Uno studio anglo-cinese pubblicato su Pnas ha individuato nella proteina ApoD la ragione per cui l’influenza risulta più letale negli anziani. Prodotta in eccesso con l’età, indebolisce la risposta antivirale e danneggia i polmoni.
Torna l’influenza in Italia
L’influenza stagionale si prepara a tornare. E, mentre l’Italia registra ancora coperture vaccinali preoccupanti, arriva dalla ricerca internazionale una spiegazione scientifica che chiarisce perché questa malattia colpisca con maggiore severità le persone anziane. Un team di scienziati ha pubblicato sulla prestigiosa rivista Proceedings of the National Academy of Sciences (Pnas) uno studio che identifica nella proteina ApoD il principale responsabile dell’aumentata vulnerabilità degli over 65 alle complicazioni influenzali.
La ricerca, è stata il frutto di una collaborazione tra la China Agricultural University, l’Università di Nottingham, l’Istituto di microbiologia dell’Accademia cinese delle scienze, l’Istituto nazionale cinese per il controllo delle malattie virali e l’Università di Edimburgo. Lo studio ha esaminato i meccanismi cellulari che rendono l’influenza tanto più pericolosa con l’avanzare dell’età. Il lavoro ha coinvolto sia modelli murini che tessuti umani donati, permettendo di identificare con precisione le dinamiche alla base di questo fenomeno.
La proteina ApoD: un nemico silenzioso che cresce con l’età
Gli scienziati hanno scoperto che le persone anziane producono quantità significativamente elevate di una proteina glicosilata chiamata apolipoproteina D (ApoD), normalmente coinvolta nel metabolismo lipidico e nei processi infiammatori. Questa proteina, presente in concentrazioni molto superiori rispetto ai soggetti giovani, agisce come un vero e proprio sabotatore del sistema immunitario durante le infezioni virali.
Kin-Chow Chang , coautore dello studio, ha evidenziato come l’invecchiamento rappresenti uno dei principali fattori di rischio per i decessi legati all’influenza. La proteina ApoD riduce la capacità del paziente di resistere alle infezioni virali, compromettendo la risposta antivirale dell’interferone di tipo I, una delle prime linee di difesa dell’organismo contro i virus.
Il meccanismo d’azione dell’ApoD è tanto sofisticato quanto devastante: questa proteina causa un’estesa degradazione dei mitocondri, le centrali energetiche delle cellule, attraverso un processo chiamato mitofagia. I mitocondri sono essenziali non solo per la produzione di energia cellulare, ma anche per l’attivazione degli interferoni protettivi. La loro compromissione porta a una maggiore produzione virale e a danni polmonari più severi durante l’infezione.
Nuove prospettive terapeutiche
La scoperta della funzione dell’ApoD apre scenari inediti per lo sviluppo di terapie mirate. Chang sottolinea che attraverso il “targeting inibitorio” (cure mirate ndr.) di questa proteina esiste ora un’opportunità di migliorare terapeuticamente la gravità dell’influenza negli anziani. Si tratta di un approccio completamente nuovo che potrebbe affiancare o, in alcuni casi, sostituire la vaccinazione tradizionale.
L’identificazione dell’ApoD come bersaglio terapeutico potrebbe portare allo sviluppo di farmaci specifici capaci di neutralizzarne l’azione negativa, restituendo agli anziani una capacità di risposta immunitaria più efficace. Questo rappresenterebbe un passo avanti fondamentale considerando che la popolazione mondiale sta invecchiando a un ritmo senza precedenti, creando pressioni enormi sui sistemi sanitari ed economici globali.
L’Italia e il problema della bassa copertura vaccinale
Mentre la ricerca internazionale offre nuove speranze terapeutiche, l’Italia continua a confrontarsi con il problema della scarsa adesione alla vaccinazione antinfluenzale. I dati del Ministero della Salute per la stagione 2024-2025 mostrano che nella popolazione generale si registra una copertura del 19,6%, appena sopra il 18,9% della stagione precedente.
Il dato critico riguarda proprio la fascia di popolazione più a rischio. Solo il 47,5% degli anziani si è sottoposto a vaccinazione, una percentuale drammaticamente lontana dall’obiettivo minimo del 75% fissato dal Piano nazionale di prevenzione vaccinale. La stagione 2024-25 è stata caratterizzata da un’elevata circolazione di virus respiratori, con più di 16 milioni di casi stimati di sindromi simil-influenzali. Il numero più alto mai registrato dalla sorveglianza sanitaria.
Le differenze regionali, inoltre, rimangono marcate. Toscana e Umbria guidano la classifica con il 22,6% di copertura, mentre Calabria e Provincia Autonoma di Bolzano registrano i tassi più bassi, rispettivamente 13,7% e 11,1%. Divari territoriali che evidenziano la necessità di strategie di comunicazione e sensibilizzazione più efficaci e uniformi su tutto il territorio nazionale.
La scorsa stagione influenzale ha confermato la pericolosità di questa malattia: degli oltre 59 mila campioni clinici analizzati, il 23% è risultato positivo al virus dell’influenza. Numeri che assumono una rilevanza ancora maggiore alla luce delle nuove conoscenze sui meccanismi che rendono gli anziani particolarmente vulnerabili. La scoperta della proteina ApoD non sostituisce l’importanza della prevenzione vaccinale, ma potrebbe fornire nuovi strumenti per chi, nonostante la vaccinazione, sviluppa comunque forme severe della malattia.
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