Il progetto “Terra Rara” trasforma i RAEE in opera collettiva. Un’iniziativa che unisce sostenibilità, educazione e creatività per sensibilizzare cittadini e studenti sul valore nascosto dei dispositivi elettronici dismessi.
Un’opera d’arte dalla spazzatura tecnologica
Nei cassetti delle nostre case si nasconde un tesoro che spesso ignoriamo: smartphone rotti, auricolari usurati, caricabatterie abbandonati. Oggetti che consideriamo inutili ma che racchiudono materiali preziosi come oro, argento, rame e quelle terre rare tanto ricercate dall’industria moderna. Attraverso il processo di “urban mining”, è possibile recuperare questi materiali da dispositivi elettronici obsoleti, come smartphone, computer e altri Raee, riducendo la necessità di nuove estrazioni e l’inquinamento ambientale.
A Varese questa consapevolezza si trasforma in arte grazie al progetto “Terra Rara”, un’iniziativa ambiziosa che il consorzio Ecolight ha sviluppato insieme al Comune e alla curatela di Karakorum Impresa Sociale. L’obiettivo è trasformare i piccoli RAEE in un’opera d’arte collettiva, creando un ponte tra sostenibilità, educazione e creatività.
L’iniziativa coinvolgerà cittadini e studenti da fine settembre fino a gennaio 2026, concentrandosi sulla raccolta dei RAEE di piccole dimensioni come mouse, piccoli elettrodomestici e device tecnologici.
Quando l’arte incontra l’economia circolare
Il progetto prenderà forma attraverso una campagna di sensibilizzazione che partirà dalle scuole superiori con workshop educativi, per poi estendersi alla raccolta pubblica fino al 27 novembre.
I materiali raccolti saranno affidati all’artista Livia Paola Di Chiara, che li userà per creare un’installazione contemporanea negli spazi laterali dell’ex teatro Politeama. La particolarità dell’iniziativa sta nel processo creativo “dal vivo”: i cittadini potranno assistere alla trasformazione dei loro rifiuti elettronici, dialogare con l’artista e diventare parte integrante dell’opera.
Walter Camarda, presidente del consorzio Ecolight, ha spiegato come il progetto rappresenti un cambio di prospettiva radicale. I RAEE sono riciclabili per oltre il 90% del loro peso e contengono elementi preziosi che spesso finiscono nelle discariche per ignoranza o disattenzione. L’iniziativa non punta solo al recupero delle materie prime ma mira ad aumentare la raccolta complessiva dei RAEE, con l’ambizione di diventare un formato replicabile in altre città italiane.
I numeri che raccontano una sfida nazionale
Nel 2024 sono state raccolte 356.672 tonnellate di RAEE in Italia, con un incremento del 2,5% rispetto all’anno precedente, equivalente a circa 6 chilogrammi per ogni cittadino. Un dato in crescita ma ancora insufficiente: il tasso nazionale si ferma al 29,64%, lontano dall’obiettivo europeo del 65%. La Lombardia guida la classifica nazionale con oltre 67mila tonnellate raccolte, mentre la Valle d’Aosta eccelle nel pro capite con 10,34 kg per abitante.
Questi numeri rivelano un potenziale enorme ancora inutilizzato. I RAEE non sono solo una minaccia ambientale, ma anche una miniera dalla quale attingere metalli preziosi come oro, argento, palladio e rame, che possono essere recuperati e riutilizzati nell’industria. Il mancato recupero comporta perdite economiche significative e spreco di risorse che richiederebbero costose estrazioni minerarie in Paesi spesso caratterizzati da conflitti geopolitici.
Da Varese un messaggio per il futuro
L’assessora alla tutela ambientale Nicoletta San Martino ha accolto “Terra Rara” come emblema del principio “da rifiuto a risorsa”, sottolineando come l’opera d’arte diventi veicolo di un messaggio universale. Anche l’assessore alla cultura Enzo Rosario Laforgia ha evidenziato come l’iniziativa risponda all’obsolescenza programmata, sensibilizzando i consumatori verso il riuso responsabile. Stefano Beghi, curatore del progetto, ha definito l’obiettivo centrale: trasformare i cittadini da spettatori passivi ad attori consapevoli del consumo. L’opera finale, che rappresenterà simbolicamente la Terra, racconterà l’impatto delle scelte quotidiane sulla sostenibilità globale. Il gesto conclusivo dello smantellamento dell’installazione, con l’invio dei materiali agli impianti di trattamento, sarà il messaggio più forte: imparare a lasciare andare gli oggetti per dare loro nuova vita attraverso il riciclo.
Dopo l’esposizione natalizia a Palazzo Estense, l’opera tornerà al suo destino industriale, completando un ciclo che da rifiuto elettronico la trasformerà in arte per poi ridiventare materia prima. Un percorso che racconta la possibilità concreta di un’economia davvero circolare, dove niente si butta e tutto si trasforma.
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