. La utilizzano quasi otto persone su dieci, ma pochissimi dichiarano di averne una reale comprensione. È la fotografia di un Paese a due velocità quella che emerge dal “Quinto Rapporto Ital Communications-IISFA“, realizzato dall’Istituto Piepoli, presentato in Senato.
Secondo la ricerca, ben il 77% degli italiani impiega strumenti e applicativi basati sull’IA, un balzo significativo rispetto al 69% del 2024. Eppure, a fronte di un utilizzo così massiccio e pervasivo, la percentuale di chi ammette di avere una conoscenza approfondita della materia resta inchiodata a un 7%, un dato rimasto invariato rispetto alla precedente rilevazione.
Questo scollamento tra pratica e teoria descrive una nazione che si affida sempre più a una tecnologia rivoluzionaria senza però possederne le chiavi di lettura, esponendosi a rischi tanto quanto alle opportunità. Il quadro è quello di un’adozione spinta dalla curiosità e dalla ricerca di efficienza, ma che non è accompagnata da una crescita parallela della consapevolezza critica.
Il boom dell’uso quotidiano e la voragine della conoscenza
L’intelligenza artificiale non è più un concetto astratto per gli italiani, ma una realtà tangibile e quotidiana. L’uso crescente si traduce in interazioni continue con assistenti virtuali, sistemi di raccomandazione per acquisti e intrattenimento, software di scrittura e generazione di immagini.
Il mercato italiano dell’AI, infatti, ha registrato una crescita record già nel 2024, raggiungendo il valore di 1,2 miliardi di euro, con un incremento del 58% rispetto all’anno precedente, trainato in particolare dalle soluzioni di Intelligenza Artificiale Generativa.
Nonostante questo fervore, però, il rapporto Ital Communications-IISFA evidenzia che circa un italiano su due ammette di saperne solo “qualcosa”, una conoscenza spesso superficiale e costruita in modo autonomo.
Il divario si manifesta anche a livello aziendale: mentre le grandi imprese accelerano l’adozione, le Piccole e Medie Imprese (PMI) restano indietro, con solo il 7% delle piccole e il 15% delle medie imprese che hanno avviato progetti concreti di intelligenza artificiale. L’interesse a colmare questa lacuna, comunque, è in aumento: l’81% degli italiani si dice interessato a migliorare la propria conoscenza in materia, rispetto al 77% del 2024. Ciò segnala la percezione di un bisogno formativo urgente per non subire passivamente la trasformazione in atto.
Fiducia e timori: le emozioni contrastanti degli italiani
Di fronte a questa avanzata continua dell’Intelligenza Artificiale, gli animi degli italiani sono divisi. Da un lato, cresce la fiducia: il 18% degli intervistati sente di potersi affidare ai sistemi di intelligenza artificiale, un aumento rispetto al 13% del 2024. Il 21% si dichiara molto ottimista sugli sviluppi futuri, contro il 16% dell’anno prima. Molti vedono nell’IA un supporto valido per la vita quotidiana e lavorativa, uno strumento per semplificare processi (30%) e, secondo alcuni, persino per creare nuove opportunità professionali.
Dall’altro lato, però, serpeggiano timori diffusi e concreti. La principale preoccupazione riguarda la sicurezza informatica: il 67% degli italiani ritiene che la propria sicurezza possa essere minacciata dall’uso improprio dell’IA, come la creazione di deepfake (immagini, video o audio manipolate con tecniche di intelligenza artificiale) e la diffusione di disinformazione.
La risposta delle istituzioni
Il governo italiano non è rimasto a guardare di fronte a questa rivoluzione. Per rispondere alle sfide e cogliere le opportunità, è in fase avanzata di approvazione il Disegno di Legge sull’Intelligenza Artificiale, che mira a recepire l’AI Act europeo e a creare una cornice normativa nazionale. Il testo, che ha già ricevuto un primo via libera dal Senato e dalla Camera con alcune modifiche, pone al centro il rispetto dei diritti fondamentali, la trasparenza, la sicurezza e la protezione dei dati personali.
Tra le novità principali, si prevede l’introduzione di sanzioni penali per la diffusione illecita di contenuti alterati con l’IA (i deepfake appunto) e l’obbligo di rendere riconoscibili testi, video e immagini generati artificialmente. Il DDL istituisce inoltre una chiara governance e una strategia nazionale sull’IA, supportata da un fondo di investimenti da un miliardo di euro per promuovere la ricerca e lo sviluppo di un'”IA Made in Italy”. L’obiettivo è duplice: proteggere i cittadini dai rischi e rendere l’Italia un attore competitivo in un settore strategico per la crescita economica e industriale.
Dall’uso alla consapevolezza
L’avanzata dell’Intelligenza Artificiale in Italia non è più una questione di “se”, ma di “come”. I dati mostrano un Paese che ha già integrato questi strumenti nella sua quotidianità, ma che ora deve affrontare la sfida ben più complessa di governarli.
Non si tratta più di semplice adozione tecnologica; sarà necessario trasformare gli “utilizzatori” in “cittadini digitali” consapevoli. Il passaggio, tuttavia, richiede un investimento massiccio e strutturale in alfabetizzazione digitale a tutti i livelli, a partire dal sistema scolastico fino alla formazione continua dei lavoratori e all’informazione per tutta la popolazione.
Comprendere i meccanismi di base dell’IA, saperne riconoscere i limiti e i pregiudizi non è più un’opzione ma una necessità per la salute democratica e la competitività del nostro Paese.
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