Si è spento a 68 anni Oliviero Garlini, attaccante bergamasco che ha segnato un’epoca con le maglie di Atalanta, Inter e Lazio.
Un giorno triste per il calcio italiano
Il mondo del calcio italiano è in lutto per la scomparsa di Oliviero Garlini, ex attaccante noto per la sua grinta e il fiuto del gol. Nato a Stezzano, in provincia di Bergamo, Garlini è morto a 68 anni nella mattinata dell’8 maggio, presso la residenza socio-sanitaria della Fondazione Caccia di Gandino, dove si trovava da tempo a causa di una lunga malattia.
Persona discreta, schiva dai riflettori, ma capace di lasciare un segno indelebile dentro e fuori dal campo. Il suo addio ha colpito profondamente la comunità bergamasca e l’intero ambiente calcistico nazionale, dove era stimato per la sua umanità oltre che per le sue doti sportive.
Una carriera tra Serie A e B
Garlini ha calcato i campi della Serie A e della Serie B in un’epoca in cui il calcio era fatto di sudore, sacrificio e dedizione. Ha iniziato la sua carriera professionistica nel Como, per poi vestire le maglie di Empoli, Nocerina, Fano, Cesena, Lazio, Inter, Atalanta, Ancona, Ascoli, Ravenna e infine Corbetta, dove ha chiuso la carriera nel 1992.
In ogni squadra ha portato energia, forza fisica e un grande senso tattico. Con l’Atalanta ha totalizzato 27 reti in 55 presenze: 18 in campionato, 6 in Coppa Italia e 3 in Coppa delle Coppe. Un bottino importante, che lo consacrò tra i bomber più affidabili del periodo, nonostante l’agguerrita concorrenza nel ruolo.
L’epopea europea con l’Atalanta
Tra i momenti più emozionanti della sua carriera, spicca la stagione 1987-1988 con l’Atalanta, quando la squadra bergamasca, pur militando in Serie B, partecipò alla Coppa delle Coppe grazie alla finale di Coppa Italia raggiunta l’anno prima. Un evento storico per la Dea, che allora viveva uno dei suoi cicli più affascinanti.
Garlini fu tra i protagonisti di quella cavalcata europea, segnando anche dal dischetto contro il Malines, squadra belga poi vincitrice del trofeo. Il sogno di affrontare l’Ajax in finale sfumò in semifinale, ma l’eco di quell’impresa risuona ancora oggi nei cuori dei tifosi. L’Europa vide un’Atalanta coraggiosa e ambiziosa, trascinata anche dai gol del suo centravanti.
Il ricordo delle società
L’Atalanta ha voluto salutare il suo ex attaccante con un messaggio ufficiale: “Il presidente Antonio Percassi, il co-Chairman Stephen Pagliuca e tutta la famiglia nerazzurra sono vicini alla moglie e ai figli ai quali sono rivolte le più sincere e commosse condoglianze”. Un segno tangibile dell’affetto che ancora lega la società al suo ex giocatore.
Anche l’Inter e la Lazio, club con cui ha militato rispettivamente tra il 1986 e il 1987 e tra il 1984 e il 1986, hanno manifestato il loro cordoglio. A Roma, Garlini fu particolarmente amato dai tifosi biancocelesti, con cui condivise la risalita dalla Serie B alla massima serie. La sua figura resta impressa nella memoria collettiva delle tifoserie.
Attaccante d’altri tempi
Dotato di grande fisicità e fiuto del gol, Garlini incarnava il prototipo del centravanti “vecchia scuola”: pochi fronzoli, tanta sostanza. Le sue doti principali erano il gioco di sponda, la capacità di proteggere palla e una notevole abilità nel colpire di testa. Gigi Simoni, che lo volle fortemente alla Lazio, riconosceva in lui un equilibrio ideale tra potenza e intelligenza tattica.
Anche all’Inter seppe farsi valere, pur trovandosi in una rosa di altissimo livello. Non fu mai una stella da copertina, ma un giocatore affidabile e tenace, apprezzato per il lavoro oscuro, quello che spesso non finisce nei tabellini ma che risulta decisivo per l’equilibrio di squadra. Fu anche esempio per i giovani, grazie al suo comportamento esemplare.
In uno sport dove le carriere sembrano costruite sui riflettori, Garlini ha rappresentato l’antitesi. Lavoratore silenzioso, mai sopra le righe, capace di conquistarsi il rispetto sul campo con i fatti. È proprio questo che oggi tanti appassionati rimpiangono: la figura dell’uomo, prima ancora che del campione.
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