L’edizione 109 prenderà il via l’8 maggio da Nessebar e si concluderà il 31 nella Capitale. Un percorso di 3.459 chilometri con una sola cronometro. Il Giro Women parte da Cesenatico, suddiviso in nove frazioni.
Gran finale a Roma
Roma ancora punto d’arrivo per il quarto anno consecutivo. La Capitale conferma il suo legame con la Corsa Rosa, che l’8 maggio 2026 prenderà il via dalla Bulgaria per concludersi il 31 nella città eterna.
L’edizione numero 109, presentata il 1° dicembre all’Auditorium Parco della Musica Ennio Morricone, propone un tracciato impegnativo con sette arrivi in salita concentrati soprattutto nelle ultime due settimane. Sul palco della presentazione sono intervenuti Simon Yates, vincitore nel 2025, ed Elisa Longo Borghini, trionfatrice al femminile.
Per la sedicesima volta il Giro parte dall’estero, ma è la prima assoluta per la Bulgaria. Tre tappe attraverseranno il paese balcanico, coprendo oltre 600 chilometri tra località sul Mar Nero come Nessebar e Burgas, passando per Veliko Tarnovo fino a Sofia. La prima frazione di 156 chilometri dovrebbe premiare i velocisti, mentre la seconda presenta già uno strappo finale di 3,5 chilometri al 7,5%. Il ritorno in Italia l’11 maggio dalla Calabria, con la tappa Catanzaro-Cosenza.
Il Sud protagonista e il Blockhaus decisivo
Il meridione avrà un ruolo importante nelle prime frazioni: Potenza, Napoli con il circuito cittadino e lo strappo di Fuorigrotta, poi il primo vero banco di prova. La settima tappa da Formia al Blockhaus rappresenta il momento chiave: 246 chilometri passando per il versante di Roccamorice, quello più duro. La salita abruzzese ha pendenza media dell’8,4% su 13,6 chilometri con picchi al 14%, e ha sempre provocato selezioni decisive. Nel 2022 Jai Hindley vi vinse dopo 5.000 metri di dislivello, mentre Yates crollò perdendo oltre undici minuti. La prima settimana si chiude con i muri marchigiani della Chieti-Fermo e domenica 17 maggio con l’Appennino emiliano.
L’arrivo al Corno alle Scale mancava dal 2004, quando vi trionfò Gilberto Simoni. Sono 184 chilometri da Cervia che si arrampicano verso le montagne bolognesi, dopo una settimana già massacrante.
Una sola cronometro e la Valle d’Aosta durissima
L’unica prova contro il tempo arriva martedì 19 maggio. La Tappa Bartali, 40,2 chilometri pianeggianti da Viareggio a Massa. Una frazione che potrebbe ridisegnare le gerarchie, favorendo specialisti come Evenepoel o Ganna rispetto agli scalatori puri. Chi perderà qui dovrà recuperare nelle montagne della terza settimana.
La seconda settimana alterna tappe più tranquille a frazioni impegnative. Milano ospita per la novantesima volta un arrivo di tappa il 24 maggio, ma il momento clou arriva il giorno prima con la durissima frazione valdostana verso Pila. Ben 133 chilometri con oltre 4.400 metri di dislivello: cinque salite lunghe con un finale di 12 chilometri al 6,9%.
Una tappa logorante che potrebbe far emergere le differenze di condizione tra i pretendenti al podio.
Dolomiti decisive
La terza settimana esplode con la breve ma violenta tappa svizzera da Bellinzona a Carì, 113 chilometri con finale durissimo di 11 chilometri all’8,1%. Poi arriva il tappone dolomitico che potrebbe decidere tutto: Feltre-Piani di Pezzè, 151 chilometri con sei gran premi della montagna e 5.000 metri di dislivello. Il Passo Giau sarà Cima Coppi a 2.233 metri, quarta volta che diventa il punto più alto del Giro. Nel 2021 Egan Bernal lo scalò sotto la pioggia gelida con un’azione memorabile, staccando tutti a quattro chilometri dalla vetta e stabilendo il record con 6,01 watt per chilo per quasi 16 minuti.
La penultima tappa parte da Gemona del Friuli per il cinquantesimo anniversario del terremoto del 6 maggio 1976. Questa frazione deciderà probabilmente il podio: 176 chilometri con doppia ascesa a Piancavallo, 14,4 chilometri al 7,9% da ripetere due volte. Battaglia garantita fino all’ultimo chilometro prima della passerella romana.
Il Giro Women e il debutto al Colle delle Finestre
La corsa femminile partirà da Cesenatico il 30 maggio per terminare a Saluzzo il 7 giugno.
Nove tappe per 1.153,7 chilometri e 12.500 metri di dislivello, una frazione in più rispetto alle edizioni precedenti. La grande novità è il Colle delle Finestre, mai affrontato prima dalle cicliste. La tappa regina, l’ottava da Rivoli a Sestriere, prevede 18,5 chilometri con metà asfalto e metà sterrato al 9,2% medio con punte al 14%, designato come Cima Alfonsina Strada a 2.178 metri.
Cesenatico, patria di Pantani, ha un forte significato emotivo. La prima frazione verso Ravenna è pianeggiante, poi Veneto e Friuli prima della cronoscalata del 2 giugno a Belluno-Nevegal.
La quinta tappa dolomitica da Longarone a Santo Stefano di Cadore presenta quattro gran premi della montagna senza tratti di recupero. Elisa Longo Borghini, vincitrice delle ultime due edizioni, ha dichiarato che il Colle delle Finestre la ispira particolarmente.
Chi può vincere?
Il percorso favorisce scalatori completi più che specialisti della cronometro. L’assenza di colossi come Stelvio, Zoncolan o Mortirolo potrebbe avvantaggiare corridori come Jonas Vingegaard, che ha manifestato interesse per un debutto al Giro. Remco Evenepoel valuta se puntare sulle classiche di primavera o sulla Corsa Rosa, decisione da prendere con il nuovo team Red Bull-Bora-Hansgrohe. Il campione olimpico ha già corso due volte il Giro senza mai terminarlo.
Simon Yates ha definito il tracciato molto esigente, mentre Vincenzo Nibali, presente alla presentazione, ha sottolineato l’importanza di gestire saggezza ed esperienza. Con sette arrivi in salita concentrati nelle ultime due settimane, chi avrà gestito meglio le forze nelle prime frazioni potrà giocarsi le carte decisive sulle Dolomiti. Nei prossimi mesi si definiranno le startlist e si capirà chi punta davvero alla maglia rosa.
L’organizzazione pare aver confezionato un tracciato equilibrato. Otto tappe per velocisti, numerose occasioni per fughe in media montagna, e la terza settimana decisiva per gli scalatori.
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