Viaggio nella storia della creatività, che da sempre plasma i desideri e i bisogni dell’uomo
Immaginiamo di camminare per le strade di Pompei nel 79 d.C.: ai nostri lati, muri ricoperti di scritte che pubblicizzano spettacoli di gladiatori, taverne e candidati politici. Quei “tituli picti” sono gli antenati di tutti i cartelloni pubblicitari che oggi affollano le città, dimostrando come il bisogno di comunicare prodotti e servizi sia antico quanto la civiltà stessa. La pubblicità non è un’invenzione moderna, ma un’arte che ha attraversato i millenni adattandosi a ogni rivoluzione tecnologica e culturale. Già nell’antico Egitto, frammenti di papiro testimoniano come gli artigiani promuovevano i loro prodotti con messaggi scritti, mentre nel Medioevo le botteghe si facevano riconoscere attraverso simboli parlanti in ferro battuto: un calzare per il ciabattino, un’anfora per l’oste, in una forma primitiva di branding. La vera svolta epocale arrivò con la stampa a caratteri mobili di Gutenberg: nel 1479 il tipografo William Caxton distribuì il primo volantino pubblicitario della storia, aprendo la strada a quella che sarebbe diventata l’industria della comunicazione commerciale. Fu però nella Londra vittoriana del 1841 che Volney B. Palmer fondò la prima agenzia pubblicitaria moderna, trasformando la promozione da attività artigianale a professione organizzata. Il suo rivale Francis Wayland Ayer perfezionò l’arte della persuasione con campagne memorabili come quelle per il sapone Sapolio, dimostrando come la pubblicità potesse essere al tempo stesso efficace e artisticamente valida. Il Novecento segnò l’ingresso della pubblicità nell’era di massa: dal primo spot radiofonico del 1922 per un’agenzia immobiliare newyorkese al rivoluzionario jingle dei cereali Wheaties del 1926, finché la televisione trasformò la pubblicità in spettacolo: chi non ricorda i veri protagonisti di Carosello – da Susanna tutta panna a Calimero – sopravvissuti ai prodotti che pubblicizzavano?
Oggi sofisticati sistemi basati sugli algoritmi analizzano i comportamenti online, anticipando bisogni e preferenze con un’accuratezza che avrebbe fatto impallidire i mercanti di notizie delle piazze pompeiane. Eppure, in un’epoca dominata dal digitale, c’è chi ancora continua a collezionare quei vecchi manifesti su carta, perché ogni ‘like’ sui social, ogni banner pubblicitario, porta con sé l’eredità di secoli di sperimentazione creativa.
Il messaggio promozionale rappresenta da sempre lo specchio della società: il suo linguaggio e i suoi mezzi si trasformano, ma continua a riflettere l’essenza umana e le aspirazioni collettive. Dai graffiti agli ologrammi del metaverso, la sua storia racconta l’eterna capacità dell’ingegno umano di trasformare le narrazioni in desideri.
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