Ottanta anni fa una bomba all’uranio cancellò Hiroshima. La storia di Sadako e dei suoi origami, simbolo di pace e speranza
Sei agosto 1945, ore 8,15 del mattino: sotto un sole splendente la città di Hiroshima si appresta a trascorrere un’altra giornata di falsa normalità. All’improvviso un bombardiere B29 americano (l’Enola Gay, dal nome della madre del pilota), appare dal nulla e sgancia la prima atomica della storia. La detonazione, seguita da un intenso calore, uccide all’istante 66mila persone, ferendone altre 69mila destinate a morire nei giorni, mesi e anni successivi a causa delle radiazioni e delle malattie correlate. La stessa sorte toccò tre giorni dopo a Nagasaki. Il 15 agosto, stremato, il Giappone si arrese.
Senbazuru, l’arte degli origami
Il Monumento alla pace dei bambini si trova nel cuore del Parco Memoriale della Pace di Hiroshima per ricordare le migliaia di giovani vite spezzate dalla bomba atomica. Alla sua base, una targa recita: “Questo è il nostro grido, questa è la nostra preghiera, la pace nel mondo”. In cima al monumento, una statua raffigura una bambina, Sadako Sasaki, mentre tiene tra le mani una gru d’oro. Il motivo è legato alla sua storia e ad una leggenda: si dice che chiunque riesca a realizzare mille origami a forma di gru, conosciuti come ‘Senbazuru’, possa esprimere un desiderio che si avvererà.
La battaglia contro la malattia
Sadako aveva solo due anni quando la bomba atomica colpì la sua città. Al momento dell’esplosione, si trovava in casa, a meno di due chilometri dal luogo dell’impatto. Per anni, la sua vita sembrò scorrere normalmente, finché, nel novembre del 1954, quando aveva undici anni, i primi sintomi di una terribile malattia iniziarono a manifestarsi. Sul collo e dietro le orecchie, infatti, apparvero improvvisamente una serie di lesioni e nel gennaio del 1955, le gambe si ricoprirono di macchie viola. La diagnosi fu una grave forma di leucemia, conseguenza diretta delle radiazioni rilasciate dalla bomba atomica. Il 21 febbraio 1955, iniziò il suo lungo ricovero in ospedale, segnato da un periodo di cure e sofferenza.
Le gru della speranza
Fu la sua migliore amica, Chihuko Hamamoto, a darle l’idea che avrebbe acceso una nuova speranza. Seguendo una vecchia leggenda, la incoraggiò a realizzare mille gru di carta, nella convinzione che il desiderio di guarire potesse avverarsi. Sadako si aggrappò a questa speranza con tutta se stessa. Per i restanti quattordici mesi della sua vita, si dedicò con instancabile dedizione a piegare gli origami, utilizzando qualsiasi pezzo di carta riuscisse a trovare in ospedale, persino gli involucri dei farmaci. Con un’incredibile forza d’animo, Sadako riuscì a completare le sue mille gru di carta nell’agosto del 1955, pochi mesi prima di morire.
Il monumento per i bambini vittime dell’atomica
Sadako Sasaki si spense il 25 ottobre 1955, a dodici anni. Fu una delle migliaia di bambini innocenti le cui vite furono stroncate dagli effetti a lungo termine della bomba atomica. Dopo la sua morte, amici e compagni di scuola pubblicarono una raccolta di lettere per raccogliere i fondi per costruire il Monumento alla pace dei bambini in memoria sua e degli altri scomparsi a causa della bomba atomica. Nel 1958, la statua di lei che libera una gru d’oro nel cielo fu collocata al Parco del Memoriale della Pace. Le sue gru di carta, conservate dal fratello per tutto questo tempo, sono diventate un simbolo di pace e un monito costante contro gli orrori di tutte le guerre del mondo.
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