Uno studio rivela come l’alimentazione mediterranea protegga dalla demenza anche in caso di predisposizione genetica
Oltre ad avere numerosi benefici per la salute, la dieta mediterranea si conferma ora anche come uno strumento utile nella lotta contro l’Alzheimer. Ciò che forse è più interessante è la scoperta che funziona persino contro i casi di predisposizione alla malattia. Una ricerca pubblicata su Nature Medicine dall’Università di Harvard ha, infatti, dimostrato che questo regime alimentare millenario può contrastare efficacemente il rischio di demenza anche nei soggetti geneticamente più vulnerabili.
La scoperta
Secondo la ricerca, le persone che seguono una dieta di tipo mediterraneo hanno meno probabilità di sviluppare forme di demenza e presentano un declino cognitivo più lento. Ma il dato che ha stupito i ricercatori va ben oltre: l’effetto protettivo si manifesta con particolare forza proprio in coloro che portano la variante genetica APOE4, quella che normalmente triplica il rischio di sviluppare la malattia di Alzheimer. Lo studio, condotto su oltre 4.200 donne e 1.500 uomini per un periodo di tre decenni, rappresenta la più ampia indagine mai realizzata sull’interazione tra alimentazione, genetica e salute cognitiva. I risultati hanno una portata scientifica enorme perché dimostrano, per la prima volta con dati così solidi, che i fattori genetici non sono un destino immutabile.
Il gene della vulnerabilità
La variante APOE4 è nota agli scienziati come il principale fattore di rischio genetico per l’Alzheimer sporadico. Chi possiede una copia di questo gene vede triplicare le proprie probabilità di ammalarsi, mentre chi ne ha due copie affronta un rischio ancora più elevato. Circa il 25% della popolazione mondiale possiede una copia di APOE4, mentre il 2-3% ne ha due. “Questi risultati suggeriscono che le strategie di alimentazione, in particolare la dieta mediterranea, possano contribuire a ridurre il rischio di declino cognitivo e ad allontanare la demenza influenzando fortemente le vie metaboliche chiave”, ha dichiarato Yuxi Liu, una delle autrici dello studio. La stessa ha poi sottolineato un aspetto cruciale: “Questa raccomandazione è valida in generale, ma potrebbe essere ancora più importante per gli individui a maggior rischio genetico”.
Come funziona il meccanismo protettivo
La dieta mediterranea esercita la sua azione neuroprotettiva attraverso meccanismi metabolici complessi. I ricercatori hanno studiato non solo le abitudini alimentari dei partecipanti, ma anche i loro profili metabolici, analizzando campioni di sangue per identificare le molecole coinvolte nei processi di protezione cerebrale. Emerge che la dieta mediterranea modifica il metabolismo in modo specifico nei portatori della variante APOE4. Tra i metaboliti più interessanti identificati nello studio troviamo composti come la betaina, i colesteril esteri e le sfingomieline, che mostrano associazioni diverse con il rischio di demenza a seconda del background genetico dei soggetti. Il regime alimentare mediterraneo, caratterizzato da un’abbondanza di verdure, frutta, frutta secca, cereali integrali, pesce e olio d’oliva, con un consumo limitato di carni rosse e processate, sembra agire su pathways metabolici fondamentali per la salute cerebrale. Questi includono la regolazione dell’infiammazione, il metabolismo lipidico e i processi di stress ossidativo.
L’importanza dei metaboliti
Una delle novità più significative dello studio riguarda l’analisi metabolomica, una tecnologia avanzata che permette di identificare e quantificare centinaia di piccole molecole nel sangue. I ricercatori hanno scoperto che la dieta mediterranea modifica il profilo metabolico in modo diverso a seconda della predisposizione genetica. “Volevamo verificare se questo beneficio potesse essere diverso in persone con background genetici diversi ed esaminare il ruolo dei metaboliti del sangue, le piccole molecole che riflettono il modo in cui il corpo elabora il cibo e svolge le normali funzioni”, ha precisato Liu. Nei portatori di APOE4, la dieta mediterranea sembra essere particolarmente efficace nel modulare specifici metaboliti legati al rischio di demenza. Circa il 40% dell’associazione tra dieta mediterranea e riduzione del rischio di demenza è mediato dai metaboliti, ma solo nei portatori del gene di rischio.
Implicazioni per la prevenzione
I risultati di questo studio, innanzitutto, dimostrano che anche le persone geneticamente predisposte possono trarre benefici significativi da scelte alimentari appropriate. Questo ribalta la percezione fatalistica che spesso accompagna la scoperta di una predisposizione genetica. In secondo luogo, lo studio fornisce basi scientifiche solide per raccomandazioni nutrizionali personalizzate. Mentre la dieta mediterranea è benefica per tutti, i portatori di varianti genetiche di rischio potrebbero trarre vantaggi ancora maggiori da questo regime alimentare. La ricerca apre anche la strada a possibili approcci terapeutici mirati, basati sulla modulazione di specifici metaboliti identificati come mediatori dell’effetto protettivo della dieta.
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