Gli ultimi dati scientifici ridimensionano le speranze di longevità estrema nei paesi industrializzati
Il traguardo dei 100 anni di vita inizia a rivelarsi utopistico. Una ricerca pubblicata sulla rivista dell’Accademia delle Scienze degli Stati Uniti ha infatti rivelato come l’aspettativa di vita stia rallentando il suo ritmo di crescita in maniera peraltro significativa. Lo studio, che ha analizzato i dati demografici di 23 Paesi industrializzati, dimostra come il ritmo accelerato di crescita dell’aspettativa di vita che aveva caratterizzato i primi decenni del Novecento, appartenga ormai al passato.
Aspettativa di vita: la grande accelerazione del XX secolo
Dalla fine dell’Ottocento e per gran parte del secolo successivo, i paesi più ricchi avevano assistito a progressi medici rivoluzionari. L’introduzione di pratiche igieniche moderne, lo sviluppo di nuove tecniche mediche e soprattutto l’avvento degli antibiotici avevano spinto l’aspettativa di vita verso traguardi precedentemente inimmaginabili. Una persona nata in un Paese ricco nel 1938 poteva ragionevolmente sperare di vivere fino a 80 anni, un incremento straordinario di ben 18 anni rispetto a chi era venuto al mondo solo quattro decenni prima.
Il rallentamento per i nati dal 1939
Poi le cose hanno cominciato a cambiare. Per le generazioni nate dal 1939 al 2000, la crescita dell’aspettativa di vita si è di fatto ridotta a un ritmo compreso tra 2,5 e 3,5 mesi ogni anno, una decelerazione che rappresenta circa la metà rispetto alla crescita registrata all’inizio del secolo scorso. Questo rallentamento ha portato l’aspettativa di vita attuale a stabilizzarsi attorno agli 80 anni, creando una situazione di stagnazione relativa che non lascia presagire rapidi miglioramenti futuri. I ricercatori sono stati espliciti: “Prevediamo, hanno dichiarato, che i nati nel 1980 non vivranno in media fino a 100 anni e nessuna delle coorti del nostro studio raggiungerà questo traguardo”. Questo nonostante l’ulteriore accelerazione dei progressi medici e scientifici.
Le cause del fenomeno
La ricerca ha identificato le ragioni principali di questo rallentamento attraverso un’analisi approfondita dei diversi fattori che influenzano la mortalità nelle diverse fasce d’età. Emerge come oltre la metà della decelerazione totale sia attribuibile ai trend di mortalità nei bambini al di sotto dei 5 anni, mentre più di due terzi del fenomeno possono essere spiegati considerando i trend di mortalità al di sotto dei 20 anni. Questo dato risulta particolarmente significativo perché evidenzia come i guadagni più importanti in termini di aspettativa di vita fossero storicamente legati alla riduzione della mortalità infantile e giovanile. Con il raggiungimento di standard già molto elevati in questi ambiti nei Paesi industrializzati, i margini di miglioramento si sono drasticamente ridotti.
Implicazioni per il futuro
Héctor Pifarré i Arolas, uno degli autori, ha sintetizzato la portata di questi risultati: “L’aumento senza precedenti dell’aspettativa di vita raggiunto nella prima metà del XX secolo sembra essere un fenomeno che difficilmente si ripeterà nel prossimo futuro”. La ricerca suggerisce che anche eventuali innovazioni mediche rivoluzionarie, oggi non prevedibili, difficilmente potrebbero eguagliare i rapidi aumenti dell’aspettativa di vita osservati nel secolo scorso. Questo, naturalmente, non significa che i progressi medici si fermeranno, ma che il loro impatto sull’aspettativa di vita complessiva sarà probabilmente più contenuto rispetto al passato.
Conseguenze politiche e sociali
I risultati dello studio hanno implicazioni dirette e concrete per la definizione delle politiche pubbliche. In particolare, la pianificazione dei sistemi pensionistici deve tenere conto di questa nuova realtà demografica. Se l’aspettativa di vita non crescerà più ai ritmi del passato, molte delle proiezioni attuali sui costi previdenziali potrebbero risultare sovrastimate. Allo stesso tempo, la ricerca offre spunti importanti per la definizione dei piani sanitari nazionali. Sapere che l’aspettativa di vita tenderà a stabilizzarsi permette di orientare meglio gli investimenti in sanità pubblica, concentrandosi su quegli interventi che possono ancora fare la differenza in termini di qualità della vita piuttosto che di pura longevità.
Una prospettiva non troppo pessimistica
Nonostante i toni apparentemente pessimistici, lo studio non rappresenta necessariamente una cattiva notizia. Il rallentamento della crescita può essere interpretato come il raggiungimento di un plateau naturale, dove ulteriori miglioramenti richiedono sforzi sempre maggiori per risultati sempre più marginali. Inoltre, la consapevolezza di questi limiti può spingere la ricerca medica e la società nel suo complesso a concentrarsi maggiormente sulla qualità della vita piuttosto che sulla sua durata assoluta. Elementi come lo stile di vita, la qualità dell’aria e l’accesso alle cure mediche continuano ad avere un impatto sostanziale sul benessere individuale, anche se il loro effetto sull’aspettativa di vita complessiva potrebbe essere più limitato di quanto sperato in passato.
TUTTE LE ULTIME NOTIZIE SU SPAZIO50.ORG
© Riproduzione riservata