Consumare cannabis prima dei 50 anni di età causa un aumento dei rischi di ictus e infarto
La cannabis non è una sostanza innocua. Recenti studi presentati all’ultimo congresso dell’American College of Cardiology hanno nuovamente acceso i riflettori sui potenziali effetti dannosi della cannabis a livello cardiovascolare. In particolare una ricerca pubblicata su JACC: Advances ha messo in luce una preoccupante correlazione tra l’uso di cannabis e il rischio di eventi cardiovascolari negli under 50. Lo studio, condotto su un vasto campione, ha evidenziato come i consumatori di cannabis siano più vulnerabili a infarto miocardico, ictus ischemico e insufficienza cardiaca. L’uso della sostanza, infatti, incrementa del 51% il rischio di avere un infarto rispetto ai non consumatori.
Un campanello per la salute cardiovascolare
Questi risultati giungono in un contesto di crescente legalizzazione e normalizzazione dell’uso di cannabis in molti paesi. Inclusi gli Stati Uniti, dove la marijuana terapeutica è legale in 39 stati e l’uso ricreativo in 24. Il dottor Ibrahim Kamel, primo autore dello studio, ha sottolineato l’importanza che i medici siano consapevoli di questo rischio emergente. “I medici, ha detto, dovrebbero capire che questo è un fattore di rischio e dovrebbero valutarlo soprattutto se un giovane si presenta al pronto soccorso con un problema cardiovascolare”. Ha inoltre evidenziato come spesso i pazienti tendano a negare l’uso di cannabis se non interrogati specificamente, anche dopo aver negato l’uso di tabacco.
Cannabis e rischio cardiaco: altri due studi
Altri due studi recenti mettono in guardia sui rischi cardiovascolari della cannabis. Il primo dell’Heart and Vascular Institute of West Virginia University ha analizzato pazienti con scompenso cardiaco. Il risultato è che i consumatori abituali mostravano mortalità tripla, aritmie pericolose doppie e fibrillazione atriale aumentata del 70%. Un’altra ricerca del Copenhagen University Hospital quasi due milioni di nuovi utilizzatori di cannabis per dolore cronico evidenziava, nei primi sei mesi, aritmie doppie e un aumento del 20% di eventi coronarici acuti.
Il perché degli effetti sul cuore
Il perché la cannabis determina questi impatti sul sistema cardiovascolare è nel suo effetto sulla stimolazione del sistema nervoso simpatico. Questa attivazione innesca una vasocostrizione, con conseguente innalzamento della pressione sanguigna, e un aumento della probabilità di sviluppare aritmie cardiache. L’effetto negativo della cannabis sul sistema cardiovascolare potrebbe inoltre essere amplificato da una disfunzione endoteliale. Ovvero un’alterazione della normale funzione dei vasi sanguigni.
Gli altri fattori di pericolosità
A queste cause si aggiungerebbe per i ricercatori una maggiore aggregazione delle piastrine, che può favorire la formazione di coaguli e aumentare il rischio di trombosi. Infine, l’uso di cannabis si associa ad un aumento dello stress ossidativo. Ossia ad uno squilibrio tra la produzione di radicali liberi e la capacità del corpo di neutralizzarli, noto per gli effetti dannosi sul sistema cardiovascolare.
Una sostanza tutt’altro che innocua
Questi studi suggeriscono che la percezione della cannabis come sostanza innocua contrasta con le prove scientifiche accumulate negli anni. Nonostante una crescente opinione pubblica favorevole, numerosi studi clinici continuano a dimostrare i potenziali effetti deleteri della cannabis sulla salute. Anche riconoscendo il suo potenziale terapeutico in alcuni ambiti medici, è evidente che essa comporta diversi effetti collaterali dannosi per l’organismo.
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