Una delle voci più potenti della letteratura italiana del Novecento continua a interrogare le coscienze attraverso le pagine dei suoi libri
Il 25 novembre 1985 scompariva Elsa Morante, le cui opere, a distanza di decenni, restano più vive che mai. Nata a Roma nel quartiere popolare di Testaccio nell’agosto del 1912, figlia di una maestra ebrea, Irma Poggibonsi, e di un impiegato delle poste siciliano, Francesco Lo Monaco. Del padre naturale, che lei credeva essere solo il padrino, Elsa venne a sapere solo a 14 anni, perché alla nascita fu riconosciuta da Augusto Morante, già marito di Irma. Quel segreto familiare avrebbe forse segnato per sempre il suo sguardo sulla verità e sulla menzogna, temi centrali nella sua narrativa. Abbandonati gli studi universitari per necessità economiche, si mantenne dando lezioni private e collaborando con riviste e giornali, spesso usando pseudonimi maschili. Era il prezzo che molte donne dovevano pagare per farsi ascoltare nel mondo culturale dell’epoca.
Il matrimonio con Alberto Moravia: un sodalizio intellettuale
Nel 1941 sposò Alberto Moravia, già celebre per “Gli indifferenti”. Fu un sodalizio intellettuale intenso e tormentato, fatto di ammirazione reciproca ma anche di ferite profonde. Durante la guerra i due vissero mesi difficili rifugiati sui monti della Ciociaria, un’esperienza che avrebbe lasciato tracce indelebili nell’immaginario di entrambi. La loro separazione, nel 1961, non spezzò però mai completamente il filo invisibile che li legava: continuarono a rispettarsi, riconoscendo la grandezza letterario l’uno nell’altra.
I primi successi: da “Menzogna e sortilegio” a “L’isola di Arturo”
Il primo grande romanzo, “Menzogna e sortilegio”, arrivò nel 1948 e vinse subito il Premio Viareggio. Già in queste pagine emergeva la sua capacità di scavare nell’animo umano, ma fu nel 1957 che divenne la prima donna insignita del Premio Strega con “L’isola di Arturo”. In cui, ancora una volta, al centro della narrazione c’è l’infanzia come luogo di una verità più autentica, più vicina all’essenza delle cose. Perché i bambini, suggerisce l’Autrice, non leggono il mondo attraverso le sovrastrutture degli adulti.
Gli anni della crisi e “Il mondo salvato dai ragazzini”
Negli anni Sessanta attraversò una profonda crisi creativa ed esistenziale. La relazione con il pittore newyorkese Bill Morrow, morto precipitando da un grattacielo nel 1962, la segnò profondamente. Eppure, proprio in quel periodo di dolore e smarrimento prese forma “Il mondo salvato dai ragazzini”, pubblicato nel 1968. Era una raccolta ibrida, inclassificabile: poesie, canzoni, teatro, frammenti. E conteneva una profezia. Sembrava, infatti, anticipare le rivolte studentesche del Sessantotto, il desiderio di una generazione di rovesciare l’ordine costituito e immaginare un mondo diverso.
“La Storia”: il romanzo che divise l’Italia
Nel 1974 arrivò “La Storia”, che uscì direttamente in edizione economica, al costo di duemila lire. Una scelta voluta per consentire a tutti di leggere la drammatica storia di Ida, che con il piccolo Useppe attraversa i bombardamenti e la fame. Era un romanzo che dava voce agli ultimi, agli innocenti, a chi la Storia ufficiale non la scrive ma la subisce. Successo e polemiche giunsero insieme. Alcuni critici, tra cui Pasolini, lo stroncarono. Altri lo considerarono un capolavoro. Ma “La Storia” figura nella lista dei cento migliori libri di tutti i tempi, stilata nel 2002 dal Club norvegese del libro. La dimostrazione che Elsa Morante non cercava il consenso della critica ma voleva arrivare dritto al cuore dei lettori, mostrando la storia non come sequenza di date ed eventi ma come violenza che si abbatte sulle vite dei più deboli.
“Aracoeli”: l’ultimo romanzo
L’ultima fatica letteraria fu “Aracoeli”, pubblicata nel 1982. Un romanzo cupo, pessimista, abitato dal senso di disfacimento. Il protagonista è un uomo anziano, omosessuale, ossessionato dalla ricerca della madre perduta. È un libro doloroso, che tradisce tutta l’amarezza degli ultimi anni della scrittrice, minata da problemi di salute e da una crescente sfiducia nella possibilità ‘salvifica’ della letteratura. La Morante non usa mezzi termini nel descrivere la crudezza del mondo. Racconta l’infanzia non come un paradiso perduto ma come una condizione di vulnerabilità, la capacità di percepire la vita senza le protezioni che gli adulti si costruiscono. Parla d’amore e di solitudine con una sincerità che ancora oggi disorienta.
Perchè i giovani leggono ancora Elsa Morante
Elsa Morante è una figura contemporanea. I giovani lettori di oggi si avvicinano ai suoi libri trovando qualcosa di veramente attuale: il trauma, l’identità fragile, la difficoltà di amare, la violenza invisibile delle relazioni. Temi che non sono scomparsi ma hanno solo cambiato forma e sono più vivi che mai nella cronaca di tutti i giorni. La Storia, ad esempio, si può interpretare come un tentativo di mettere in guardia l’umanità dalla minaccia dell’estinzione. E forse è proprio questo il segreto della sua sopravvivenza letteraria: aveva capito che certe ferite dell’animo umano non guariscono mai, si ripresentano in forme sempre nuove. E soprattutto, insegna che vale sempre la pena di cercare, nelle pieghe dell’esistenza, quella scintilla di verità che rende sopportabile perfino il dolore più grande.
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