Con “Impresa Possibile”, la regione Puglia finanzia 18 nuovi progetti di economia sociale per creare lavoro, inclusione e sviluppo nei territori più fragili.
L’Impresa Possibile della Puglia
Dai Monti Dauni alla Valle d’Itria, passando per Brindisi, la Puglia sta scrivendo una nuova storia di welfare. Una storia fatta di cohousing per anziani, falegnamerie per giovani autistici, turismo accessibile e ospitalità inclusiva.
Dietro tutto questo c’è “Impresa Possibile”, il bando della Regione che mette in circolo idee, energie e fiducia: 2,4 milioni di euro per 18 nuovi progetti di economia sociale che puntano a generare lavoro e inclusione, trasformando il welfare in un volano di sviluppo locale.
Non più assistenza come punto d’arrivo, ma come punto di partenza per un’economia più giusta. Con “Impresa Possibile”, promosso dal Dipartimento Welfare, prende forma un modello concreto di innovazione sociale. Le nuove proposte si aggiungono alle 24 già finanziate, portando a oltre 6 milioni di euro l’investimento complessivo, vicinissimo al tetto massimo di 7 milioni previsto. I progetti selezionati parlano la lingua dei bisogni reali dei territori e delle persone.
C’è il cohousing per anziani che sorgerà a Brindisi, la falegnameria sociale per giovani nello spettro autistico nei Monti Dauni, un servizio di taxi pensato per rendere il turismo accessibile a tutti, un casale che diventerà rifugio inclusivo nella Valle d’Itria e un hub digitale per supportare le neurodivergenze giovanili.
Ma non è solo questione di buone idee: dietro c’è un forte impatto occupazionale, con 132 donne coinvolte e 52 persone vulnerabili – tra cui disabili, ex detenuti, vittime di violenza – pronte a rimettersi in gioco.
Un bando che accende nuove energie
“Impresa Possibile” non finanzia soltanto realtà esistenti: stimola la nascita di nuove imprese, spesso pensate e fondate proprio per partecipare al bando. Quattro su diciotto, per esempio, sono nate da zero.
L’iniziativa, inserita nel Programma Regionale Puglia FESR-FSE+ 2021-2027, offre contributi fino a 200mila euro, coprendo fino al 100% dei costi per le nuove realtà e fino all’80% per quelle già avviate.
A guidare l’approccio è la logica della corresponsabilità e della coprogettazione, come ricorda Ruggiero Mennea, consigliere delegato al Welfare: “Il nostro welfare non si fa nei palazzi, ma nei territori, ascoltando chi lavora ogni giorno con e per le fragilità”. Un metodo che non si limita a erogare fondi, ma costruisce percorsi partecipati e radicati nei contesti locali.
Cos’è davvero un’impresa sociale?
In Italia, un’impresa sociale è un soggetto privato che opera senza scopo di lucro in settori di interesse generale – dall’educazione all’assistenza, dall’ambiente alla cultura – con l’obiettivo di generare un impatto positivo per la comunità. Può essere una cooperativa, una fondazione, un’associazione. Ciò che conta è lo spirito: non fare profitto, ma fare bene. E reinvestire gli utili per continuare a generare valore sociale.
Il tratto distintivo di queste realtà è il legame con il territorio e il coinvolgimento attivo di chi ne fa parte: lavoratori, utenti, volontari. È un modello che mette insieme sostenibilità economica, giustizia sociale e innovazione. Un modo diverso – ma sempre più necessario – di fare impresa.
Dove nascono legami, nasce futuro
“Questi progetti – sottolinea Valentina Romano, direttrice del Dipartimento Welfare – sono risposte concrete a bisogni sociali in evoluzione, frutto di un lavoro fondato sull’ascolto e sulla fiducia al Terzo Settore”. Non si tratta solo di finanziamenti, ma di processi di rigenerazione, di comunità che si attivano, di persone che trovano un ruolo e un senso.
L’impegno della regione Puglia non si esaurisce qui: è attivo anche il bando “Comunità in Rete”, con 5 milioni destinati alla riqualificazione di spazi per servizi socio-educativi. L’idea è quella di costruire “spazi che curano e reti che uniscono”. Non un welfare calato dall’alto, ma costruito insieme, giorno per giorno, con chi quei territori li vive.
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