Il progetto Alpinisti InSuperAbili porta persone con disabilità a riscoprire i 4.000 metri in montagna. Un’esperienza di inclusione e libertà tra salite memorabili e numeri che raccontano un cambiamento concreto.
Alpinisti InSuperAbili si rinnova in alta quota
La Valle d’Aosta è stata teatro della nuova edizione di “Alpinisti InSuperAbili… adrenalina inclusiva”, che ha portato persone con disabilità fino ai 4.000 metri. Con tanta voglia di rompere le barriere che ancora rendono la montagna un luogo poco accessibile a tutti. Il progetto, promosso da realtà locali e supportato dallo sportivo paralimpico Moreno Pesce, ha visto la partecipazione di atleti e volontari impegnati a rendere possibile la scalata a cime come il Breithorn.
Gli alpinisti coinvolti non erano spettatori, ma protagonisti attivi. Grazie a tecnologie come protesi in fibra di carbonio, guide qualificate e supporti specifici, sono riusciti a raggiungere vette che tradizionalmente sembrano precluse. Il messaggio è chiaro: perdere una gamba o affrontare altre difficoltà non equivale a perdere la voglia di vivere e di scoprire, e la montagna può diventare il luogo dove guardare, pensare e aspettare.
Inclusività in montagna
Secondo l’Istat, in Italia ci sono oltre 3 milioni di persone con disabilità gravi – pari al 5 % della popolazione – e fino a quasi 13 milioni se si includono le limitazioni lievi. Solo il 9 % di chi vive forti disabilità pratica sport, eppure il 65 % di questi desidera vacanze attive. E il turismo accessibile, come dimostrato in Europa, genera ricavi per più di 60 miliardi di euro, di cui in Italia si stimano 4 milioni di potenziali utenti.
Nel Trentino, le politiche per rendere la montagna accessibile hanno incluso formazione per guide alpine ed escursionisti, certificazioni per rifugi e sentieri, e l’acquisto di defibrillatori. In Valle d’Aosta e altre regioni alpine, si stanno realizzando mappe dettagliate dei sentieri per valutarne l’idoneità, con schede tecniche su pendenza, fondo, servizi e copertura alle persone non vedenti o diversamente abili.
Come funziona “l’adrenalina inclusiva”
Nel caso specifico del progetto valdostano, le spedizioni sono state organizzate con tempistica ottimale e presenza di guide esperte. Anche quando la prima data prevista è stata rinviata a causa del maltempo, la squadra ha ripianificato e mantenuto viva la motivazione dei partecipanti.
Moreno Pesce – atleta paralimpico noto come “l’uomo delle vertical” – ha raccontato come perdere una gamba non abbia fermato la sua voglia di vita, evidenziando l’importanza del coraggio e della resilienza. Uno spirito, indomito, che ha coinvolto anche altri alpinisti parzialmente diversamente abili, che hanno potuto scalare insieme, supportandosi reciprocamente in un ambiente estremo.
Gli ideatori del progetto hanno dimostrato come soluzioni tecniche e ausili possono fare la differenza. Ad esempio, l’uso di protesi moderne e l’impiego di joëlette – carrozzine monoruota trainate da volontari – permettono l’accesso a sentieri impervi. Nel Trentino, l’adozione della joëlette ha reso possibili escursioni a persone con difficoltà motorie, coinvolgendo attivamente guide, rifugisti e volontari.
Sport e inclusione, un rapporto cresciuto col tempo
Non si tratta solo di vendere un’esperienza: lo sport in quota porta benefici psicofisici evidenti. Per chi ha subito traumi o disabilità, muoversi in ambienti naturali sviluppa fiducia, autostima e senso di appartenenza. Specialmente tra i più giovani, gli effetti includono miglioramenti dell’umore, l’interazione con gli altri e l’integrazione nella vita quotidiana.
Il Trentino, in tal senso, ha creato un “sistema accessibile” investendo in infrastrutture, formazione e protocolli dedicati all’accoglienza delle persone con bisogni speciali. Il Club Alpino Italiano e l’Associazione Nazionale Mutilati e Invalidi Civili hanno ufficializzato un protocollo per garantire escursioni in condizioni di sicurezza, con percorsi attrezzati, guide formate e supporti tecnici.
Il ritorno economico arriva anche dal turismo: strutture certificate accessibili attirano un segmento di mercato fedele, con un ritorno stimato del 61 % di visitatori che ritornano, se trovano servizi
Oltre i 4.000 metri: la montagna diventa per tutti
Il successo di progetti come “Alpinisti InSuperAbili” non resta isolato. Nell’estate dei 4.000 metri si cominciano a contare esperienze a Bormio, Valtellina e Dolomiti, dove programmi come “Camminare oltre” invitano gruppi eterogenei – ipovedenti, non udenti, in sedia a rotelle – a riscoprire i sentieri in autonomia.
Le Alpi italiane propongono sempre più itinerari accessibili, con App e GPS specifici, cartografie digitali e segnaletica mirata. Le guide e i maestri di sci ricevono formazione per gestire escursioni con utenti autistici e con disabilità cognitive, ponendo attenzione a tutti i dettagli.
L’adesione di regioni alpine e associazioni dimostra che si può costruire un modello replicabile. Formare personale qualificato, adottare infrastrutture sostenibili e rendere sicuri sentieri e rifugi sono passi concreti per raggiungere l’obiettivo. Il turismo inclusivo non è solo un’azione sociale, ma un volano economico per intere comunità.
Foto: Instagram/alpinisti_insuperabili
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