Le candidature ai premi cinematografici hanno mostrano un panorama concentrato su pochi titoli. Il regista di “Una battaglia dopo l’altra” guida la corsa, ma si registrano molte esclusioni sorprendenti.
Anderson in testa, ma il panorama resta frammentato
Sono state annunciate lunedì 8 dicembre le nomination per i Golden Globe 2026, che verranno assegnati l’11 gennaio in una cerimonia condotta da Nikki Glaser e trasmessa su CBS. Una stagione dei premi particolarmente concentrata, dove Paul Thomas Anderson catalizza gran parte dell’attenzione con nove candidature per “Una battaglia dopo l’altra”, lasciando altri registi di peso ai margini della competizione principale.
Il film di Anderson ha conquistato nomination nelle categorie più importanti: miglior film commedia/musical, regia, sceneggiatura, colonna sonora firmata da Jonny Greenwood e ben cinque riconoscimenti per gli interpreti, tra cui Leonardo DiCaprio come protagonista e Sean Penn e Benicio Del Toro tra i non protagonisti. Completano il quadro Chase Infiniti come migliore attrice e Teyana Taylor nel ruolo di supporto. Una concentrazione di consensi che posiziona il film al centro della corsa, ma che lascia fuori altri titoli considerati meritevoli dalla critica. Dietro Anderson, “Sentimental Value” di Joachim Trier ha totalizzato otto nomination, includendo quella per la regia e per l’attrice protagonista Renate Reinsve. Il film norvegese rappresenta uno dei pochi titoli internazionali a penetrare in modo significativo le principali categorie.
“Sinners” di Ryan Coogler si è fermato a sette candidature, mentre “Hamnet” di Chloé Zhao ne ha ottenute sei. Quest’ultima entra così nel ristretto gruppo di registe donne con due nomination ai Golden Globe, dopo Barbra Streisand, Jane Campion e Kathryn Bigelow.
Per quanto riguarda i distributori, Neon ha guidato il settore cinematografico con 21 nomination complessive, seguita da Warner Bros con 16 e Netflix con 13. Quest’ultima però ha dominato le categorie televisive con 22 candidature, portando il suo totale a 35. Sul fronte tv, “The White Lotus” ha guidato con sei nomination, seguita dalla serie “Adolescence” con cinque.
L’esclusione di Linklater dalla regia
Tra le sorprese più evidenti figura l’assenza di Richard Linklater dalla categoria miglior regista, nonostante due suoi film siano stati candidati come miglior film commedia/musical: “Blue Moon” e la pellicola in lingua francese “Nouvelle Vague”. Linklater diventa così il primo regista dal 1963 ad avere due film nominati nella categoria senza comparire tra i candidati alla regia; caso già verificatosi con George Sidney per “Bye Bye Birdie” e “A Ticklish Affair”.
L’esclusione ha generato discussioni nell’ambiente cinematografico. Per la community cinematografica internazionale risulta difficile comprendere come un regista con due opere riconosciute nella stessa categoria possa essere ignorato quando si tratta di valutare il lavoro dietro la macchina da presa. La lista finale della regia include Anderson, Ryan Coogler per “Sinners”, Guillermo del Toro per “Frankenstein”, Jafar Panahi per “It Was Just an Accident”, Joachim Trier per “Sentimental Value” e Chloé Zhao per “Hamnet”. Nomi di peso, certo, ma che lasciano fuori altri autori presenti nelle categorie principali.
Wicked escluso dal miglior film
Altra esclusione che ha fatto discutere è quella di “Wicked: For Good” dalla categoria miglior film commedia/musical.
Il sequel del fortunato musical, che aveva dominato i botteghini e ottenuto ampi consensi di pubblico l’anno precedente, si è dovuto accontentare di cinque nomination. Le due attrici protagoniste, Cynthia Erivo e Ariana Grande, hanno mantenuto le loro candidature rispettivamente come migliore e non protagonista, mentre il film ha ottenuto due nomination per le canzoni originali.
