Dal Giappone arriva la storia di un movimento che ha trasformato la cortesia in uno strumento di cambiamento sociale
Il 13 novembre torna un appuntamento che a prima vista potrebbe sembrare solo l’ennesima celebrazione del calendario. Eppure, la Giornata mondiale della Gentilezza racconta una storia diversa: quella di come prestare attenzione all’altro possa realmente trasformare la società.
Questa ricorrenza affonda le radici in un’intuizione lontana. Nel 1988, in Giappone, alcune associazioni fondano il Japan Small Kindness Movement, un’iniziativa contro la disgregazione dei legami tradizionali minacciati dall’urbanizzazione e dai ritmi frenetici della vita moderna.
L’idea centrale era concentrarsi proprio sui gesti ‘piccoli’ partendo dal presupposto che anche azioni minime di cortesia quotidiana potessero innescare un effetto domino in grado di rigenerare il tessuto relazionale. Il movimento attira presto l’attenzione internazionale. Nel 1997 a Tokyo si tiene una conferenza storica che segna la nascita del World Kindness Movement. Rappresentanti di nazioni diverse si uniscono attorno a un valore condiviso, senza strutture gerarchiche, affiliazioni religiose o agende politiche. È un’organizzazione orizzontale dove il collante è una sola convinzione: la gentilezza è un linguaggio universale.
La prima celebrazione ufficiale è fissata per il 13 novembre 1998, data che da allora unisce oltre 28 nazioni in una mobilitazione collettiva. Il World Kindness Movement si fonda su un principio democratico: chiunque può partecipare, senza risorse economiche particolari né competenze specialistiche. Non ci sono tessere associative né burocrazie da affrontare. L’organizzazione funziona come una rete che connette associazioni, scuole e singoli cittadini, coordinando iniziative, condividendo storie ispiratrici e promuovendo ricerche scientifiche. Ogni persona diventa un potenziale ambasciatore di cortesia nella propria comunità.
Questa accessibilità universale costituisce forse l’aspetto più rivoluzionario: la gentilezza non richiede prerequisiti, solo la volontà di uscire dalla bolla dell’io per riconoscere l’umanità altrui. Un’intuizione che gli studi in ambito psicologico e neuroscientifico hanno confermato con dati misurabili. Quando siamo cortesi, il nostro organismo rilascia ossitocina, l’ormone che favorisce il legame sociale, mentre riduce il cortisolo, responsabile dello stress. Il sistema immunitario si rafforza, l’umore migliora. Chi pratica gentilezza tende a vivere meglio e più a lungo. Ma i benefici non si fermano a chi compie il gesto: la gentilezza è letteralmente contagiosa. Vedere un gesto altruista predispone chi lo osserva a comportarsi allo stesso modo, innescando una reazione a catena che si propaga ben oltre il momento iniziale. Un meccanismo alla base del successo mondiale delle iniziative legate alla Giornata.
The Kindness Campaign, un’organizzazione americana che si occupa di benessere emotivo nelle scuole, rappresenta un esempio significativo. Ogni anno distribuisce gratuitamente “Celebration Boxes”, scatole piene di strumenti educativi e risorse. Nel 2024 queste scatole hanno raggiunto oltre 56mila studenti in 117 scuole tra Stati Uniti e Canada. All’interno trovano progetti concreti per combattere il bullismo e promuovere l’empatia: catene della gentilezza, lettere di apprezzamento per il personale scolastico, campagne contro il cyberbullismo. L’obiettivo non è celebrare un singolo giorno, ma usare il 13 novembre come punto di partenza per rendere la cortesia parte integrante della cultura scolastica tutto l’anno.
Con il tempo, la Giornata si è evoluta abbracciando nuove dimensioni. Se inizialmente l’attenzione si concentrava su gesti individuali quotidiani come tenere aperta una porta, sorridere a uno sconosciuto od offrire aiuto, oggi le celebrazioni includono campagne scolastiche strutturate, iniziative aziendali, flash mob, progetti di volontariato organizzato. Intere città si mobilitano con eventi pubblici, mentre i social media amplificano il messaggio.
Il movimento ha compreso che la gentilezza deve abitare anche gli spazi virtuali dove trascorriamo sempre più tempo: un commento incoraggiante, la difesa di una vittima di cyberbullismo, la scelta di condividere contenuti positivi invece che polemici. Una collaborazione particolarmente significativa è quella tra il World Kindness Movement e l’Unesco MGIEP, per la campagna globale #KindnessMatters. L’iniziativa mobilita i giovani di tutto il mondo per compiere atti di gentilezza ispirati agli obiettivi dell’Agenda 2030 delle Nazioni Unite: aiutare la comunità locale ad avviare progetti di sostenibilità urbana, ridurre gli sprechi con gesti di consumo responsabile, combattere le diseguaglianze promuovendo l’inclusione.
La gentilezza è un istinto radicato nell’uomo: da sempre, aiutarsi si è rivelato la strategia più efficace per la sopravvivenza e la prosperità della specie. Ma è anche un sentimento che nasce spontaneo dal cuore. Come scriveva il poeta duecentesco Guido Guinizelli: “Al cor gentil rempaira sempre amore”. Ed è la stessa verità che – secoli dopo – racconta Charlie Chaplin nella famosa scena di Luci della città, quando il vagabondo Charlot, con un gesto semplice e spontaneo, acquista una rosa da una giovane fioraia cieca. Senza calcoli, senza attese. Solo un atto di pura gentilezza che, in silenzio, dice tutto.
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