Un cammino all’insegna della lentezza, tra i dislivelli dell’Appennino, ma anche un cammino solidale che fa attraversare le regioni e i paesi colpiti dal sisma del centro Italia tra il 2016 e il 2017. Terre mutate dal terremoto dove è nato un turismo nuovo, per rilanciare il territorio.
Fare trekking, e solidarietà. Così i territori del centro Italia colpiti dal terremoto, tra l’estate del 2016 e l’inizio del 2017, cercano di rimettersi in piedi, con un progetto di turismo dal basso che punta a riattivare le attività commerciali e a riportare i turisti sul territorio. È il Cammino nelle Terre Mutate: circa 250 km, suddivisi in 14 tappe; partenza da Fabriano e arrivo a L’Aquila attraversando quattro regioni e due Parchi Nazionali, il Parco Nazionale dei Monti Sibillini e il Gran Sasso Laga. Un cammino all’insegna della lentezza e della bellezza del territorio, pur segnato dai terremoti, su cui l’associazione Cammino nelle Terre Mutate ha realizzato anche una guida, giunta quest’anno alla terza edizione.
“L’idea nasce inizialmente nell’estate del 2017, qualche mese dopo lo sciame sismico. Il gruppo romano Movimento Tellurico quell’anno aveva organizzato una prima lunga marcia, per monitorare la ricostruzione e portare conforto a questi territori – racconta Patrizia Vita, vicepresidente dell’associazione Cammino nelle Terre Mutate -. L’anno dopo è stata organizzata un’altra lunga marcia, iniziando a tracciare e individuare il percorso. Un lavoro fatto dall’esterno, perché noi non eravamo nelle condizioni di poter fare nulla: dopo l’emergenza tutti i compaesani si sono spostati sulla costa, ed io sono rimasta qui ad Ussita insieme ad un’altra decina di persone, auto-organizzandoci con camper e roulotte”.
Primato in Europa
Un cammino che ha tra le sue mission quella di sostenere economicamente le realtà commerciali e ricettive presenti sul territorio, ma anche di “far sì che questo cammino sia preso in cura dai territori che il cammino stesso attraversa”, aggiunge Patrizia. “A noi piace dire che questo è il primo cammino solidale d’Europa: qui si attraversano terre mutate sapendo che sono territori dove, a quasi nove anni dal sisma, forse si comincia la ricostruzione. È iniziata da un paio di anni, da poco iniziano ad esserci le gru – spiega Patrizia Vita, che vive a Ussita in una soluzione abitativa di emergenza, in attesa di poter ricostruire la sua casa -. Coloro che percorrono il cammino sono i nostri altoparlanti. Di tappa in tappa, camminano tra i cantieri, su macerie. Molti ci dicono che non si aspettavano che le condizioni fossero ancora queste, e noi allora diciamo di andare dai loro amici e raccontare come stanno veramente le cose”.
Un cammino solidale che si può fare anche in bicicletta, mountainbike o cicloturistica, o noleggiando un asino magari per il trasporto dei bagagli. Un modo per vivere i territori che si percorrono in contatto con le bellezze naturalistiche tipiche dell’Appennino, ma anche con chi è rimasto sul territorio e le cui storie segnano il percorso del cammino, anche sulla guida.
Fare rete nelle terre mutate
Nelle terre mutate del centro Italia sono mutate anche le comunità che le abitano e la loro quotidianità. Ed è mutato anche il turismo. L’idea di creare questo cammino ha attivato un nuovo senso di partecipazione, che ha portato lo scorso dicembre alla nascita dell’Associazione Cammino nelle Terre Mutate, e ha fatto riscoprire la necessità di fare rete, soprattutto tra i territori colpiti dal sisma. “Purtroppo con l’esperienza del terremoto, ci siamo ritrovati tante volte con progetti calati dall’alto. Senza che nessuno ci chiedesse di cosa avessimo bisogno. Invece, con il cammino ci siamo rimboccati le maniche perché il percorso è partito dal basso, facendo un lungo processo partecipato, riattivando le realtà locali – dice con soddisfazione Patrizia Vita -. Il cammino è riuscito a farci mettere in rete tra di noi, e a collaborare su altri progetti. E questo ci fa sentire meno soli”.
Informazioni sul Cammino nelle Terre Mutate
Il percorso del Cammino nelle Terre Mutate, scaricabile dal sito, può essere organizzato in autonomia o con dei tour operator, per viaggi di gruppo. Ogni tappa ha dei referenti a supporto di camminatori e camminatrici, anche per sapere dove poter dormire. Gli organizzatori raccomandano di prenotare con largo anticipo “per far sì che si abbiano sorprese: da noi non si può partire e prenotare tappa dopo tappa, perché si rischia di non trovare alloggio”, precisa la vicepresidente dell’associazione.
Dall’esperienza di altri camminatori sono nati libri, tesi di laurea e amicizie. Racconti che si uniscono a quelli di chi vive nelle terre mutate, in attesa che venga svelato il programma del prossimo anno, nel decennale del sisma. “È necessario fare il punto della situazione, ed è attraversando i luoghi che si riesce a fare questi punti”, conclude Patrizia.
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