La China National Nuclear Corporation completa le verifiche preliminari del primo reattore commerciale approvato dall’Agenzia Internazionale per l’Energia Atomica. Un impianto che promette elettricità per oltre mezzo milione di abitazioni, con applicazioni nel teleriscaldamento e nella desalinizzazione.
Un traguardo tecnologico nel cuore di Hainan
La China National Nuclear Corporation (CNNC) ha portato a termine i test funzionali a freddo del Linglong One, il reattore modulare costruito nel sito di Changjiang, sull’isola meridionale di Hainan. Si tratta di un passaggio decisivo per quello che viene definito il primo Small Modular Reactor (SMR) terrestre a uso commerciale al mondo. E dopo aver ottenuto l’approvazione dell’Agenzia Internazionale per l’Energia Atomica.
Le verifiche, condotte senza l’impiego di materiale nucleare, hanno testato l’intero sistema idraulico e meccanico dell’impianto, simulando le condizioni termiche previste durante il normale funzionamento. L’esito positivo conferma che il circuito primario mantiene la tenuta necessaria e che tutte le apparecchiature di supporto operano secondo i parametri stabiliti.
Ora l’impianto è pronto per affrontare la fase calda, nella quale il circuito di raffreddamento verrà portato alla temperatura di esercizio reale per valutare il comportamento dei materiali e delle pompe principali sotto stress termico.
Le caratteristiche tecniche del “power bank nucleare”
Il Linglong One, identificato anche con la sigla ACP100, è un “reattore ad acqua pressurizzata capace di generare 125 megawatt elettrici, con una potenza termica complessiva di 385 MW”. La sua produzione annua stimata è di circa un miliardo di chilowattora. Ed è sufficiente a coprire il fabbisogno energetico di oltre un milione di persone, distribuite in circa 526.000 abitazioni. Progettato per una vita operativa di 60 anni, con cicli di ricarica del combustibile ogni due anni, il reattore è stato concepito per garantire versatilità applicativa.
Oltre alla produzione di elettricità, l’impianto può infatti essere impiegato per il teleriscaldamento urbano, la desalinizzazione dell’acqua di mare e la fornitura di vapore per processi industriali. Le dimensioni contenute e la modularità del progetto hanno fatto guadagnare al Linglong One il soprannome di “power bank nucleare”. Un’espressione che sintetizza la capacità di fornire energia stabile in configurazioni compatte e facilmente replicabili.
Dal punto di vista ambientale, la CNNC ha stimato che un singolo reattore ACP100 in funzione potrebbe evitare l’emissione di circa 880.000 tonnellate di anidride carbonica ogni anno. Un volume equivalente alla capacità di assorbimento di 7,5 milioni di alberi.
L’impianto rientra nel 14º Piano Quinquennale cinese, il documento strategico che copre il periodo 2021-2025 e che punta a diversificare il mix energetico nazionale riducendo la dipendenza dai combustibili fossili.
L’attivazione del Linglong One è prevista per il 2026.
La strategia cinese nel nuovo nucleare
La Cina sta investendo in modo deciso nel settore dei reattori modulari, considerati una delle soluzioni più promettenti per combinare sicurezza, efficienza e scalabilità.
Secondo i dati dell’Associazione Nucleare Mondiale, aggiornati al 2024, la Cina dispone attualmente di 57 reattori nucleari operativi, con una capacità installata superiore a 55 gigawatt, e altri 23 impianti in costruzione. Questo scenario la colloca come il secondo produttore mondiale di energia nucleare dopo gli Stati Uniti, ma con un ritmo di espansione nettamente superiore. Gli SMR rappresentano un tassello fondamentale di questa strategia. Poiché permettono di distribuire la produzione energetica in aree dove i grandi reattori tradizionali non sarebbero economicamente sostenibili o tecnicamente realizzabili.
Il confronto internazionale
Mentre Pechino accelera sugli SMR, altri attori globali stanno sviluppando progetti paralleli. Negli Stati Uniti, la società NuScale Power ha ottenuto nel 2020 l’approvazione della Nuclear Regulatory Commission per il suo reattore modulare da 77 megawatt. I primi impianti commerciali, però, non sono ancora operativi. In Canada, le province di Ontario e Saskatchewan stanno valutando la costruzione di reattori modulari per servire comunità remote, con progetti che prevedono capacità tra i 300 e i 400 megawatt.
Anche la Russia ha sviluppato soluzioni modulari, inclusi reattori galleggianti già in funzione in aree artiche, mentre nel Regno Unito il governo ha stanziato fondi per sostenere lo sviluppo di SMR avanzati attraverso la società Rolls-Royce. La competizione tecnologica si intreccia con quella economica.
Gli SMR promettono costi di costruzione inferiori rispetto ai reattori tradizionali, grazie alla produzione in serie dei componenti e alla riduzione dei tempi di cantiere. Tuttavia, i primi progetti pilota stanno incontrando difficoltà nel rispettare i budget iniziali, e molti esperti sottolineano che sarà necessario raggiungere economie di scala significative per rendere questi impianti competitivi rispetto alle fonti rinnovabili.
Una scommessa su stabilità e sicurezza
L’entrata in esercizio del Linglong One rappresenta un banco di prova concreto per valutare quanto gli SMR possano mantenere le promesse tecniche e commerciali. A differenza dei grandi impianti nucleari, che richiedono investimenti miliardari concentrati in un unico sito, i reattori modulari distribuiscono il rischio su unità più piccole e gestibili. La sicurezza passiva, garantita da sistemi di raffreddamento che non dipendono da pompe elettriche, riduce la possibilità di incidenti gravi. Inoltre, la possibilità di installare questi reattori in prossimità di centri industriali o urbani apre scenari nuovi per l’integrazione tra produzione energetica e utilizzi locali del calore residuo.
La desalinizzazione dell’acqua, in particolare, è un tema centrale per molte regioni costiere del pianeta che affrontano stress idrico crescente. L’isola di Hainan, dove sorge il Linglong One, non fa eccezione. L’impianto potrà contribuire a garantire acqua potabile alla popolazione locale, riducendo la dipendenza da impianti alimentati con combustibili fossili. In maniera analoga, il teleriscaldamento urbano alimentato da calore nucleare potrebbe sostituire sistemi a carbone o gas naturale in diverse città cinesi, abbattendo le emissioni inquinanti.
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