Il rapporto tra pensionati e lavoratori in Italia rischia di arrivare a un equilibrio pericoloso entro il 2050, con conseguenze rilevanti sul mercato del lavoro e la sostenibilità sociale. Per l’Inapp a preoccupare è anche la continua diminuzione delle nascite e la progressiva riduzione delle donne in età fertile.
Il sorpasso degli over 65
L’Italia si distingue nel panorama europeo per una trasformazione demografica senza precedenti. Già nella prima metà degli anni Novanta, il paese ha assistito al sorpasso degli over 65 sugli under 15, un fenomeno che ha segnato un punto di non ritorno.
Oggi, l’Italia è il terzo paese più popoloso dell’Unione Europea e presenta una delle densità abitative più elevate. Ma è anche quello che rischia di avere entro il 2050 un rapporto di uno a uno tra persone in pensione e lavoratori attivi.
Il dato emerge chiaramente nel recente numero di Sinappsi, la rivista scientifica dell’Istituto Nazionale per l’Analisi delle Politiche Pubbliche (Inapp), dedicato al cambiamento demografico italiano. Coordinato da Gian Carlo Blangiardo, già presidente dell’Istat, il dossier raccoglie contributi autorevoli di studiosi come Francesco Billari, rettore dell’Università Bocconi. Oltre che Alessandro Rosina, dell’Università Cattolica del Sacro Cuore.
La denatalità e la contrazione della forza lavoro
Il calo delle nascite rappresenta il cuore del problema demografico. L’Italia, infatti, ha raggiunto livelli di fecondità storicamente bassi, inferiori a quelli registrati persino dopo l’Unità d’Italia. Dal 2013, dopo aver raggiunto il picco storico della popolazione, il numero di abitanti è in calo. Ma non basta pensare a un semplice aumento della fecondità per ribaltare questa tendenza.
Il numero di donne in età fertile è destinato a ridursi ulteriormente, a causa degli effetti ereditati dalla denatalità passata. Questo significa che, anche ipotizzando un incremento delle nascite, la base potenziale di nuove mamme si ridurrà, mantenendo il trend negativo inalterato nei decenni a venire.
Il mercato del lavoro sotto pressione
Questa trasformazione demografica pesa direttamente sulla composizione del mercato del lavoro italiano. Attualmente, il tasso di dipendenza degli anziani – cioè il rapporto tra ultra 65enni e popolazione in età lavorativa (15-64 anni) – supera il 40% e si prevede che nel 2027 rimarrà ben al di sopra della media europea, attestandosi intorno al 66%.
Se invece si considera il rapporto diretto tra pensionati e lavoratori attivi, l’Italia si colloca già oggi al livello più critico d’Europa. Un carico del 60%, con la media UE che si mantiene 15 punti percentuali più bassa. E la situazione peggiorerà, con una previsione che indica un incremento fino all’80% entro il 2027, valore più alto assieme a Grecia e Portogallo.
Le sfide dell’invecchiamento
Natale Forlani, presidente dell’Inapp, ha spiegato le implicazioni di questo invecchiamento: “La riduzione delle nascite si è trasferita sulle persone in età di lavoro. Oggi, quasi il 60% dei lavoratori ha più di 40 anni, e da circa tre anni la coorte degli over 50 supera quella dei lavoratori tra i 35 e i 49 anni”.
Il trend non si ferma qui. Nel prossimo ventennio, l’Italia perderà circa 4 milioni di persone in età lavorativa, un numero che rischia di mettere in crisi il sistema pensionistico e la capacità del mercato del lavoro di sostenere il benessere sociale.
La necessità di una silver economy per mantenere benessere e dignità
Davanti a questa prospettiva, diventa urgente mettere in campo nuove strategie. Forlani sottolinea la necessità di costruire una “silver economy”, cioè un sistema che mobiliti risorse finanziarie, tecnologiche e umane per rispondere alle esigenze di una popolazione sempre più anziana, mantenendo livelli adeguati di benessere e dignità per le persone anziane e non autosufficienti.
L’invecchiamento della popolazione richiede un ripensamento complessivo del mercato del lavoro e delle politiche sociali, puntando non solo a sostenere economicamente il sistema pensionistico ma anche a valorizzare il contributo delle persone anziane e a favorire l’inclusione e l’autonomia.
Il futuro demografico italiano
Il quadro demografico dell’Italia pone questioni di grande rilievo, che travalicano il semplice dato numerico. La crescita degli anziani e la contrazione della popolazione giovane non solo modificano il rapporto tra chi lavora e chi è in pensione, ma segnano anche una trasformazione culturale e sociale profonda.
Le politiche pubbliche dovranno accompagnare questa evoluzione, evitando di farsi cogliere impreparate di fronte a un paese che cambia in modo irreversibile.
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