Il 14% degli anziani italiani non ha nessuno a cui chiedere aiuto: le proposte della Comunità di Sant’Egidio contro la solitudine estiva
Con l’estate tornano le temperature estreme, e con una fragilità ancora troppo ignorata: la solitudine degli anziani. Il caldo, infatti, colpisce con maggiore durezza chi vive da solo e ha una rete sociale debole o assente. È il caso di milioni di persone in Italia, come ha ricordato la Comunità di Sant’Egidio durante la conferenza stampa ‘Anziani: tra caldo e solitudine, consigli per un’estate sicura’, tenutasi a Roma qualche giorno fa. Il presidente Marco Impagliazzo lancia un appello chiaro: “Serve un cambio di mentalità sugli anziani, che sono e diventeranno sempre più la maggioranza della popolazione”.
I numeri della solitudine in Italia
Nel 2025 gli over 65 sono oltre 14,5 milioni, pari al 24,7% della popolazione, con una crescita degli ultraottantenni che superano quota 4,59 milioni, mentre il numero di centenari ha raggiunto un nuovo massimo, con oltre 23.500 persone. Ciò significa che, se 50 anni fa c’erano 9 bambini ogni ultraottantenne, oggi il rapporto è praticamente di uno a uno. Questi sono i numeri impressionanti del rapporto annuale Istat. Ma ciò che più fa pensare è sapere che – secondo Eurostat -, il 14% degli anziani italiani non ha nessuno a cui chiedere aiuto e il 12% non ha persone con cui condividere problemi personali. La solitudine degli anziani, però, non è solo una questione sociale, ma una vera emergenza clinica. L’isolamento, unito al caldo, può infatti avere conseguenze drammatiche: malori non soccorsi in tempo, peggioramento delle condizioni psichiche, fino al ricovero o alla morte evitabili.
Dal cohousing al vicinato
Per affrontare questa realtà, Impagliazzo ha ricordato l’importanza della legge 33 del 2023, pensata per ridisegnare l’assistenza agli anziani. “Serve – ha spiegato all’Osservatore Romano – un modello che punti sull’assistenza domiciliare, sul co-housing, sulla telemedicina e su tutti quegli strumenti che aiutano a rimanere a casa propria”. Superare l’istituzionalizzazione, favorire la dignità e la qualità della vita: questi i principi guida della norma, che però attende ancora i decreti attuativi. È dunque fondamentale l’impegno delle istituzioni, ma anche quello dei cittadini: “Bisogna prestare attenzione agli anziani che vivono nei nostri palazzi, fare due chiacchiere, ricordare di bere. Piccoli gesti che possono salvare vite”, ha sottolineato.
‘Viva gli anziani’: una rete di prossimità
Contro la solitudine degli anziani, la Comunità di Sant’Egidio ha messo in campo già da 15 anni il programma ‘Viva gli anziani’. Attivo a Roma e in altre città, coinvolge oggi circa 30.000 persone – tra anziani, volontari e operatori – in nove città italiane, da Napoli a Genova, da Brindisi a Pavia. A Roma sono oltre 15.000 gli ultraottantenni seguiti, grazie a interventi di prossimità che includono telefonate quotidiane, visite a domicilio, compagnia e supporto logistico. “Sono misure che impediscono all’anziano di avere paura o di sentirsi solo”, ha spiegato Impagliazzo. Non si tratta, ha aggiunto, solo di assistenza, ma di costruire relazioni, ridare un senso al quotidiano, prevenire malesseri che, in solitudine, possono diventare emergenze.
Convivenze solidali per anziani: una soluzione concreta
Una delle proposte più innovative è quella del co-housing: gruppi di anziani che decidono di convivere, condividendo spese e compagnia. “È una formula che funziona”, assicura. “Rende la vita più serena, restituisce dignità e umanità”. Le convivenze solidali attivate dalla Comunità di Sant’Egidio stanno già ridisegnando il volto di alcuni quartieri di città italiane, dove si ricreano piccole comunità capaci di sostenersi e arricchirsi reciprocamente. Molto più efficace del ritiro in una struttura, spiega Impagliazzo, può essere la convivenza tra un piccolo gruppo di anziani, che mettano assieme le loro risorse, per pagare l’affitto, per farsi compagnia, per essere seguiti da persone più giovani che possono venire incontro alle loro esigenze. Sono forme di co-housing molto felici per la vita degli anziani, che non si ritrovano più soli, ma in compagnia, condividendo le spese, come in una famiglia.
Volontariato: generazioni a confronto
Molto si deve anche ai volontari. A livello nazionale sono 9 le città in cui sono coinvolte, compresi gli anziani, circa 30.000 persone, tra anziani, volontari e medici e sono Napoli, Catania, Brindisi, Sassari, Padova, Novara, Genova, Parma e Pavia. Giacomo La Marra, giovane impegnato nel progetto, racconta: «Stare con gli anziani è come incontrare degli amici. Facciamo la spesa insieme, parliamo delle nostre vite. È un’esperienza umana fortissima». Queste relazioni intergenerazionali dimostrano che, con poco, si può fare molto. Un aiuto semplice ma quotidiano diventa uno scudo contro la solitudine, un ponte tra epoche diverse, una risorsa per l’intera società. L’appello della Comunità di Sant’Egidio è a non considerare più la solitudine degli anziani in estate un problema marginale. È una questione di giustizia sociale, di equità e di civiltà. In un Paese dove l’età media continua a salire, non si può restare indifferenti.
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