Nel cuore del Cilento, un piccolo comune detiene il record mondiale di ultracentenari. Il “Metodo Pollica” trasforma l’eredità di Angelo Vassallo in scienza applicata: dieta mediterranea, agricoltura rigenerativa e comunità unite per un modello di longevità ora esportato in Giappone e Stati Uniti.
L’eredità di un sindaco visionario
Sono passati quindici anni dalla scomparsa di Angelo Vassallo. Il sindaco di Pollica aveva trasformato il suo mandato in una missione: dimostrare che sviluppo e sostenibilità potevano camminare insieme. La sua idea era semplice, precisa: rendere il piccolo borgo cilentano un laboratorio dove la salute delle persone e quella del pianeta si alimentassero a vicenda. Oggi, mentre la giustizia fatica ancora a fare chiarezza sul suo assassinio, quel progetto è diventato realtà. E Pollica non è più solo un punto sulla mappa della provincia di Salerno. È diventata il comune con la più alta concentrazione di centenari al mondo, un primato che attira scienziati, ricercatori e delegazioni internazionali.
Qui non si parla di record anagrafici casuali: si studia un fenomeno documentato, misurabile, replicabile. L’intuizione di Vassallo era che non bastasse proteggere l’ambiente o promuovere il cibo sano. Serviva mettere in relazione tutto: la terra, il mare, le persone, le tradizioni. Un sistema integrato che oggi porta il nome esatto di “Metodo Pollica”.
Quando la dieta mediterranea diventa sistema
A guidare questa trasformazione da sogno a scienza è Sara Roversi, fondatrice del Future Food Institute. A Pollica ha creato il Paideia Campus, uno spazio dove biodiversità, formazione e imprenditoria agroalimentare si intrecciano nella pratica quotidiana.
Non si tratta di un centro studi astratto: qui si lavora sul campo, si coinvolgono agricoltori e pescatori, si rigenerano territori e culture. Il riconoscimento è arrivato anche oltreoceano. Durante la Climate Week di New York, il Future Food Institute ha ricevuto il Global Trust Builder Award 2025 nella categoria Global Impact. Un premio assegnato per l’impegno nel valorizzare i patrimoni viventi attraverso cultura, decrescita consapevole e coinvolgimento comunitario.
La dieta mediterranea, patrimonio Unesco, viene spesso ridotta a un piatto di pasta al pomodoro. A Pollica rappresenta invece qualcosa di più profondo e articolato.
È un’intera filiera che parte dai campi coltivati con metodi rigenerativi, passa per il mare pescato con la rete menaica (un’antica tecnica sostenibile che rispetta i cicli biologici) e arriva fino alle tavole dove si condividono pasti e relazioni. Dunque l’applicazione quotidiana di questi principi dimostra che salute individuale e salute ambientale sono facce della stessa medaglia. Chi vive qui si ammala meno, invecchia meglio e pesa meno sul sistema sanitario.
Dalle aree marginali al centro del mondo
Il Metodo Pollica ribalta una narrazione consolidata. Mentre il pianeta continua a concentrare risorse e attenzioni nelle grandi metropoli, questo piccolo borgo del Cilento dimostra che le aree considerate marginali possono diventare laboratori di futuro. Non si tratta di romanticismo rurale o di nostalgia per il passato. Si tratta di creare opportunità economiche e sociali concrete, valorizzando territori che offrono aria pulita, cibo genuino, relazioni umane solide. E, come dimostrano i dati anagrafici, una qualità della vita che si traduce in anni vissuti in salute.
L’agricoltura rigenerativa non si limita a produrre alimenti: migliora il suolo, aumenta la biodiversità, cattura carbonio. La pesca con la rete menaica, che a Pollica è ancora praticata, permette ai pesci più piccoli di sfuggire e ai fondali di rigenerarsi.
Dalla teoria alla pratica internazionale
La domanda che ricercatori e istituzioni si pongono è semplice: questo modello funziona anche altrove? La risposta sta arrivando dal Giappone, dove il Future Food Institute ha avviato collaborazioni per adattare i principi del Metodo Pollica ad altri contesti. Non si tratta di copiare pedissequamente l’esperienza cilentana, ma di estrarne i meccanismi fondamentali e calibrarli sulle specificità locali. Anche negli Stati Uniti stanno studiando come replicare certi aspetti, soprattutto il legame tra comunità, territorio e alimentazione. Il lavoro comune tra pubblico e privato è l’altro pilastro del sistema.
A Pollica agricoltori, pescatori, istituzioni, cittadini, scienziati e imprese lavorano insieme. Questa squadra unita potrebbe essere davvero la base di quell’elisir di lunga vita che tutti cercano. E la cosa più interessante è che non parliamo di teorie: parliamo di ultracentenari in carne e ossa, di dati demografici verificabili, di un sistema sanitario locale che registra incidenze di malattie croniche inferiori alla media nazionale. La visione di Angelo Vassallo, piantata quindici anni fa, oggi produce frutti concreti e misurabili.
Il piccolo sindaco del Cilento aveva visto giusto: si può vivere meglio, più a lungo e in modo sostenibile.
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