Nel mondo convivono con la malattia oltre 540 milioni di persone e una su dieci la svilupperà entro il 2045. I dati del Ministero della Salute e la prevenzione
Come ricorda oggi l’ISS, in occasione della Giornata Mondiale del Diabete, negli ultimi due anni oltre 4 milioni di persone hanno ricevuto una diagnosi della malattia, e la tendenza continua a salire. arrivando a interessare quasi il 9% della popolazione tra i 50 e i 69 anni. A livello globale la situazione è analoga: si stima che oltre 540 milioni di persone convivano con il diabete, e sette su dieci rientrano nella fascia di età lavorativa. Un incremento che coinvolge ormai anche le fasce della popolazione più giovane e per il quale manca ancora un corretto approccio.
I numeri del Ministero della Salute sul diabete
I dati del sistema Passi dell’ISS relativi al 2023-2024 indicano che circa il 5% degli adulti tra 18 e 69 anni ha ricevuto una diagnosi di diabete. La malattia mostra una forte correlazione con l’età: la prevalenza raggiunge quasi il 9% nella fascia 50-69 anni, contro il 2% riscontrato negli under 50. Il fenomeno presenta inoltre disparità di genere e socioeconomiche, risultando più frequente tra gli uomini (5,2%) rispetto alle donne (4,4%) e raggiungendo picchi del 16% tra chi possiede al massimo la licenza elementare e del 10% tra chi segnala gravi difficoltà economiche. Dal punto di vista geografico, emerge uno svantaggio statisticamente significativo per il Mezzogiorno, dove la prevalenza si attesta al 6% contro il 4% del Nord Italia.
Il paradosso delle disparità
Il diabete peraltro è in aumento tra i giovani, un fenomeno che gli esperti associano ai cambiamenti negli stili di vita: alimentazione scorretta, sedentarietà crescente e stress. Le disparità sociali giocano un ruolo determinante nella diffusione del diabete. Chi possiede un livello di istruzione più basso o vive in condizioni economiche difficili presenta un rischio molto più elevato. Tra le persone senza titolo di studio o con la sola licenza elementare, la prevalenza della malattia raggiunge il 16%, mentre tra chi affronta molte difficoltà economiche tocca il 10%. Infine, gli uomini risultano più colpiti rispetto alle donne, con una prevalenza del 5,2% contro il 4,4%. Una differenza che gli studiosi collegano a diversi fattori, tra cui abitudini alimentari, predisposizione genetica e maggiore tendenza maschile all’accumulo di grasso viscerale, particolarmente pericoloso dal punto di vista metabolico.
Fattori di rischio: occhio alla sedentarietà
Il diabete dimostra una significativa associazione con altri noti fattori di rischio cardiovascolare, creando un profilo clinico particolarmente complesso. Tra i pazienti diabetici la prevalenza di ipertensione raggiunge il 50%, una frequenza tre volte superiore rispetto a chi non convive con il diabete. Allo stesso modo, l’ipercolesterolemia interessa il 40% dei diabetici, contro il 17% della popolazione senza questa diagnosi. Un dato rilevante riguarda la condizione ponderale: il 70% delle persone con diabete è in eccesso di peso, una proporzione di molto superiore al 42% registrato negli altri casi. Tuttavia, solo una parte di loro affronta attivamente la situazione, e meno della metà segue una dieta specifica. La sedentarietà completa caratterizza quasi un diabetico su due, con un 48% che non svolge attività fisica, a fronte di un 33% nella popolazione generale. Per quanto riguarda l’abitudine al fumo, invece, le percentuali tra diabetici e non diabetici si equivalgono, attestandosi al 22% e al 24%.
Il problema dei controlli insufficienti e della presa in carico
Preoccupa una gestione inadeguata della malattia. Nonostante la diagnosi, troppi pazienti non effettuano i controlli necessari con regolarità. L’emoglobina glicata, esame fondamentale per monitorare l’andamento del diabete nel tempo, viene controllata nei quattro mesi precedenti solo dal 36% dei malati. Ancora più grave: solo il 16% delle persone con diabete dichiara di non conoscere neppure questo esame. Inoltre la presa in carico del paziente appare frammentata. Solo un terzo viene seguito esclusivamente dal centro diabetologico specializzato, mentre poco più di un quarto fa riferimento unicamente al medico di famiglia. Appena il 36% beneficia di un approccio integrato che coinvolge entrambe le figure professionali.
I progetti italiani per la prevenzione del diabete in UE
In tutta Europa circa 66 milioni di adulti convivono con il diabete, con una prevalenza media del 9,8%. Un terzo dei malati non ha ancora ricevuto una diagnosi, vivendo inconsapevolmente con una condizione che può compromettere seriamente l’organismo. In questo scenario, l’Italia si pone in evidenza con due importanti progetti di ricerca. L’Istituto Superiore di Sanità coordina due importanti progetti europei: il primo chiamato Care4Diabetes, ha sviluppato una piattaforma digitale di supporto ai pazienti. Il secondo, Jacardi, tra i suoi obiettivi annovera la creazione del primo registro nazionale del diabete. Quest’ultimo strumento permetterà di avere una fotografia più accurata della situazione e di pianificare interventi mirati a livello regionale.
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