L’oggetto 3I/ATLAS, il terzo mai osservato provenire dallo spazio interstellare, presenta una traiettoria e una composizione sorprendenti. Nessun pericolo per la Terra, ma il passaggio della cometa rappresenta un’occasione unica per gli scienziati.
Origini e rilevamento di una “strana cometa”
Scoperta il 1° luglio 2025 dal sistema automatico Asteroid Terrestrial‑impact Last Alert System (ATLAS) in Cile, la cometa 3I/ATLAS è riconosciuta come il terzo oggetto interstellare confermato a transitare nel Sistema Solare, dopo 1I/ʻOumuamua e 2I/Borisov.
Le analisi orbitali hanno rivelato una traiettoria iperbolica, incompatibile con un’origine interna al Sistema Solare. Le stime sul nucleo parlano di un diametro compreso tra circa 0,32 e 5,6 km (e il valore più probabile è inferiore a 1 km) e una velocità d’ingresso nell’eliosfera pari a circa 58 km/s (≈ 210.000 km/h). La più elevata tra gli oggetti mai osservati di questo tipo. Gli studiosi suggeriscono che 3I/ATLAS potrebbe avere oltre sette miliardi di anni, addirittura più vecchia del Sistema Solare — un dettaglio che la rende particolarmente preziosa per la ricerca.
Comportamento e caratteristiche chimiche
La cometa ha fornito finora dati inattesi. A maggio, quando si trovava già a circa 6 unità astronomiche dal Sole, risultava attiva, un fenomeno insolito per una cometa così distante. Osservazioni condotte con il telescopio spaziale James Webb Space Telescope (JWST) e con la missione SPHEREx hanno messo in luce un’elevata presenza di anidride carbonica (CO₂). Con un rapporto CO₂ – acqua stimato addirittura in 8 a 1, un valore tra i più alti mai osservati in una cometa.
Le immagini del Hubble Space Telescope hanno anche rilevato una nube a forma di lacrima di polvere attorno al nucleo ghiacciato. Inoltre la “chioma” ha rivelato la presenza di molecole quali cianuro d’idrogeno (HCN) e di nichel atomico (al di fuori di tracce di ferro), anomalie che hanno acceso l’interesse (e lo scetticismo) della comunità scientifica.
3I/Atlas, un pericolo per la Terra?
Secondo i dati dell’National Aeronautics and Space Administration (NASA), la cometa raggiungerà il perielio (il punto più vicino al Sole, ndr.) intorno al 29 ottobre 2025. A una distanza di circa 1,36 unità astronomiche (≈ 203 milioni km) dal Sole. Il punto di maggior avvicinamento alla Terra è previsto per il 19 dicembre 2025, ma la distanza minima rimarrà dell’ordine di circa 1,8 unità astronomiche (≈ 270 milioni km). La NASA, però, ribadisce che 3I/ATLAS “non rappresenta alcuna minaccia per la Terra”.
Sul fronte osservativo, la cometa non sarà visibile ad occhio nudo o con binocoli amatoriali: la massima magnitudine prevista è intorno a 11,5, ben al di sotto della soglia per visibilità senza strumenti.
Le anomalie e la risposta della comunità scientifica
Nei mesi scorsi sono emerse osservazioni controintuitive: la coda della cometa, che in un primo momento risultava rivolta verso il Sole (una “anticoda”), ha successivamente cambiato direzione.
L’astrofisico Avi Loeb (della Harvard University) aveva accolto queste peculiarità per suggerire, come esercizio teorico, la possibilità che 3I/ATLAS non fosse un corpo naturale, ma una sonda aliena. Stimando una probabilità del 30-40 % per questa ipotesi, e perfino “consigliando” ironicamente alle persone di prendersi una vacanza entro il 29 ottobre “prima che succeda qualcosa”.
Tuttavia gli scienziati della NASA hanno rispedito al mittente tali teorie definendo l’oggetto “una cometa. Fa cose da cometa. Assomiglia moltissimo alle comete che conosciamo”. In altre parole: sì, 3I/ATLAS è diverso e rimane oggetto di studio, ma al momento non c’è alcun elemento che suggerisca finalità intelligenti o pericolose.
Cosa studiano gli astronomi
Gli esperti considerano 3I/ATLAS un’occasione straordinaria per comprendere la formazione planetaria al di fuori del nostro sistema stellare. Le comete interstellari, infatti, trasportano materiali chimici e isotopici che possono offrire indicazioni su sistemi planetari lontani.
Grazie alle orbite favorevoli, alcune sonde spaziali attualmente in viaggio (come la missione Europa Clipper e la sonda Hera) potrebbero intercettare la coda dell’oggetto tra ottobre e novembre 2025, sfruttando un passaggio fortunato per analizzare ioni e particelle dal punto di vista spaziale. L’analisi delle emissioni di acqua, gas e polvere, unitamente alla composizione chimica anomala, potrebbe aiutare a chiarire se 3I/ATLAS proviene dalla “zona lenta” della Via Lattea o da un ambiente con chimica diversa.
L’arrivo della cometa 3I/ATLAS ha stimolato fantasia e scienza. Gli strumenti osservativi sono puntati su di lei nei mesi a venire. Non per anticipare scenari catastrofici, ma per raccogliere dati. Perché la bellezza della ricerca scientifica sta anche nel cogliere l’inaspettato, senza paure ma con curiosità ben calibrata.
© Riproduzione riservata
