Dagli esordi con Fellini ai fasti della commedia sexy, fino all’ombra lunga della nostalgia: si è spento Alvaro Vitali, l’attore che con Pierino ha incarnato un’epoca. Il suo personaggio resta un’icona popolare, amata e inconfondibile.
Una risata inconfondibile
A 75 anni, in seguito a persistenti problemi respiratori, è morto a Roma Alvaro Vitali, icona intramontabile del cinema comico italiano degli anni ’70 e ’80. Se ne va lasciando dietro di sé un misto di nostalgia, affetto e memoria collettiva. Una scomparsa che chiude un capitolo dell’immaginario popolare del nostro paese.
Vitali attraversa il cinema italiano come una cometa sgangherata e irresistibile: volto unico, risata inconfondibile e un’energia travolgente. Dalla visionarietà di Fellini alle barzellette da caserma, è l’attore che più di ogni altro racconta, nel bene e nel male, il bisogno tutto italiano di ridere delle proprie debolezze.
Vitali: l’elettricista che incanta Fellini
Di professione fa l’elettricista e il cinema sembra lontano anni luce. Ma Federico Fellini, sempre attento ai volti autentici, lo nota a un provino e lo vuole subito sul set. Così Vitali entra nel cast di Satyricon (1969), poi ne I clowns, Roma e infine in Amarcord, dove il pubblico comincia davvero a ricordarsi di lui.
Non sono ruoli da protagonista, ma bastano poche inquadrature a renderlo riconoscibile. In quel contesto colto e visionario, Vitali si fa le ossa, affinando – senza mai snaturarla – una presenza scenica già potentissima.
La nascita di Pierino e la stagione della risata facile
Negli anni Settanta, il cinema italiano vira verso una comicità più esplicita, popolare, immediata. E Alvaro Vitali, con il suo volto da cartone animato e i tempi comici naturali, si trova perfettamente a suo agio.
È il tempo della commedia sexy all’italiana, un filone tanto disprezzato dalla critica quanto adorato dal pubblico, che affolla le sale in cerca di leggerezza, risate e un pizzico di trasgressione. È in questo contesto che Vitali trova il suo “habitat” naturale, portando sullo schermo una comicità fisica, sfrontata, senza mediazioni.
Accanto a lui ci sono i grandi nomi del genere: Lino Banfi, con la sua verve pugliese, Renzo Montagnani, volto sornione e rassicurante, solo per citarne alcuni. E poi le “regine del doppio senso”, da Edwige Fenech a Gloria Guida, da Nadia Cassini ad Anna Maria Rizzoli. È un cinema di squadra, fatto di personaggi ricorrenti, gag collaudate e ruoli ben definiti. Vitali si fa largo con energia travolgente, costruendo una lunga serie di ruoli comici in cui il corpo, la voce stridula e la mimica contano quasi più delle battute.
La vera svolta arriva nel 1981 con Pierino contro tutti, diretto da Marino Girolami. Il personaggio del ragazzino un po’ volgare, dispettoso, refrattario a ogni autorità, sboccia sul grande schermo grazie al talento istintivo di Vitali. Pierino diventa l’emblema di un’Italia che vuole ridere e dimenticare; un antieroe infantile e anarchico, armato di barzellette spinte e sberleffi a maestre, genitori e preti.
Il film è un successo travolgente: incassi record, code fuori dai cinema e una scia infinita di imitazioni, sequel e cloni.
Ovunque, sempre, Pierino
Il personaggio interpretato da Vitali entra di diritto nel dna culturale del paese. È ovunque: nei cinema, nei programmi tv, nelle barzellette raccontate a scuola, persino nei quaderni dei bambini. Il berretto con il pon pon, lo sguardo furbetto, la risata sguaiata diventano simboli di un’Italia che ha voglia di leggerezza.
Pierino prende in giro tutto e tutti: i professori, i genitori, le istituzioni. E lo fa con una comicità semplice, diretta, senza filtri.
Nel frattempo, Vitali gira fino a dieci film all’anno, guadagna cifre da star, e rimane fedele a quel linguaggio comico di pancia, lontano dalle mode e dalle sofisticazioni. È una sorta di anti-divo: adorato dal pubblico, ma mai davvero riconosciuto dal sistema culturale e cinematografico ufficiale.
La fine dell’epoca d’oro e gli anni difficili
Con l’arrivo degli anni Novanta, i gusti cambiano. La commedia sexy all’italiana si spegne lentamente, vittima di se stessa, e Pierino non fa più ridere come una volta. Il tentativo di rilancio con Pierino torna a scuola (1990) si rivela un flop, segnando – di fatto – la fine di un’epoca. Per Vitali inizia un periodo difficile, fatto di silenzi e occasioni mancate. Raccontava spesso, con amarezza e sincerità, i momenti di solitudine e di difficoltà economiche.
Dietro la maschera comica che aveva fatto ridere milioni di italiani, si vede l’uomo: dimenticato, disilluso, ma ancora orgoglioso. Un attore che ha dato tutto, ma che si ritrova escluso da un mondo che corre in una direzione diversa.
Una riscoperta lenta ma sincera
Negli anni Duemila, qualcosa ricomincia a muoversi. Le generazioni cresciute con Pierino tornano a guardare a quel cinema con un misto di tenerezza e ironia. Un tempo etichettato come “trash”, oggi viene rivalutato come parte integrante della cultura pop italiana.
Vitali riappare in tv – soprattutto grazie a Striscia la notizia – e torna anche a teatro, portando in giro piccoli spettacoli e ospitate. Lo fa con l’orgoglio di chi non ha mai rinnegato il proprio passato. Magari con meno clamore, ma con un affetto che, nei volti del pubblico, percepisce come autentico e duraturo.
Un’eredità tutta italiana
Con la scomparsa di Alvaro Vitali si chiude un capitolo importante del nostro cinema popolare. Attore riconoscibilissimo, capace di passare con naturalezza dai set di Federico Fellini ai film della commedia più esplicita, ha rappresentato per decenni un volto familiare e rassicurante. Anche se il personaggio di Pierino è diventato un’icona generazionale, rimane per l’attore sia trampolino che prigione.
Oggi resta il ricordo di un interprete che ha saputo far ridere un paese intero con una comicità semplice, istintiva, senza pretese. Alvaro Vitali non c’è più, ma Pierino – nel bene e nel male – continua a vivere nella memoria di chi, almeno una volta, ha riso con lui (e di lui).
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