Buono il consenso verso Forze dell’ordine e Presidenza della Repubblica, basso quello per i partiti. I più fiduciosi? Gli over 55
L’indagine “Aspetti della vita quotidiana” condotta dall’Istat offre uno spaccato su come gli italiani percepiscono le istituzioni nazionali, analizzando un periodo che va dal 2012 al 2024. I vigili del fuoco conquistano il podio più alto della graduatoria con il 67,5% degli italiani sopra i 14 anni che assegnano loro voti tra 8 e 10. Un ulteriore 20,3% dà una valutazione tra 6 e 7, segno di un apprezzamento diffuso e trasversale. Solo il 9,4% dei cittadini esprime un giudizio negativo, e appena l’1,7% arriva ad assegnare il punteggio più basso possibile. Segno dell’immagine di coraggio e sacrificio del Corpo nell’immaginario collettivo.
Il Presidente della Repubblica resta un simbolo di unità
Anche le forze dell’ordine si trovano stabilmente nelle prime posizioni della graduatoria della fiducia nelle istituzioni, sebbene nel 2024 si registri una flessione rispetto al 2023. Il 40,1% degli italiani assegna loro voti tra 8 e 10, mentre il 32,8% si attesta sulla sufficienza piena. Il Presidente della Repubblica si conferma terza istituzione per consenso popolare. Il 45,2% dei cittadini gli assegna i voti più alti, tra 8 e 10, mentre il 23% opta per una valutazione di sufficienza piena. La completa sfiducia, con voto pari a zero, riguarda appena il 7,6% degli italiani. La figura del Capo dello Stato continua quindi a rappresentare un punto di riferimento solido per la cittadinanza, un simbolo di unità nazionale che trascende le divisioni politiche.
Giustizia e Parlamento: una fiducia a metà
Il sistema giudiziario occupa una posizione intermedia nella scala della fiducia. Il 44% degli italiani sopra i 14 anni esprime valutazioni almeno sufficienti, di cui il 15,3% arriva a voti tra 8 e 10. Tuttavia, una quota significativa pari al 41,4% assegna punteggi bassi, compresi tra 1 e 5. La giustizia italiana, spesso al centro di polemiche per la sua lentezza e per le disfunzioni che la caratterizzano, riesce comunque a mantenere un equilibrio precario tra chi la sostiene e chi invece la critica apertamente. Parlamento italiano e Parlamento europeo si trovano sostanzialmente allo stesso livello di consenso. Il 40,8% dei cittadini promuove Montecitorio con voti da 6 in su, mentre il 40,2% fa altrettanto con l’assemblea di Strasburgo.
I partiti politici: ultimi ma in ripresa
L’istituzione che più fatica a conquistare il consenso degli italiani è quella dei partiti politici. Occupano stabilmente l’ultimo posto nella graduatoria, pur avendo registrato una ripresa negli ultimi anni. Nel 2024, il 22,4% degli italiani assegna loro un voto almeno sufficiente, in aumento rispetto al 9,9% del 2012. Tuttavia, oltre una persona su cinque è completamente sfiduciata e assegna un voto pari a zero, mentre almeno una su due opta per valutazioni tra 1 e 5. I partiti scontano probabilmente l’immagine di soggetti autoreferenziali, distanti dai problemi reali della gente, più interessati alle dinamiche interne e alle poltrone che alle esigenze concrete dei cittadini. Una crisi di credibilità profonda che attraversa tutto l’arco costituzionale e che rappresenta uno dei nodi più critici per la salute della democrazia italiana.
Gli over 55: i più fiduciosi verso le istituzioni democratiche
I dati Istat mostrano come la fiducia tenda ad aumentare con l’avanzare degli anni. Il divario generazionale più marcato si registra nei confronti del Presidente della Repubblica: appena il 61,2% dei giovani tra 14 e 34 anni esprime un voto positivo, contro il 75,3% degli adulti sopra i 55 anni. Una differenza di 14 punti percentuali che testimonia come le generazioni più mature continuino a vedere nel Quirinale un punto di riferimento fondamentale. Anche verso le forze dell’ordine si registra un gap significativo tra le fasce d’età. Solo il 66,2% dei più giovani assegna loro voti da 6 in su, mentre tra gli over 55 la percentuale sale al 78,1%. Quasi 12 punti percentuali di differenza che raccontano di un rapporto più consolidato e meno conflittuale tra le generazioni più anziane e le istituzioni che garantiscono l’ordine pubblico. Gli over 55, cresciuti in un’epoca di maggiore solidità istituzionale e forse meno esposti alla disillusione, dimostrano dunque una propensione più spiccata a dare credito.
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