Ieri è entrata in vigore una riforma storica per i nostri amici a quattro zampe. Tra carcere, multe e pene più severe cosa prevede la Legge Brambilla.
Una vera e propria rivoluzione culturale. Un cambiamento “portato avanti da quattro legislature”, come ha sottolineato la deputata Michela Vittoria Brambilla. Per tutto questo tempo la presidente dell’Intergruppo parlamentare per i Diritti degli animali – da cui la Legge prende nome e ispirazione – ha condotto una battaglia per la loro tutela. “Una riforma storica – ha rivendicato – che l’Italia attendeva da oltre vent’anni”.
Cosa prevede la Legge Brambilla a tutela degli animali
Da ieri la Legge Brambilla, provvedimento che tutela gli animali, è entrata in vigore inasprendo le pene per chi commette reati nei loro confronti. Arriverà a costare una multa che va da un minimo di 500 a un massimo di 5.000 euro tenere un cane alla catena. Il maltrattamento di animali – tutti, non solo cani e gatti – sarà punito con un periodo di reclusione dai sei mesi a due anni e 30.000 euro di multa. Le aggravanti generiche possono aumentare anche di un terzo la pena, se il fatto è commesso innanzi a minori o diffuso in rete. Chi li uccide, invece, potrà subire una condanna fino a tre anni di carcere, che possono salire a quattro nel caso si attestino delle sevizie. Inoltre, abbinata, è prevista una multa di 60.000 euro.
Presentando il provvedimento in una conferenza stampa a palazzo Theodoli Bianchelli, la deputata ha parlato di riforma che attua “un ribaltamento culturale totale della prospettiva che fino ad oggi esisteva in Italia. Gli animali esseri senzienti, diventano soggetti giuridici, portatori di diritti, tutelati direttamente dalla legge, che finalmente rende loro giustizia, inasprendo le pene in maniera importante per tutti coloro che commettono reati nei loro confronti”.
Inasprite anche tutte le altre pene
Si inaspriscono anche tutte le altre pene per chi commette reati a danno di animali. La Legge Brambilla (il cui riferimento completo è la Legge 6 giugno 2025, n. 82), infatti, è una vera e propria riforma organica del codice penale italiano in materia di reati contro gli animali. D’ora in poi sono riconosciuti nel nostro Paese come esseri senzienti e soggetti di diritto, non più semplici “oggetti” o “beni mobili”.
Vediamo meglio cosa prevede la Legge Brambilla per la tutela dei diritti degli animali:
- Combattimenti e corse clandestine: per chi organizza o partecipa a eventi violenti come combattimenti tra animali, la reclusione può andare da 2 a 4 anni e la multa fino a 30.000 euro (fino a 160.000 euro per gli organizzatori).
- Niente più abbattimento: gli animali sequestrati per maltrattamenti non potranno più essere abbattuti. Dovranno essere affidati alle associazioni animaliste, che potranno prendersi cura di loro in modo definitivo.
- Contrasto al traffico illecito: la legge mira a scoraggiare l’acquisto di animali da fonti non tracciabili e a incentivare adozioni responsabili. Si rafforza il contrasto ai traffici illeciti di animali, sia autoctoni che esotici, e alla caccia illegale.
- Animali come membri della famiglia: la legge riconosce che la famiglia può essere composta anche dagli animali d’affezione, sottolineando il legame profondo tra l’uomo e i suoi animali domestici.
- Strumenti di prevenzione: vengono introdotti strumenti di prevenzione simili a quelli del codice antimafia, come la sorveglianza speciale per chi organizza combattimenti o traffica cuccioli.
Una legge, sottolinea il generale Borrelli, che come ”Carabinieri Forestali, appartenenti al comando unità forestale ambientali ed agroalimentari, ci pone nelle condizioni di meglio operare nel settore della tutela degli animali. Ci sono anche elementi importanti per quanto riguarda, ad esempio, l’esposizione di questi reati in presenza di minori. Per noi è molto importante perché prelude a una progressione dal punto di vista della civiltà giuridica non indifferente”.
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