Paola Pettinelli, senior account manager di una nota società di catering romana, racconta il mondo delle cerimonie multietniche e usanze affascinanti
È in continua crescita il turismo matrimoniale in Italia: nel 2024, oltre 15mila coppie hanno scelto il Belpaese per celebrare le loro nozze, un 11,4% in più rispetto all’anno precedente secondo gli ultimi dati del Convention Bureau Italia. Siamo di fronte a un vero e proprio boom dei destination wedding – conferma Michela Cannatella, presidente di Aiom (Associazione Italiana Organizzatori di Matrimonio) di Confcommercio Professioni -. Se inizialmente i principali mercati erano Germania, Inghilterra e Paesi Bassi, oggi la domanda arriva anche da Australia, India e diversi paesi asiatici. Stiamo assistendo a un interesse crescente da parte di culture molto diverse, attratte dall’unicità dell’Italia e dalla sua straordinaria capacità di personalizzare ogni evento. Nella top ten delle destinazioni preferite spiccano Lago di Como, Venezia, Firenze e Capri, e Roma ovviamente, ma negli ultimi anni stanno guadagnando terreno anche le isole: «La mia terra, la Sicilia, sta vivendo un periodo d’oro con un aumento del 20% di matrimoni di cittadini stranieri rispetto al 2022 e all’orizzonte si vede sempre più interesse. Sono in aumento le coppie che scelgono luoghi autentici, immersi nella tradizione, e la Sicilia offre scenari mozzafiato e un forte legame con la cultura locale. Stanno emergendo anche sempre più le piccole nicchie, come la zona del Chianti, amata per il suo paesaggio e le atmosfere eleganti. Il filo conduttore è sempre l’italian style. Ancora oggi viviamo di rendita del mito della “Dolce Vita”. Gli sposi stranieri vogliono riprodurre quello che hanno letto, visto o sentito raccontare, spesso ispirandosi a immagini di riviste o a film iconici. Siamo passati ad esempio da un periodo, in Sicilia, dove la richiesta principale era adeguarsi allo stile Dolce&Gabbana, con colori accesi ed eccessi visivi, ad una richiesta più generalizzata, con l’utilizzo del draping (drappeggio, ndr) che dona un effetto teatrale agli addobbi, rendendo il tutto molto scenografico, molto adatto per le fotografie». L’obiettivo resta lo stesso: trasmettere e celebrare la cultura italiana così come è immaginata da chi arriva da fuori. Non c’è però solo l’italian style a caratterizzare le nozze degli stranieri. Paola Pettinelli, senior account manager di una nota società di catering romana, racconta di un mondo di cerimonie multietniche e usanze affascinanti: «I matrimoni indiani sembrano usciti da un film di Bollywood, centinaia di invitati vestiti con sari coloratissimi. Una volta ci chiesero addirittura un elefante per accompagnare lo sposo, alla fine li abbiamo convinti a scegliere un cavallo bianco. Le tradizioni – continua – influenzano anche la scelta del menù: gli indiani sono gli unici che vogliono esclusivamente piatti della loro cucina, rigorosamente preparati secondo i rituali. Ancora diverso è il matrimonio arabo, soprattutto per gli sposi di fede musulmana. Uomini e donne festeggiano in spazi separati. In alcuni casi, non è stato possibile far lavorare camerieri uomini perché avrebbero dovuto attraversare l’area riservata alle donne, che durante le danze, si tolgono il velo e non possono essere viste. L’alcol è assente, anche se talvolta c’è un bar ‘nascosto’ per gli ospiti meno osservanti. Il menù può essere italiano ma adattato: ad esempio, niente buffet di dolci, ma solo cioccolatini o piccoli dolcetti. Noi ci siamo adeguati alla richiesta della clientela, trovando anche chef di varia provenienza. Organizziamo – continua Pettinelli – anche matrimoni ebraici. La comunità ebraica ci manda degli osservatori per monitorare che in cucina siano rispettate le regole e i precetti legati alla preparazione e al consumo di cibo. Ad esempio, i controllori devono accendere loro i fuochi sotto le pentole, devono versare il vino, devono controllare che tutti i prodotti siano lavati e cucinati in un certo modo. Negli ultimi anni ci capitano anche, sempre più spesso, matrimoni di giovani cinesi nati in Italia. Anche loro rispettano una certa tradizione, si sposano a mezzogiorno e hanno sempre un richiamo al rosso negli abiti e negli addobbi, simbolo di buon auspicio. La cosa curiosa è che i giovani parlano tutti italiano mentre i genitori e i parenti anziani spesso no». Non mancano i matrimoni misti, in cui uno dei partner è italiano e l’altro di origine straniera. In questi casi, spesso si assiste a un ritorno alle radici culturali del coniuge straniero, con celebrazioni che diventano un interessante incontro tra tradizioni diverse e un’affascinante fusione di culture. In ogni caso parlare semplicemente di ‘matrimonio’ è riduttivo, come ci spiega Cannatella: «Oggi ci si trova davanti a eventi strutturati, che si estendono su più giorni e comprendono momenti diversi, coinvolgendo professionalità differenti che devono organizzare dal welcome party all’addio al celibato o nubilato, dalle escursioni per gli ospiti fino al brunch del giorno dopo. Insomma, la richiesta è sempre più esigente, il nostro settore deve aggiornarsi di continuo per offrire alla clientela un pacchetto dell’evento “chiavi in mano” e, soprattutto, indimenticabile».
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