I consumatori spagnoli fanno causa ad una nota catena di alloggi turistici che vieta l’ingresso a chi ha più di 45 anni
In Spagna si è aperta una battaglia legale senza precedenti. Al centro della polemica c’è Onefam Hostels, catena barcellonese che ha fatto della selezione anagrafica il proprio marchio distintivo, vietando l’accesso a chiunque abbia superato i 45 anni. La rigidità del sistema emerge dalle condizioni contrattuali, dove si legge chiaramente che l’azienda si riserva il diritto di annullare qualsiasi prenotazione se il cliente risulta fuori dalla fascia d’età consentita. Senza eccezioni. La questione non sarebbe mai emersa pubblicamente se FACUA-Consumidores en Acción, organizzazione di tutela dei consumatori molto seguita nel Paese, non avesse portato l’azienda davanti alle autorità competenti.
La policy aziendale
Dietro la strategia di Onefam c’è una filosofia aziendale precisa: creare ambienti esclusivamente giovanili dove l’età media rimanga costantemente bassa. La catena non nasconde questa impostazione, anzi la rivendica apertamente sui propri canali di comunicazione. Sui portali di prenotazione internazionali campeggia la scritta “We have an AGE RESTRICTION of 18 – 45 years old”, accompagnata da foto di ragazzi sorridenti e atmosfere da campus universitario. Il fondatore dell’azienda ha costruito un impero dell’ospitalità low cost dalla Catalogna all’Andalusia. Ma è oltre i Pirenei che le restrizioni diventano ancora più severe. In alcune città europee dove opera la catena, il limite scende addirittura a 36 anni, tagliando fuori una fetta ancora più ampia di potenziali clienti.
Un precedente per il comparto turistico europeo
L’intervento di FACUA poggia su fondamenta giuridiche che chiamano in causa normative regionali e nazionali. La legislazione catalana sul turismo stabilisce, infatti, che l’accesso alle strutture ricettive deve rimanere libero per tutti gli utenti che abbiano regolarmente contrattato i servizi. Senza possibilità di restrizioni basate su caratteristiche personali o sociali. Il quadro legale si complica ulteriormente quando si considera che impedire l’accesso agli ospiti senza giustificazioni valide costituisce infrazione grave secondo la stessa normativa regionale. Ma è la Costituzione spagnola a fornire l’argomento più pesante: una volta raggiunti i 18 anni, ogni cittadino acquisisce la piena capacità di compiere tutti gli atti della vita civile, compreso prenotare una camera d’albergo. Gli avvocati di FACUA sostengono che non esistano fondamenti razionali per limitare l’età massima degli ospiti, trasformando una discriminazione arbitraria in una potenziale violazione dei diritti fondamentali. La battaglia legale promette di stabilire precedenti importanti per l’intero comparto turistico europeo.
Il paradosso del divieto
L’ageismo negli ostelli non rappresenta un fenomeno isolato ma si inquadra in una tendenza più ampia che sta investendo l’ospitalità europea. Diverse strutture ricettive hanno iniziato ad adottare politiche simili, giustificandole con la necessità di mantenere target specifici e atmosfere omogenee dal punto di vista generazionale. Questa deriva solleva interrogativi profondi sulla direzione che sta prendendo il mercato dell’accoglienza. Da un lato, è comprensibile che certe aziende vogliano specializzarsi su segmenti demografici precisi per massimizzare la soddisfazione della clientela. Dall’altro, risulta difficile accettare che si creino barriere artificiali che escludono intere categorie di persone basandosi unicamente sulla data di nascita. Il paradosso diventa ancora più evidente considerando l’evoluzione demografica europea: escludere sistematicamente gli over 45 significa ignorare una fascia di popolazione in costante crescita, spesso caratterizzata da maggiore disponibilità economica e stabilità finanziaria rispetto alle controparti più giovani.
Impatti economici e sociali di una scelta controversa
Le implicazioni della strategia adottata da Onefam toccano aspetti che riguardano l’inclusività sociale e i diritti fondamentali. Dal punto di vista economico, peraltro, rinunciare alla clientela matura significa perdere opportunità economiche significative. Se quello economico è un problema per molti over, è pur vero che spesso i viaggiatori over 45 scelgono gli ostelli per motivi pratici, come la posizione centrale delle strutture o i prezzi accessibili, non soltanto per mancanza di mezzi. Spesso si tratta di professionisti, pensionati con buone disponibilità o semplicemente persone che apprezzano l’atmosfera informale di questi ambienti. L’aspetto sociale risulta ancora più delicato: normalizzare l’ageismo nel settore turistico rischia di creare pericolosi precedenti che potrebbero estendersi ad altri ambiti della vita economica e sociale.
La risposta delle istituzioni
Un’eventuale condanna di Onefam sarebbe un messaggio per tutte le strutture che adottano politiche simili: l’età non può costituire criterio valido per negare l’accesso ai servizi turistici. Al contrario, una pronuncia favorevole alla catena catalana potrebbe aprire le porte a una liberalizzazione delle pratiche discriminatorie che molti considerano inaccettabile. Il caso assume rilevanza particolare anche per gli sviluppi che potrebbe innescare a livello europeo. Diversi Paesi dell’Unione stanno osservando con attenzione l’evolversi della situazione spagnola, consapevoli che le decisioni prese potrebbero influenzare le proprie legislazioni nazionali.
Verso un’ospitalità più equa
La controversia sollevata da FACUA contro Onefam è, così, diventata il simbolo di una battaglia più ampia per definire i confini dell’inclusività nel turismo moderno. Da una parte ci sono le esigenze legittime delle imprese di targetizzare la propria offerta. Dall’altra i diritti fondamentali dei consumatori di accedere ai servizi senza discriminazioni arbitrarie. La sfida consiste nel trovare un equilibrio che permetta alle aziende di sviluppare strategie commerciali efficaci senza calpestare i principi di equità che dovrebbero guidare una società civile. Probabilmente esistono modalità alternative per creare atmosfere giovani e dinamiche senza ricorrere a veti anagrafici così rigidi.
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