Il settore degli integratori alimentari in Italia si conferma un pilastro economico. Un nuovo report svela un giro d’affari superiore ai 4 miliardi di euro. Con oltre 51mila occupati, una forte presenza femminile e un gettito fiscale che supera il miliardo.
Un settore che genera ricchezza e Pil
Non si tratta più di una tendenza passeggera, ma di una solida realtà, economica e sociale. Il mercato degli integratori alimentari in Italia ha superato la soglia dei 4 miliardi di euro di vendite, confermandosi non solo un settore in ottima salute, ma un vero e proprio motore per il Prodotto Interno Lordo e l’occupazione nazionale.
A fotografare questo scenario è una recente analisi condotta da Integratori & Salute, l’associazione di settore di Unionfood, con il supporto metodologico di PwC. Lo studio evidenzia come il comparto sia diventato un asset strategico per il paese, capace di generare ricchezza e posti di lavoro qualificati.
Dietro le capsule e le bustine che ogni giorno milioni di italiani assumono si muove un settore dal forte impatto economico. Nel 2023, le vendite in farmacia, parafarmacia e Grande Distribuzione Organizzata (GDO) hanno toccato quota 4.091 milioni di euro (IVA esclusa). Ma il vero valore si coglie guardando oltre: ogni milione speso genera infatti 1,13 milioni di Pil, per un contributo complessivo di 4.626 milioni se si includono IVA, filiere e consumi legati ai redditi distribuiti.
Anche lo stato beneficia della salute di questo comparto, che porta nelle casse pubbliche circa 1.099 milioni di euro l’anno. Numeri che raccontano una filiera capace di creare ricchezza a più livelli, dalla produzione fino allo scaffale.
Il ruolo della farmacia negli integratori alimentari
L’Italia si conferma leader europeo nel mercato degli integratori, con una quota del 26% sul totale continentale, ben davanti a Germania (19%) e Francia (15%). Questo primato poggia su un solido tessuto produttivo nazionale, con il 60% delle aziende a capitale italiano e un ulteriore 16% rappresentato da multinazionali a guida italiana.
La forza del Made in Italy si sposa con la fiducia dei consumatori verso i canali professionali: oltre l’80% degli acquisti avviene, infatti, in farmacia e parafarmacia. E questa non è una scelta casuale, ma, come sottolinea Germano Scarpa, presidente di Integratori & Salute, il segnale di un consumo maturo.
La preferenza per il consiglio del farmacista, e il fatto che quasi la metà degli italiani si consulti con il medico prima dell’uso, introduce una domanda fondamentale: servono davvero questi prodotti?
Su questo punto, la comunità scientifica, inclusa l’opinione dell’Istituto Superiore di Sanità, è chiara: gli integratori non sostituiscono una dieta sana e uno stile di vita equilibrato. Il loro scopo, appunto, è “integrare” l’alimentazione solo in caso di carenze accertate o di un aumentato fabbisogno che la dieta non può soddisfare. Se per molti un’alimentazione varia rende superflui i supplementi, esistono condizioni specifiche e validate dalla scienza in cui il loro apporto è prezioso: l’acido folico in gravidanza, la vitamina D per chi si espone poco al sole, la B12 nelle diete vegane o il ferro per l’anemia. L’approccio corretto, dunque, è evitare l’autodiagnosi e affidarsi al parere medico, l’unico in grado di certificare una reale necessità e scongiurare assunzioni inutili o potenzialmente dannose.
Occupazione: una filiera solida con un forte accento femminile
Il dinamismo del settore si riflette positivamente anche sul fronte occupazionale. La filiera degli integratori, tra impatto diretto e indiretto, dà lavoro a 51.719 persone. Un dato notevole, reso ancora più interessante dalla sua composizione: la metà degli occupati (25.805) sono donne.
L’analisi di dettaglio rivela una presenza femminile particolarmente marcata nei punti vendita al dettaglio: in farmacie, parafarmacie e GDO, il 77% del personale che si occupa di integratori è donna. La quota si attesta al 53% nelle aziende di produzione e distribuzione intermedia, e al 41% nelle filiere dei fornitori e degli altri operatori coinvolti. Un quadro che dipinge un settore moderno e inclusivo, capace di offrire importanti opportunità professionali.
Innovazione e ricerca come motori per la crescita
Guardando al futuro, il settore degli integratori alimentari punta con decisione su ricerca e sviluppo. L’attitudine all’innovazione è un tratto distintivo: l’86% delle aziende possiede un’unità interna di R&S (dipartimento dedicato alla Ricerca e Sviluppo) e otto imprese su dieci portano avanti collaborazioni attive con università e istituti di ricerca.
Gli investimenti futuri, secondo le dichiarazioni delle stesse aziende, si concentreranno principalmente sullo sviluppo di nuove formulazioni (84%), sulla digitalizzazione dei processi (68%) e sulla formazione continua del personale (62%). Questo slancio verso l’innovazione risponde a un consumatore sempre più informato ed esigente, che cerca prodotti specifici per le proprie necessità, come dimostra la crescita costante di segmenti come i probiotici, i sali minerali, le vitamine e, più di recente, i prodotti per il benessere mentale e il sonno, le cui vendite sono aumentate del 155% in dieci anni.
Dal curare al prendersi cura
Dietro i numeri record del mercato degli integratori si intravede un cambiamento nella società italiana. Oggi quasi 30 milioni di persone scelgono questi prodotti non solo per prevenire o compensare carenze, ma come parte di una strategia personale per vivere meglio.
Ne deriva una volontà di perseguire il benessere non più solo come assenza di malattia. Il benessere diventa un obiettivo quotidiano, da coltivare con consapevolezza. In questo scenario l’integratore è visto come un alleato per mantenere equilibrio psicofisico e affrontare i ritmi di una vita sempre più veloce.
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