(Adnkronos) – Quando David Bowie è morto nel 2016, il mondo ha ricevuto “Blackstar”, un commovente testamento artistico segnato dalla consapevolezza della morte imminente. Ma ora, a quasi dieci anni dalla sua scomparsa, emerge un nuovo capitolo nella straordinaria carriera del Duca Bianco: un musical inedito, rimasto segreto fino a oggi.
Intitolato “The Spectator”, questo progetto è stato scoperto chiuso a chiave nel suo studio privato di New York, rimasto intatto dal giorno della sua scomparsa. Nessuno dei suoi collaboratori ne era a conoscenza. Soltanto l’intervento degli archivisti, chiamati a catalogare i suoi effetti personali per il Victoria and Albert Museum di Londra, ha portato alla luce questo sorprendente lavoro.
“The Spectator”, racconta la Bbc in un lungo servizio, si ispira all’omonimo periodico satirico pubblicato a Londra tra il 1711 e il 1712, che commentava con arguzia la società dell’epoca. Dai numerosi post-it e appunti manoscritti lasciati da Bowie emergono temi ricorrenti come la giustizia, la criminalità urbana e la satira politica, ambientati in una Londra vivace e contraddittoria. Bowie aveva immaginato personaggi reali del tempo, come Jack Sheppard, ladro divenuto eroe popolare, e il famigerato “giustiziere” Jonathan Wild. In una delle sue note si legge: “Chirurghi che si contendono i cadaveri dopo un’impiccagione pubblica”, a testimonianza della sua intenzione di rappresentare anche gli aspetti più crudi e simbolici della società georgiana.
Già nel 2002, Bowie aveva dichiarato alla Bbc: “Fin dall’inizio, volevo scrivere per il teatro”. E sebbene non abbia mai portato in scena una produzione teatrale completa, “The Spectator” sembra fosse l’occasione per coronare quel sogno. Le sue note, ora conservate in un taccuino blu con la scritta “Spectator” in argento, mostrano una struttura musicale ancora in fase embrionale, ma con una visione chiara: Bowie aveva persino assegnato voti agli articoli dell’originale “Spectator”, come a saggi da riadattare in sottotrame teatrali. Una storia morale su due sorelle – una bella ma arrogante, l’altra modesta ma virtuosa – riceve un incoraggiante “8 su 10” e l’annotazione: “potrebbe essere una buona sottotrama”. La curatrice Madeleine Haddon, responsabile dell’archivio Bowie al Victoria and Albert Museum, sottolinea come l’artista fosse interessato al ruolo dell’arte come strumento di critica sociale. Analizzava lo sviluppo della satira politica, i primi musical londinesi e artisti come Hogarth e Joshua Reynolds, tracciando collegamenti tra il XVIII secolo e l’attualità. “È interessante pensare che Bowie lavorasse a tutto questo negli Stati Uniti del 2015, in un momento politico turbolento. Forse si interrogava sul potere dell’arte di provocare un cambiamento anche nel presente”, riflette Haddon.
Il musical incompiuto sarà visibile, insieme ad altri 90.000 oggetti della collezione personale dell’artista, nel nuovo David Bowie Centre presso il Victoria ad Albert East Storehouse, che aprirà il 13 settembre a Hackney Wick. Tra i materiali esposti ci saranno costumi di scena, testi autografi e oggetti personali, molti dei quali mai mostrati al pubblico prima d’ora. Oltre 200 pezzi saranno in esposizione permanente, ma studiosi e appassionati potranno consultare l’intero archivio su prenotazione. Un’occasione unica per immergersi nei meccanismi creativi di un artista che ha sempre rifuggito le etichette. “Bowie è stato un pioniere nel superare i confini di genere e forma. Questo centro permetterà ai giovani creativi di trarre ispirazione non solo dalle sue opere, ma anche dai suoi metodi”, afferma Haddon. (di Paolo Martini) —spettacoliwebinfo@adnkronos.com (Web Info)
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