La reazione sui social ha evidenziato lo stupore per l’esclusione, considerando che i Golden Globe separano i premi tra film drammatici e commedie/musical, ampliando teoricamente le possibilità fino a dodici titoli complessivi contro i dieci massimi degli Oscar. Nonostante questo spazio più ampio, “Wicked: For Good” non è riuscito a entrare.
Analogamente deludente il risultato per “Avatar: Fire and Ash” di James Cameron, che ha raccolto solo due candidature. Una per la canzone originale di Miley Cyrus e una nella categoria achievement cinematografico e di botteghino. Una performance ben lontana dal primo “Avatar”, che nel 2010 aveva conquistato tre Golden Globe inclusi miglior film e miglior regia. Il terzo capitolo della saga non è riuscito nemmeno a entrare nella categoria miglior film drammatico, sollevando dubbi sulla sua capacità di competere agli Oscar.
Altri nomi eccellenti rimasti fuori
L’elenco delle esclusioni include anche Emma Thompson, assente per il thriller “Dead of Winter”, e Sydney Sweeney per “Christy”, film che non ha convinto al botteghino.
Kathryn Bigelow è rimasta fuori con “A House of Dynamite”, mentre l’attrice Wunmi Mosaku non ha ricevuto la nomination per “Sinners” nonostante avesse vinto il Gotham Award. La sua assenza ha riacceso il dibattito sulla difficoltà dei Golden Globe nel riconoscere interpreti afroamericani, problema storico dell’organizzazione.
Sul fronte televisivo, si registrano le esclusioni di “Andor” nella categoria serie drammatica e di “Task” con l’attore Tom Pelphrey, nonostante le ottime recensioni. Anche “The Pitt” ha visto ignorata Katherine LaNasa, vincitrice di un Emmy. Serie come “The Paper”, spin-off di “The Office”, non hanno ricevuto alcuna candidatura.
Un premio che conferma tendenze consolidate
Di certo, i Golden Globe mantengono la loro natura meno formale rispetto agli Oscar o agli Emmy. La cerimonia si svolge in un’atmosfera da club, con champagne che scorre liberamente e presentatori che scherzano su vincitori brilli. Helen Hoehne, presidente della fondazione Golden Globe, lo ha definito “la festa dell’anno di Hollywood”.
Tuttavia, i premi vengono assegnati in un momento di difficoltà per l’industria. L’economia dello streaming è sotto pressione, gli studi tagliano costi e personale, e il botteghino attraversa una fase di stallo. In tutto ciò, Netflix ha appena sorpreso il settore con l’accordo da 82,7 miliardi di dollari per acquisire Warner Bros e HBO. Un’operazione che ridisegnerà gli equilibri del mercato.
Quest’anno i Golden Globe hanno introdotto per la prima volta una categoria dedicata ai podcast, vinta da “Armchair Expert with Dax Shepard”, e hanno confermato quella per l’achievement cinematografico e di botteghino, dove competono titoli come “F1”, “Mission: Impossible – The Final Reckoning” e “KPop Demon Hunters” insieme ai già citati “Wicked: For Good” e “Avatar”. Helen Mirren riceverà il Cecil B. DeMille Award per il suo contributo all’industria dell’intrattenimento, mentre Sarah Jessica Parker otterrà il Carol Burnett Award per l’impatto sulla televisione. Entrambe saranno celebrate durante uno speciale intitolato “Golden Eve” in onda l’8 gennaio su CBS.
Le nomination ai Golden Globe rappresentano tradizionalmente l’inizio ufficiale della stagione dei premi e offrono un primo quadro di quali film e interpreti potrebbero competere agli Oscar. L’organismo votante, composto da 400 giornalisti dell’intrattenimento provenienti da 95 Paesi, ha mostrato preferenze chiare. Ora rimane da vedere se questa tendenza si confermerà nelle prossime settimane, quando si esprimeranno le altre associazioni di settore.
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