I dati presentati nell’ambito dell’iniziativa “Ipnosis – Accendere una luce sulla notte” confermano che un italiano su quattro soffre di insonnia. La mancanza di sonno aumenta il rischio cardiovascolare, indebolisce il sistema immunitario e compromette equilibrio emotivo.
La mancanza di sonno: un disturbo spesso sottovalutato
Un italiano su quattro non dorme bene. La percentuale sale al 10-15% quando si parla di insonnia cronica, quella forma persistente che accompagna le persone per mesi o addirittura anni.
I numeri emersi durante l’incontro “Ipnosis – Accendere una luce sulla notte”, tenutosi il 13 novembre a Milano, restituiscono la fotografia di un Paese che fatica a riposare. Eppure il problema resta spesso sottovalutato, affrontato con leggerezza o addirittura ignorato. Molti pazienti convivono con il disturbo per lungo tempo senza parlarne con il medico, come se l’insonnia fosse una caratteristica personale e non una condizione che merita attenzione clinica.
L’iniziativa milanese ha proposto un dialogo inedito tra arte e scienza, attraverso un percorso di 15 opere dedicate al tema dell’insonnia, raccontate da Sergio Risaliti, direttore artistico del Museo Novecento di Firenze. Da Michelangelo con “La notte” a Goya con “Il sonno della ragione genera mostri”, da Munch con “Notte insonne” a Dalì con “Il sonno”, fino ai lavori contemporanei di Wall e Bourgeois. Gli artisti di ogni epoca hanno rappresentato l’insonnia come condizione che investe l’equilibrio psicofisico e le emozioni, intuizione che oggi la scienza conferma con dati precisi e incontrovertibili.
Quando l’insonnia diventa cronica
L’insonnia può manifestarsi in forme diverse: difficoltà ad addormentarsi, risvegli notturni frequenti, risveglio precoce al mattino o sonno non ristoratore. Quando questi sintomi si ripetono almeno tre notti a settimana e durano oltre tre mesi, si parla di insonnia cronica.
Un confine netto che separa un disturbo passeggero da una patologia vera e propria. Carolina Lombardi, direttore del Centro di Medicina del Sonno dell’Istituto Auxologico Italiano Irccs di Milano, spiega che il sonno rappresenta un bisogno primario e un potente fattore di prevenzione. Protegge il sistema cardiocircolatorio, favorisce la rigenerazione dei tessuti e l’eliminazione delle scorie dal cervello, riducendo il rischio di malattie neurodegenerative.
Le cause di un sonno inadeguato sono molteplici: ansia, stress, alterazioni del ritmo circadiano, disturbi del respiro notturno o condizioni depressive. Gli effetti riguardano tutto l’organismo. Dal sistema nervoso a quello immunitario, dal sistema endocrino a quello cardiovascolare. La privazione di sonno influenza la regolazione delle emozioni, la modulazione della temperatura corporea, il senso di fame e sazietà, la pressione arteriosa e la frequenza cardiaca. Non a caso, l’American Heart Association ha inserito il sonno tra gli otto pilastri fondamentali della salute cardiovascolare
I rischi per salute e relazioni sociali
Le evidenze scientifiche dimostrano che la mancanza di riposo aumenta il rischio di disturbi psichiatrici, metabolici e cardiovascolari. Nei giovani, la presenza simultanea di più sintomi di insonnia si associa a un rischio maggiore di sviluppare ipertensione negli anni successivi. Ma il sonno insufficiente non compromette solo la salute fisica.
Secondo Claudio Mencacci, psichiatra e co-presidente della Società Italiana di Neuropsicofarmacologia, esiste una relazione bidirezionale tra sonno e gentilezza. Chi dorme poco diventa più irritabile, meno empatico e più incline ai conflitti. Il buon sonno favorisce invece la regolazione emotiva, mentre le relazioni serene migliorano a loro volta la qualità del riposo. Un circolo virtuoso che si spezza quando l’insonnia prende il sopravvento.
Dai dati dell’Associazione Italiana Medicina del Sonno, si evince che circa 13,4 milioni di italiani soffrono di disturbi del sonno, una cifra raddoppiata dopo la pandemia da Covid-19. Le donne rappresentano il 60% del totale, mentre il 20% riguarda bambini e ragazzi. Il problema colpisce trasversalmente tutte le fasce d’età, ma risulta più prevalente nelle donne in menopausa e negli anziani.
Anche i lavoratori su turni mostrano una prevalenza doppia rispetto ai lavoratori diurni.
Non riconoscere il disturbo
Tuttavia, molti pazienti convivono con l’insonnia per mesi senza riconoscerla. La mancanza di consapevolezza rappresenta il primo ostacolo alla diagnosi.
Più della metà dei pazienti tende a non riferire il disturbo al proprio medico curante, non attribuendogli la qualifica di malattia. Cesare Liberali, medico di medicina generale all’Asst Milano, durante l’evento ha evidenziato che l’insonnia risulta molto più diffusa di quanto emerga nella pratica clinica. Un cattivo sonno è spesso un segnale d’allarme che non andrebbe ignorato. La diagnosi precoce evita cronicizzazioni e consente di impostare un percorso terapeutico efficace e personalizzato.
Diagnosi e terapie: dall’igiene del sonno ai farmaci mirati
Il medico di medicina generale ha un ruolo centrale nell’inquadramento dell’insonnia. La valutazione parte dal colloquio clinico e, nei casi più complessi, può essere supportata da esami strumentali come la polisonnografia. Fondamentale risulta anche l’educazione a una corretta igiene del sonno, quell’insieme di abitudini quotidiane che aiutano ad avere un riposo di qualità. Le linee guida internazionali raccomandano un approccio graduale. Si parte da interventi non farmacologici come la modifica dello stile di vita, l’igiene del sonno e la terapia cognitivo-comportamentale. Solo successivamente si arriva alle terapie farmacologiche specifiche, scelte in base alla causa primaria dell’insonnia identificata nei diversi casi.
La corretta diagnosi permette di personalizzare la terapia in base al tipo di disturbo e alle eventuali comorbidità. Secondo uno studio dell’Osservatorio Nazionale sulla Salute nelle Regioni Italiane, i giovani nella fascia 18-24 anni dormono un’ora in meno degli over 65: sei ore e 40 minuti contro sette ore e 40. Il 30% degli italiani dorme meno di sei ore per notte, una quantità insufficiente per garantire il recupero psicofisico. Le differenze geografiche esistono ma sono contenute: mediamente in Puglia e Sicilia si dorme circa 6,6 ore per notte, mentre in Valle d’Aosta si riposa in media 7,5 ore.
Per aumentare la consapevolezza dell’insonnia, è stata lanciata la campagna di sensibilizzazione “Se vuoi essere sveglio, dormi”, promossa da Neopharmed Gentili. L’iniziativa raccoglie esperienze reali legate ai disturbi del sonno e consigli degli esperti per diffondere una nuova cultura del sonno come parte integrante della salute. Tutte le informazioni e le testimonianze sono disponibili su sevuoiesseresvegliodormi.it e sulle piattaforme YouTube e Spotify.
La ricerca sta evidenziando che alla base di ansia, depressione e insonnia ci sono spesso gli stessi geni. Un dato che conferma come il sonno rappresenti un indicatore prezioso dello stato di salute generale. Sottovalutare l’insonnia significa ignorare un campanello d’allarme che il corpo lancia per segnalare uno squilibrio.
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