In occasione della Giornata Mondiale senza Tabacco, l’OMS accende i riflettori sui pericoli del fumo e sulle strategie dell’industria per renderlo attraente. Ne parliamo con Fabio Beatrice, otorinolaringoiatra ed esperto di dipendenze, che spiega perché è così difficile smettere e quali strumenti possono aiutare.
“Unmasking the Appeal”
Fumare è una (cattiva) abitudine socialmente accettata ed esaltata dalla pubblicità. Quest’anno il tema della Giornata senza fumo – “Unmasking the Appeal” – accende l’attenzione sulle strategie comunicative dell’industria del tabacco che continua a rendere desiderabile un prodotto letale, ha dichiarato Ruediger Krech, direttore del Dipartimento di Promozione della Salute dell’OMS.
“Nuoce gravemente alla salute” è scritto sui pacchetti delle sigarette. Ma l’avviso è puntualmente ignorato dai tabagisti. Il fumo danneggia e ostruisce le arterie, provoca attacchi cardiaci, ictus , cancro alla bocca e alla gola, riduce la fertilità, aumenta il rischio di impotenza, asma e bronchiti ed è la causa del 90 per certo dei casi di cancro al polmone.
Secondo i dati OMS il fumo è responsabile di circa otto milioni di morti l’anno, che includono 1,2 milioni di non fumatori esposti al fumo passivo. Delle 700mila vittime l’anno attribuibili al tabacco che si registrano in Europa 90mila sono italiane.
Due fumatori su tre dichiarano di voler smettere ma di non riuscirci. Perché è difficile smettere definitivamente?
Lo abbiamo chiesto a Fabio Beatrice, otorinolaringoiatra e audiologo, primario Emerito dell’Ospedale San Giovanni Bosco di Torino.
“È difficile perché il fumatore proietta la sua decisione nel futuro e non la trasferisce nel presente. Ciò significa allontanare da sé la decisione di smettere. Questo processo decisionale e motivazionale può essere stimolato e guidato da operatori esperti nel campo della cessazione anche attraverso i cosiddetti interventi brevi. E la successiva somministrazione del test di Fagerström. L’esame, in particolare, valuta l’intensità della dipendenza fisica da nicotina e lo stadio psicologico-pre-considerazione, considerazione, preparazione, azione e mantenimento – relativo alla fase cessatoria.
La dipendenza da nicotina è un problema complesso e così la sua risoluzione. Occorre analizzare le motivazioni per cui si fuma in modo da offrire un approccio personalizzato alla cessazione. Inutile proporre un farmaco a chi rifiuta o è ostile alle medicine, o a chi ha una storia di tabagismo di lunga data e un consumo quotidiano notevole di sigarette. Ogni fumatore deve prima essere ascoltato. Chi fuma per stress esistenziale, per sedare l’ansia o la depressione dovrebbe rimuovere prima i fattori scatenanti, pena il fallimento del tentativo di smettere”.
Ci sono farmaci che possono aiutare ad agevolare la disassuefazione quando la forza di volontà non basta?
“Sì, per il sostegno alla cessazione in Italia sono utilizzati il bupropione e la vareniclina. Inoltre, a breve, verrà commercializzata la citisina, – estratta dal fiore di maggiociondolo – attualmente non disponibile in Italia se non nella formulazione galenica. Le linee guida nazionali prevedono, poi, la terapia sostitutiva della nicotina in altre forme: cerotti, gomme da masticare o spray per supportare il disagio dell’astinenza. Paradossalmente la nicotina è il problema ma anche la soluzione.
Tuttavia allontanarsi dalla combustione del tabacco, vero e certo fattore di malattia, rappresenta la terapia più efficace”.
Si ritiene che i sigari, la pipa, le sigarette elettroniche, il tabacco riscaldato siano meno nocivi della sigaretta tradizionale. Vero o falso?
“È vero, soprattutto sulla sigaretta elettronica. La letteratura medica sull’argomento, accreditata dall’American Medical Association e da ben due revisioni dell’Ente di ricerca indipendente Cochrane, conferma la detossificazione dalla combustione nel 95-98 per cento dei fumatori.
Tutte le forme di fumo digitale, come il tabacco riscaldato, il consumo di nicotina non combusta, lo snus (un sacchetto di tabacco da masticare non da fumare utilizzato in Svezia e vietato in Italia e nel resto dell’Unione Europea) sicuramente riducono di molto il danno da combustione. Sebbene non agiscano sulla dipendenza da nicotina, rappresentano comunque un vantaggio, poiché a procurare i danni maggiori è la combustione.
Il sigaro e la pipa erano strumenti utilizzati nel passato per ridurre il danno tabagico. Il fumatore di pipa o sigaro tende ad assaporare e non inalare il fumo, ma l’alta temperatura nel cavo orale ne danneggia e l’epitelio e la mucosa incrementando il rischio di carcinoma di bocca e gola”.
Come prevenire e contrastare il tabagismo anche in considerazione che l’età di iniziazione al fumo è sempre più precoce?
“Con l’osservanza delle regole, che attualmente nel nostro paese non vengono rispettate, come quella del divieto di vendita ai minori e, soprattutto, il divieto di pubblicità sui media e sui social network.
Sarebbero altresì opportune campagne mirate nelle scuole sin dalle classi elementari, tenendo conto che quella adolescenziale è una fase di esplorazione e sperimentazione, che non sempre possiamo controllare”.
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