Abbiamo intrapreso un viaggio immaginale lungo la penisola per mappare le città in cui sono presenti strutture cohousing e che guardano al vivere insieme come baluardo del prossimo futuro, passando dall’impegno di amministrazioni comunali e soggetti privati
Che sia l’iniziativa di un singolo, il frutto di una collaborazione tra parti, il progetto di un comune, il cohousing inizia a imporsi anche in Italia – spesso per supportare fragilità – ma certamente per sconfiggere la solitudine e favorire l’invecchiamento attivo. L’obiettivo, dunque, è uno e uno soltanto: non restare soli e per scongiurare questo esistono soluzioni proposte dalle amministrazioni pubbliche e da società che istituiscono modelli abitativi. Nelle pagine che seguono raccontiamo come i Comuni di Trento, Roma, Lucca, Bari e Napoli siano impegnati in progetti di cohousing a supporto, principalmente, della marginalità, in queste righe – invece – ci occupiamo di soluzioni abitative a cui accedere senza il requisito del reddito. A onore del vero, non è stato facile individuare strutture con caratteristiche di cohousing e questo a dimostrazione del fatto che in Italia, il cohousing è ancora un terreno da esplorare.
Un’iniziativa che guarda a un nuovo modo di abitare è quella promossa da INPS, Gruppo CDP, Policlinico Gemelli e Investire SGR che prende il nome di ‘Spazio Blu’. Il progetto è dedicato agli over 65 autosufficienti, nato dalla collaborazione tra istituzioni, primari operatori del settore immobiliare e dei servizi sociosanitari, e riguarda la riqualificazione di un complesso immobiliare di circa 300 appartamenti nel quartiere Camilluccia-Trionfale a Roma. I moduli abitativi prevedono queste caratteristiche: efficientamento energetico, domotica, tecnologie per l’accessibilità e arredi su misura con spazi dedicati alla socializzazione e alla salute.
Da Roma proseguiamo verso il centro e il nord Italia. A Siena e Torino esistono senior living dedicati a persone autosufficienti, che hanno più di 65 anni. A promuovere soluzioni abitative con il chiaro intento di “contrastare il decadimento cognitivo attraverso ambienti e iniziative pensate per una fase della vita delicata” è Specht Group Italia, come ha sottolineato Tommaso Scalzi. Il gruppo, ad oggi, conta oltre 100 appartamenti distribuiti in due strutture. È ancora Scalzi a spiegare: «Il concetto alla base del senior living è quello di mantenere viva l’indipendenza degli ospiti, offrendo al tempo stesso una rete di supporto e un ricco programma di attività. Ogni struttura è composta da appartamenti monolocali, bilocali e trilocali, integrati da ampie aree comuni come sale ristoro, spazi per la musica e la Tv, palestra, terrazze. Nel caso di Siena, la struttura si arricchisce ulteriormente di una spa con piscina, idromassaggio e un grande parco immerso nel verde. A Torino, invece, siamo nel cuore del quadrilatero cittadino, una posizione strategica per essere sempre connessi con i servizi e la vita urbana». Con un costo di partenza che si aggira intorno ai 2mila euro al mese, gli appartamenti sono abitati – nel caso di specie – da persone con un’età compresa tra i 75 e gli 80 anni, «ma quello che li accomuna è la voglia di non rimanere soli, di continuare a vivere in maniera attiva e di costruire nuove relazioni», aggiunge Scalzi. Da Specht spiegano: «Molti dei nostri residenti hanno perso il coniuge o vivono lontano dai figli, ma non per questo vogliono rinunciare alla propria autonomia o al piacere di condividere momenti con altre persone.
La gestione quotidiana – dalle pulizie all’amministrazione – non è più un peso, e questo rende tutto più leggero. Anche per i familiari è una garanzia sapere che i propri cari vivono in un ambiente sicuro, stimolante e sereno. Un elemento a cui teniamo molto è la possibilità, per ciascun residente, di portare con sé i propri mobili, oggetti cari e ricordi. Non si tratta di “trasferirsi in una struttura”, ma di traslocare in una nuova casa».
© Riproduzione riservata