L’Unione Europea punta al lancio operativo degli Eudi Wallet per il 2026, con 22 progetti già avviati. Nel nostro Paese cresce l’interesse dei cittadini: oltre la metà vorrebbe un portafoglio digitale gestito dallo Stato, mentre aumentano gli accessi a CieID e Spid.
L’Europa verso il portafoglio digitale
Il 2026 segnerà il passaggio dall’idea alla pratica per l’identità digitale europea. Dopo un 2025 dedicato alla messa a punto tecnica, l’anno prossimo gli Eudi Wallet dovrebbero diventare realtà concreta per milioni di cittadini. Giorgia Dragoni, che dirige l’Osservatorio Digital Identity del Politecnico di Milano, avverte però che la piena adozione richiederà ancora tempo. I dati presentati durante il convegno “Identity wallet: futuro prossimo o visione lontana?” mostrano uno scenario in rapida evoluzione ma ancora incompiuto.
Attualmente l’Unione Europea conta 22 progetti dedicati ai portafogli digitali di identità. Di questi, 11 sono già operativi, ma nessuno rispetta pienamente i requisiti del regolamento eIDAS2, la normativa che stabilisce gli standard comuni per l’autenticazione e l’identità digitale nel continente. Anche Stati esterni come Regno Unito e Svizzera hanno scelto di adeguarsi ai criteri europei per garantire l’interoperabilità dei sistemi.
Nel frattempo, il settore privato non sta a guardare: esistono già 110 wallet sviluppati da aziende, nati spesso per gestire biglietti di trasporto o carte di pagamento e ora utilizzabili per conservare documenti personali, sebbene senza pieno valore legale. Alcuni Paesi, come il Giappone, stanno stringendo alleanze con le grandi società tecnologiche per accelerare lo sviluppo.
Gli italiani vogliono il wallet pubblico
L’Italia si posiziona tra i Paesi più favorevoli al nuovo strumento. Secondo le rilevazioni dell’Osservatorio del Politecnico, il 56% degli utenti si dichiara molto interessato all’Eudi Wallet, mentre solo il 18% si oppone. Il dato più significativo riguarda la governance: il 49% degli italiani preferirebbe che il portafoglio digitale fosse erogato dal Governo o da un ente pubblico, manifestando una chiara fiducia nelle istituzioni rispetto alle alternative private.
Restano aperti diversi nodi da sciogliere. Dragoni sottolinea che bisogna individuare quali credenziali a valore aggiunto inserire nel wallet e costruire un ecosistema di servizi, sia digitali che fisici, dove questi documenti possano essere effettivamente utilizzati. Servirà coinvolgere aziende private e cittadini per creare un sistema che funzioni davvero nella vita quotidiana.
Documenti su IO e la crescita di CieID
Nel nostro Paese procede lo sviluppo dell’It Wallet, che verrà integrato nell’applicazione IO. La funzionalità “Documenti su IO” è già attiva e a fine ottobre registrava 6,8 milioni di utenti, con 11,4 milioni di documenti memorizzati. Parallelamente, i sistemi esistenti continuano a espandersi. La carta d’identità elettronica raggiunge 48,4 milioni di cittadini in possesso di un documento valido. Di questi, nove milioni hanno attivato le credenziali digitali attraverso l’app CieID, con un incremento del 48% rispetto al 2024. Gli utilizzi digitali della Cie mostrano una dinamica impressionante: a fine agosto gli accessi ammontavano a 73,7 milioni, superando già il totale dei 71,4 milioni registrati nell’intero anno precedente.
Anche lo Spid mantiene numeri solidi. A fine ottobre le identità attive per i cittadini maggiorenni erano 41,5 milioni, pari all’82% della popolazione adulta. Nei primi nove mesi del 2025 si sono aggiunti 1,7 milioni di nuovi utenti, anche se la frequenza media di utilizzo per persona si è stabilizzata. L’Osservatorio stima che il sistema supererà complessivamente 1,3 miliardi di accessi nell’arco del 2025, confermando il radicamento di questi strumenti nelle abitudini digitali degli italiani.
I dati indicano che l’infrastruttura nazionale è pronta per accogliere il wallet europeo, forte di una base utenti consolidata e di una crescente familiarità con i servizi di identità digitale.
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