Stanziati in manovra i fondi per i futuri interventi legislativi per l’assistenza familiare. Le risorse disponibili dal 2027
La nuova manovra economica segna un passo importante verso il riconoscimento la figura del caregiver familiare. Si tratta di circa 7 milioni di cittadini che, in modo volontario e gratuito, si prendono cura di parenti non autosufficienti a causa di malattie, disabilità o vecchiaia. Il governo ha istituito un Fondo specifico che partirà nel 2026 con 1,15 milioni di euro, per poi crescere sostanzialmente dal 2027 in poi, quando arriveranno 207 milioni di euro all’anno. Il Fondo è destinato alla copertura finanziaria di interventi legislativi finalizzati a definire con precisione la figura del caregiver familiare delle persone con disabilità. Ma anche a riconoscere il valore sociale ed economico della relativa attività di cura non professionale.
Un problema che riguarda milioni di famiglie italiane
L’obiettivo della misura è sostenere le famiglie che affrontano quotidianamente il problema dell’assistenza agli anziani non autosufficienti. I numeri sono chiari: nel 2023 gli over 65 non autosufficienti erano circa 4 milioni. Con una popolazione italiana che continua a invecchiare, il problema e le esigenze delle famiglie rischiano di diventare ancora più pressanti nei prossimi anni. La situazione è aggravata da un altro fenomeno demografico: cresce costantemente il numero e la percentuale di persone che vivono da sole e costituiscono nucleo familiare a sé. Questo rende ancora più complessa la gestione dell’assistenza agli anziani non autosufficienti.
Il percorso verso il riconoscimento
Secondo le prime bozze del disegno di legge di Bilancio, il 2026 rappresenterà una fase di avvio con risorse limitate, ma dal 2027 ci sarà un investimento più consistente. Il riferimento è a un prossimo disegno di legge che dovrà dare un contorno preciso e una definizione chiara alla figura dell’assistente familiare e domiciliare. La volontà del legislatore è dare un riconoscimento non solo sociale, ma soprattutto economico, a chi per necessità deve formarsi e affrontare difficoltà lavorative per assistere un familiare. Va sottolineato che in più della metà dei casi si parla di donne che si trovano a dover conciliare l’attività di cura con le proprie esigenze lavorative e personali. Allo scopo esiste già un bonus da 850 euro, che rappresenta però solo un primo passo.
Il ruolo delle assicurazioni
Parallelamente all’intervento pubblico, la politica sta spingendo per favorire la stipula di polizze che offrono sostegno economico e assistenziale nel caso in cui l’assicurato perda l’autosufficienza. Una delle strategie punta a forme di coperture per l’assistenza a lungo termine da garantire agli iscritti a forme di previdenza complementare. In questa direzione, l’IVASS (l’autorità di vigilanza sulle assicurazioni) ha promosso un importante studio, in collaborazione con l’Università Ca’ Foscari di Venezia e La Sapienza di Roma, focalizzato sulla Long-Term Care (LTC), ovvero il rischio di non autosufficienza degli italiani. L’obiettivo principale di questa ricerca è duplice. In primo luogo, mira a quantificare con precisione l’esposizione della popolazione italiana a tale rischio, un tema reso urgente dall’invecchiamento demografico del Paese. In secondo luogo, intende stimare il costo effettivo di un’ipotetica copertura universalistica che possa garantire assistenza a tutti.
Un mercato ancora da sviluppare
Il fine dell’IVASS è elaborare con questo studio un modello sostenibile ed efficiente che coinvolga sia lo Stato che il settore assicurativo privato per alleggerire l’enorme spesa attuale (pubblica e privata) per l’assistenza, rafforzando così il sistema di welfare nazionale di fronte alle sfide sanitarie e sociali del futuro. L’iniziativa è propedeutica a una futura proposta di legge volta a creare un nuovo sistema di sostegno per la non autosufficienza. Capire quale possa essere la soluzione migliore è complicato, perché il mercato è ancora piccolo e i casi da analizzare sono limitati. Secondo i dati dell’Ivass nella relazione sul 2024, le polizze attive negli ultimi sette anni hanno generato complessivamente poco più di un miliardo di premi. Il 20,8% si riferisce a contratti collettivi o convenzioni (3,7 milioni di teste assicurate), il 75,7% deriva da contratti individuali (400 mila persone) e il 3,6% è raccolto tramite casse di previdenza e assistenza.
Il rischio burnout: quando la cura è un peso insostenibile
In Italia oltre 8,5 milioni di persone sono caregiver familiari e di questi 7,3 milioni si occupano principalmente di assistere i propri familiari. Numeri che raccontano una realtà spesso invisibile alle statistiche ufficiali, dove l’amore familiare si trasforma in un peso che può compromettere seriamente la salute di chi lo porta. Il rischio burnout è molto elevato: dedicarsi completamente all’assistenza vuol dire, infatti, sacrificare la propria vita e i propri interessi. Sono spesso le donne con più di 60 anni, che magari si prendono cura a tempo pieno del coniuge gravemente malato, la categoria più a rischio. Spesso non ricevono aiuti esterni, hanno problemi di salute propri e devono gestire situazioni familiari complicate. Anche le figlie, che non vivono con il parente malato ma se ne occupano regolarmente, possono soffrire di un forte stress.
Caregiver familiari, c’è bisogno di una legge nazionale
Il sostegno pubblico rimane limitato, mettendo in campo risorse che appaiono insufficienti di fronte all’ampiezza del fenomeno. Più di un lavoratore su tre (38%) si prende cura di un congiunto non autosufficiente, spesso dovendo ridurre l’orario lavorativo o abbandonare del tutto l’occupazione. Una situazione che genera non solo problemi economici immediati, ma anche conseguenze a lungo termine su pensioni e carriera professionale, particolarmente gravi per le donne. Ancora oggi in Italia manca una legge nazionale a tutela e riconoscimento dei caregiver familiari. Nel tempo, alcune Regioni hanno deciso di supportarli con provvedimenti che ne difendono il ruolo, ma si tratta di interventi frammentati che non garantiscono uniformità di trattamento sul territorio nazionale. L’ultima mossa del governo a favore dei caregiver familiari rappresenta quindi un primo passo verso un riconoscimento più strutturato di una realtà che coinvolge milioni di famiglie italiane e che merita finalmente di uscire dall’invisibilità.
TUTTE LE ULTIME NOTIZIE SU SPAZIO50.ORG
© Riproduzione riservata