(Adnkronos) – Per pochi attimi tra la vita e la morte: dopo un arresto cardiaco, il coma o un trauma grave. Uno ‘spazio ignoto’ definito esperienza di pre-morte (Nde – Near death experience), che – si stima – 40mila persone in Italia negli ultimi 10 anni hanno vissuto. Profonde esperienze raccontate da persone che si sono trovate vicine alla morte, perché clinicamente lo erano, ma sono poi sopravvissute.
Il famoso ‘tunnel’ con in fondo una luce che viene descritto da chi è stato a un passo da perdere la vita. Perché l’Nde ha come caratteristica l’esperienza extracorporea (Obe), in cui chi la vive ha la sensazione di aver lasciato il proprio corpo, ma vede o sente cose che non poteva percepire.
“Sorprendentemente alcune di queste esperienze includono percezioni veridiche, ovvero osservazioni accurate di eventi fisici che non avrebbero potuto essere percepiti nello stato d’incoscienza e che vengono successivamente confermate da terze persone”, spiega all’Adnkronos Salute Francesco Sepioni, medico di emergenza dell’Asl 1 Umbria, che ha promosso come direttore scientifico il convegno ‘Le esperienze di pre-morte tra scienza, coscienza e spiritualità’, supportato dalla società scientifica Simedet (Società di medicina diagnostica e terapeutica). L’evento è il primo in Europa ed è accreditato dal ministero della Salute, si svolgerà il 18 ottobre a Roma ed è stato presentato oggi. “Un arresto cardiaco su 5 ha esperienze di pre-morte – riporta Sepioni – Nel convegno abbiamo messo insieme scienziati che presenteranno dati aggiornati e ricerche, ma anche relatori che approfondiranno le implicazioni spirituali e filosofiche delle esperienze pre-morte.
Spesso c’è ignoranza su questo fenomeno e vogliamo quindi portare dati scientifici, esperienze dirette e sollevare interrogativi significativi sia per la neuroscienze che per la psicologia. Vogliamo formare i medici sull’Nde perché i ‘ritornati’ dall’esperienza possano essere supportati dagli operatori. In Usa ci sono stati progetti e lo studio dei casi è molto avanti”. Davide De Alexandris, presidente di Nders (Associazione Near death experiences), ha raccontato la sua esperienza. “Ho fatto un ‘bel viaggio’ quando avevo 5 anni, mi hanno ripreso per i capelli. Ma solo dopo 25 anni dall’evento ho iniziato a capire quello che era accaduto un esperienza di pre-morte – ha ricordato – Con chi parli di questa esperienza? Vieni preso per matto. Il personale sanitario non è preparato ad affrontare questi casi. Quando io dico di aver visto un prato di un colore verde che non può esistere sulla terra, cosa mi può rispondere un medico? L’associazione nasce per aiutare, per ascoltare, ma anche per uno spazio di confronto tra medici, psicologici, teologi. L’esperienza di pre-morte pediatrica lascia, in 1 caso su 3, delle cicatrici importati anche con depressione e ansia”.
Alla presentazione del convegno ha parlato del suo caso anche Marina Donati, sopravvissuta a un brutto incidente stradale, la cui vicenda è stata oggetto di una pubblicazione scientifica sulla ‘Rivista di Psichiatria’ da parte di Sepioni. Marina dopo l’incidente è stata in coma farmacologico per 20 giorni.
Dopo aver ripreso conoscenza la paziente ha raccontato una esperienza di pre-morte spaventosa che includeva un’esperienza extracorporea vissuta dall’alto con percezioni specifiche e accurate degli eventi accaduti mentre era incosciente. “Io stavo già nell’altra dimensione e vedevo il mio corpo a terra e poi in rianimazione, ma mi sentivo viva nel mio corpo – ha detto Marina – Nella mia dimensione cercavo di farmi ascoltare e mi agitavo, nessuno mi sentiva. Potrebbe sembrare un film, ma non lo era. Io ho visto il famoso tunnel con in fondo la luce, c’è un odore non proprio gradevole, ma ho incontrato Gesù che mi ha chiesto cosa volessi fare e io ho risposto che volevo restare. Dopo mi sono svegliata ed era il giorno di Pasqua”.
Esiste una scala che definisce l’esperienza di pre-morte e un’esperienza extracorporea: è la scala di Greyson. E’ composta da diverse domande, ciascuna con più opzioni di risposta che vanno da ‘nessuna’ a ‘molto intensa’. Il punteggio totale determina se l’esperienza può essere classificata come Nde e la sua intensità.
Ma come può essere applicato il metodo scientifico nell’analisi di queste esperienze? “Serve l’anamnesi dell’accaduto, abbiamo la scala di Greyson per validare i casi e poi l’evidenza dei fatti sul racconto dei ‘sopravvissuti’, perché se il cervello non è attivo la coscienza è presente. In altri Paesi ci sono studi che stanno analizzando le esperienze premorte, dovremmo farlo anche in Italia”, conclude Sepioni. Il congresso del 18 ottobre si svolgerà alla Casa Bonus Pastor (via Aurelia 208) ed prevede il rilascio di crediti Ecm per i professionisti sanitari.
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