Felix Baumgartner ha perso la vita a 56 anni in un incidente a Porto Sant’Elpidio (Fermo). L’uomo che infranse il muro del suono in caduta libera forse tradito da un malore o da un guasto tecnico durante il volo di routine.
L’incidente con il parapendio
Felix Baumgartner, l’uomo che il mondo ha guardato con il fiato sospeso mentre saltava dal confine dello spazio, non c’è più. È morto a 56 anni il 17 luglio, precipitando con il suo parapendio a motore nelle Marche, a Porto Sant’Elpidio. Una fine che stride con la sua leggenda, costruita sul rischio calcolato e sulla sfida ai limiti umani.
L’austriaco si trovava in vacanza nella zona con la famiglia. Dopo essere decollato per un breve volo, qualcosa è andato storto. Diversi testimoni hanno visto il suo velivolo perdere quota in modo anomalo, per poi schiantarsi sul bordo della piscina di un hotel, tra lo sconcerto e il panico dei presenti. L’impatto ha coinvolto marginalmente anche una giovane animatrice, che fortunatamente ha riportato solo lievi contusioni.
Per Baumgartner, invece, non c’è stato nulla da fare. I soccorsi, giunti tempestivamente, hanno tentato a lungo di rianimarlo, ma hanno dovuto arrendersi e constatarne il decesso. La Procura ha aperto un’inchiesta e posto il velivolo sotto sequestro, mentre l’Agenzia Nazionale per la Sicurezza del Volo (ANSV) condurrà le necessarie verifiche tecniche per chiarire le cause dell’incidente. L’ipotesi principale al momento resta quella di un malore fatale, che gli avrebbe fatto perdere il controllo del mezzo in pochi istanti.
Felix Baumgartner, l’uomo dei record
Nato a Salisburgo nel 1969, la sua passione per il volo si manifesta presto. A 16 anni è già un paracadutista, affinando le sue capacità nelle forze speciali dell’esercito austriaco. Ma il paracadutismo tradizionale gli sta stretto. Negli anni Novanta, abbraccia il “base jumping”, la disciplina estrema che prevede lanci da edifici, antenne, ponti e rilievi naturali. È l’inizio di una carriera che lo consacra come icona mondiale dell’adrenalina, supportato dallo sponsor Red Bull, che trasformerà le sue sfide in eventi mediatici globali.
Nel 2003 compie un’impresa pionieristica: attraversa il Canale della Manica in caduta libera, lanciandosi da 9.000 metri con una speciale ala in carbonio. Un’anticipazione di ciò che sarebbe arrivato quasi dieci anni dopo.
La sua fama è legata indissolubilmente al progetto “Red Bull Stratos”. Il 14 ottobre 2012, dopo anni di preparazione con un team di scienziati e ingegneri, Baumgartner entra nella storia. Asceso per oltre due ore a bordo di una capsula appesa a un pallone stratosferico, si lancia nel vuoto da un’altezza di 38.969,4 metri. Durante i 4 minuti e 22 secondi di caduta libera, il suo corpo diventa un proiettile umano: raggiunge la velocità massima di 1.357,6 km/h (Mach 1.25), diventando il primo essere umano a infrangere il muro del suono senza l’ausilio di un veicolo.
Un salto che ha ispirato generazioni
L’impresa di Red Bull Stratos non fu solo uno spot pubblicitario spettacolare, ma fornì dati preziosi sulla fisiologia umana in condizioni estreme e sulle tecnologie di sopravvivenza ad alta quota. Baumgartner stabilì tre record mondiali quel giorno: il lancio dall’altezza maggiore, la massima velocità in caduta libera e l’altitudine più elevata raggiunta da un pallone con equipaggio.
Il suo salto, infatti, ha ispirato una nuova generazione di atleti e scienziati. È interessante notare come il suo record di altitudine sia stato superato appena due anni dopo, nell’ottobre 2014, da Alan Eustace, un ingegnere informatico di Google. Eustace si lanciò da 41.422 metri, ma la sua impresa, tecnicamente superiore, ebbe una risonanza mediatica di molto inferiore. Quasi a sottolineare come la grandezza di Baumgartner non risiedesse solo nel dato tecnico, ma nella sua capacità di trasformare una sfida personale in un evento universale, quasi mitologico.
Dopo “Stratos”, Baumgartner aveva ridotto le sue attività più estreme, dedicandosi a gare di rally e a voli in elicottero, diventando pilota acrobatico e di soccorso. Continuava a volare, ma con un approccio diverso, più maturo. Aveva affrontato e vinto la paura assoluta, guardando la curvatura della Terra e gettandosi nell’ignoto.
Un cerchio che si chiude
Nella vicenda, colpisce il contrasto quasi letterario tra le imprese epocali di Baumgartner e la natura apparentemente banale dell’incidente che gli è stato fatale. L’uomo sopravvissuto a velocità supersoniche e a pressioni atmosferiche mortali è caduto durante un volo quasi ricreativo, in una tranquilla giornata estiva. Rimane la considerazione sul fatto che il “rischio zero” non esiste, nemmeno per chi ha passato la vita a governarlo e a trasformarlo in uno spettacolo mozzafiato.
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