Sono molte le ricerche recenti che confermano che la depressione, soprattutto se presente nella mezza età e in età avanzata, aumenta significativamente il rischio di sviluppare demenza.
Un’associazione sempre più evidente
La correlazione tra depressione e demenza è stata oggetto di numerosi studi recenti. Una ricerca pubblicata su eClinicalMedicine, condotta da Jacob Brain e Maha Alshahrani dell’Università di Nottingham, ha evidenziato che la depressione, sia nella mezza età che in età avanzata, è associata a un aumento significativo del rischio di demenza.
Lo studio ha analizzato dati provenienti da diverse fonti accademiche, confermando che i sintomi depressivi in età compresa tra i 40 e i 60 anni, così come in età più avanzata, sono legati a un rischio maggiore di sviluppare demenza.
Un legame duraturo: depressione e rischio di demenza
Lo conferma anche uno studio danese, che ha evidenziato un forte legame tra depressione e rischio di demenza. I ricercatori hanno analizzato i dati di oltre 1,4 milioni di adulti, seguiti dal 1977 al 2018, scoprendo che le persone con una diagnosi di depressione presentavano un rischio di sviluppare demenza più che doppio rispetto a chi non aveva mai ricevuto tale diagnosi.
La ricerca, intitolata Association of Early-, Middle-, and Late-Life Depression With Incident Dementia in a Danish Cohort, è stata pubblicata su JAMA Neurology e condotta da un team internazionale guidato da Holly Elser dell’Università della Pennsylvania e da ricercatori dell’Università di Aarhus.
I risultati hanno mostrato che il rischio di demenza era 2,41 volte maggiore per chi aveva avuto una diagnosi di depressione. Questo aumento del rischio persisteva indipendentemente dall’età alla diagnosi: che la depressione fosse stata diagnosticata tra i 18 e i 44 anni, tra i 45 e i 59, o dopo i 60 anni, l’associazione con la demenza rimaneva significativa.
Un dato particolarmente rilevante emerso dallo studio riguarda la differenza di genere: gli uomini con depressione avevano un rischio di sviluppare demenza quasi tre volte superiore rispetto agli uomini senza depressione, mentre per le donne il rischio era circa 2,2 volte maggiore. Inoltre, l’associazione tra depressione e demenza rimaneva elevata anche a distanza di decenni dalla diagnosi. Anche dopo 20-39 anni, il rischio di demenza per chi aveva avuto una tale diagnosi restava significativamente più alto rispetto a chi non l’aveva avuta.
Meccanismi biologici alla base del legame
I ricercatori suggeriscono che diversi fattori biologici possano spiegare l’associazione tra depressione e demenza. Tra questi, l’infiammazione cronica, le disfunzioni del sistema nervoso centrale e periferico, alterazioni dei livelli di sostanze protettive e squilibri dei neurotrasmettitori. Questi elementi possono compromettere la salute cerebrale e favorire l’insorgenza della demenza.
Implicazioni per la salute pubblica
Attualmente, la demenza colpisce oltre 57 milioni di persone a livello globale e non esiste una cura definitiva. Pertanto, identificare e trattare i fattori di rischio modificabili, come la depressione, è fondamentale per la prevenzione.
Gli esperti sottolineano l’importanza di riconoscere e trattare la depressione lungo tutto l’arco della vita, non solo per la salute mentale, ma anche come parte di una strategia più ampia per proteggere la salute del cervello.
Differenze tra Alzheimer e demenza vascolare
Dunque, è chiaro che la depressione può influenzare in modo diverso i vari tipi di demenza. Per esempio, quando la depressione compare in età avanzata, potrebbe essere un segnale precoce, quasi un campanello d’allarme, dell’insorgenza dell’Alzheimer.
Al contrario, chi soffre di depressioni ricorrenti nel corso della vita potrebbe invece correre un rischio maggiore di sviluppare demenza vascolare, legata a problemi circolatori nel cervello. Questo significa che non tutte le depressioni sono uguali. Il loro legame con la demenza varia in base al tipo e al momento in cui si manifestano.
Comprendere queste differenze è fondamentale per mettere a punto strategie di prevenzione e trattamento più mirate ed efficaci.
Un problema diffuso
Nel Regno Unito, circa una persona su sei ha avuto sintomi depressivi moderati o gravi nel 2022. Lo dicono i dati dell’Ufficio nazionale di statistica (ONS), che fotografano una situazione in peggioramento, anche a causa degli strascichi della pandemia. La depressione, già molto diffusa, non è solo un problema di salute mentale: può influenzare anche il futuro del cervello.
Ignorare questo legame potrebbe significare assistere nei prossimi anni a un aumento significativo dei casi di demenza, soprattutto tra le persone più fragili. È un rischio concreto, che merita più attenzione.
Serve maggiore consapevolezza
Le nuove evidenze spingono a riflettere con più attenzione sul legame tra depressione e demenza, ancora troppo spesso sottovalutato. Capire quanto una depressione non curata possa influenzare il rischio di sviluppare malattie neurodegenerative cambia le prospettive della prevenzione. Intervenire presto, con trattamenti mirati e percorsi di supporto efficaci, può migliorare davvero la vita delle persone e, allo stesso tempo, ridurre il rischio di demenza.
Per i sistemi sanitari si tratta di un punto cardine: integrare la salute mentale nelle strategie più ampie di prevenzione della demenza.
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