Il cane più fedele del mondo spegne novantacinque candeline
Nel vasto universo Disney, popolato da topi parlanti, paperi con il bavero alla marinara e cani bipedi vestiti da umani, Pluto resta una figura unica e inconfondibile. Con le sue orecchie pendenti, la lingua a penzoloni e lo sguardo espressivo, ha accompagnato generazioni di spettatori senza mai pronunciare una parola. Eppure, da 95 anni, ha un posto speciale nel cuore del pubblico.
Il debutto ufficiale avvenne il 5 settembre 1930, nel cortometraggio The Chain Gang, dove appariva come un cane da caccia impiegato per catturare un evaso che poi altri non era se non Topolino. Era ancora un personaggio secondario, senza nome e senza legami speciali. Poco dopo lo ritroviamo in The Picnic (1930) come ‘Rover’, il cane di Minni. Solo l’anno successivo, nel corto The Moose Hunt (1931), Pluto assume finalmente il ruolo che lo renderà celebre: quello di fedele compagno di Topolino, con un nome ormai destinato a diventare iconico.
Curiosamente, la scelta del nome potrebbe non essere casuale. Nel 1930, poco prima dell’uscita del cartoon, fu infatti scoperto Plutone, considerato il nono pianeta del Sistema Solare per 76 anni prima di essere riclassificato nel 2006 pianeta nano. Pare che la Disney abbia colto al volo l’occasione, sostituendo il più banale ‘Rover’ con un nome dal fascino “celestiale”. L’accostamento funzionò: Pluto divenne immediatamente familiare al pubblico, distinguendosi in un contesto in cui tutti i personaggi Disney venivano umanizzati.
Pluto, invece, non cammina eretto, non parla, non indossa abiti. È, in tutto e per tutto, un cane. Ma proprio questa semplicità lo ha reso speciale. A dargli vita fu in particolare l’animatore Norm Ferguson, uno dei pionieri dell’animazione espressiva. Fu lui, nel 1934, a curare il memorabile corto Playful Pluto, in cui il protagonista resta invischiato in un foglio di carta moschicida. In quella scena, considerata una svolta nella storia dell’animazione, Pluto si contorce, riflette, prova imbarazzo, si arrabbia, si rassegna: il tutto senza pronunciare una parola. Per la prima volta, un personaggio animato ‘pensava’ sullo schermo, restituendo al pubblico un’espressione emotiva profonda e immediata.
Nel corso degli anni ha avuto un’evoluzione tutta sua. Dapprima semplice spalla di Topolino, conquista presto il ruolo di protagonista in una lunga serie di cortometraggi, ben 89 in totale tra il 1930 e il 1953. In Lend a Paw (1941) vince persino l’Oscar per il miglior cortometraggio animato. In questa storia – in cui salva un gattino dall’annegamento dopo una crisi di gelosia -, Pluto ha un angelo e un diavolo sulla spalla: una rappresentazione innovativa per l’epoca delle lotte interiori tra Bene e Male. Compare anche in altri titoli memorabili come Pluto’s Blue Note (1947), The Pointer (1939) e Mickey and the Seal (1948), tutti candidati all’Academy Award.
Nel fumetto, Pluto fa la sua prima comparsa nel luglio 1931, per poi diventare personaggio ricorrente nei racconti di Topolino. Nonostante resti sempre muto, la sua presenza è tutt’altro che marginale: è il confidente silenzioso, l’amico fedele, il testimone canino delle disavventure disneyane. Con il tempo, il suo universo si allarga: appaiono rivali come il bulldog Butch, amici come Figaro e persino amori, come la pechinese Fifi o la bassottina Dinah. In Pluto’s Quin-Puplets (1937) lo vediamo perfino alle prese con una cucciolata, mentre in Pluto’s Kid Brother (1946) fa da fratello maggiore al piccolo K.B.
Dopo l’epoca d’oro del cinema ha continuato a vivere nella televisione e nel merchandising. Negli anni Duemila è riapparso in House of Mouse, Mickey Mouse Works, Mickey Mouse Clubhouse e nelle recenti serie animate Disney+. Nel 2020, in occasione del 90° anniversario, la Disney ha lanciato una chiave commemorativa e altri oggetti da collezione dedicati al cane più amato del suo universo. La popolarità di Pluto non è solo una questione di nostalgia. Durante la Seconda guerra mondiale, il personaggio fu persino utilizzato nei centri di addestramento per cani da guerra negli Stati Uniti come simbolo della fedeltà e dell’impegno canino. Ancora oggi, resta uno dei sei “Sensational Six” – l’élite disneyana composta da Topolino, Minni, Paperino, Paperina, Pippo e, appunto, Pluto – pur essendo l’unico a non avere parola.
Nel mondo dell’animazione, dove chiunque può parlare, cantare e indossare una giacca, lui ha scelto di restare cane. Un cane vero, fatto di zampe impacciate, guai quotidiani e amore incondizionato. È forse per questo che, a 95 anni suonati, continua a suscitare simpatia e affetto. Perché, in fondo, Pluto non è solo un personaggio: è l’amico a quattro zampe che tutti vorremmo al nostro fianco.
© Riproduzione riservata