Cresce la quota di lavoratori senior nel settore autonomo – soprattutto tra imprenditori e artigiani – e in quello dipendente, mentre diminuiscono le fasce d’età più giovani
Secondo le ultime stime di Bankitalia, nel 2025, i lavoratori italiani sono scesi al di sotto dei 30 milioni. Anche il comparto dell’occupazione sta invecchiando. Stiamo lentamente tornando a livelli pre-boom, con addirittura un milione di lavoratori in meno rispetto al 1950. Sotto i nostri occhi, quindi, gli effetti di una transizione demografica che si fa sentire anche sul mondo del lavoro. Perché chi resta, sempre più spesso, ha i capelli bianchi. Soprattutto nel settore autonomo.
Il processo di “senilizzazione del lavoro” in Italia procede serrato e, tra denatalità e invecchiamento della popolazione, è più veloce del previsto. Un’indagine condotta dalla Confederazione Nazionale dell’Artigianato e della Piccola e Media Impresa (Cna) ha analizzato l’impatto prodotto da questa situazione. Nel mondo del lavoro dipendente come in quello autonomo, infatti, sono sempre di più i senior che resistono. I titolari e i soci di imprese attive che contano fra 50 e 69 anni rappresentano oggi il 46,4% del totale, erano appena il 36% dieci anni fa. Nello stesso periodo la quota di over 70 è più che raddoppiata, passando dall’8,7 al 17,6%. Quindi, almeno un terzo degli imprenditori ancora in attività è in età da pensione.
Anche l’imprenditoria artigiana ha subito un ridimensionamento anagrafico. In dieci anni si è verificata una diminuzione del 17,9% degli iscritti Inps nella gestione speciale, con un drastico calo tra i giovani under 30 (-47,5%) e un decremento più contenuto nella fascia 40-59 anni (-17,1%). Gli artigiani over 59, invece, sono aumentati del 35,1%, portando a un peso maggiore degli anziani rispetto ai giovani.
Tra il 2014 e il 2024 nel settore del lavoro dipendente gli impiegati sono aumentati complessivamente di oltre due milioni. Persino qui però ci sono profonde differenze anagrafiche. La fascia 35-49 anni è calata dal 44,7 al 36,7% del totale. Il che vuol dire oltre un milione di persone in meno. Così come è diminuita la fascia 25-34 anni. Sono aumentate invece quelle 15-24 anni (+0,5%), 65-89 (+1,3%) e soprattutto 50-64 (+6,8%).
Ad innalzare l’età di quanti si recano in azienda o nel proprio laboratorio artigiano, così come dei lavoratori dipendenti, ci sta pensando il progressivo invecchiamento della popolazione. Va anche detto però che ci sono altri fattori. A cominciare proprio da come si invecchia oggi: certamente meglio rispetto alle generazioni passate. Gli anni passano, è vero, ma in maggiore salute. Il che consente di continuare a lavorare con meno disagio, in una situazione in cui è sempre più necessario per via dei cambiamenti nel sistema previdenziale e dell’inflazione sul potere d’acquisto. Spesso chi continua lo fa anche per aiutare figli e nipoti. C’è poi un’altra causa importante: il problema della trasmissione d’impresa. Molti, ormai in età da pensione, si stanno chiedendo “a chi lascio la mia attività?”. È una situazione che spesso li costringe a rimanere al comando. L’unica soluzione se non vogliono veder morire la propria attività imprenditoriale a cui hanno dedicato con passione una parte rilevante della loro esistenza.
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