Enrico Valenti era considerato un “artigiano della televisione”. Con il Gruppo 80, ha dato vita a Uan, Four, Five e altri indimenticabili personaggi che hanno segnato la cultura pop italiana negli Anni ’80 e ’90.
La lunga carriera nell’animazione di Enrico Valenti
Il mondo della televisione italiana piange la scomparsa di Enrico Valenti, che si è spento a Milano all’età di 71 anni. Anche se per molti, il suo nome potrebbe non suonare immediatamente familiare, la sua eredità è incisa a caratteri indelebili nell’infanzia di un’intera generazione. Valenti è stato l’anima creativa, l’artigiano geniale che ha dato vita a Uan, l’iconico pupazzo rosa di “Bim Bum Bam”. Oltre che a un’intera galleria di personaggi che hanno popolato i pomeriggi dei ragazzi negli anni Ottanta e Novanta.
Nato a Milano nel 1954, ha coltivato fin da bambino una profonda passione per il teatro dei burattini e le arti visive, un amore nato, come lui stesso raccontava, sui lungomari liguri dove la nonna lo portava a vedere gli spettacoli itineranti. Questa fascinazione per “la magia della baracca”, unita a un talento naturale per il lavoro manuale ereditato dal padre, lo ha portato a specializzarsi nel teatro di figura, un mondo lontano dall’animazione digitale di oggi, fatto di materia, fantasia e cuore. La sua carriera professionale mosse i primi passi nel celebre Teatro del Buratto di Milano, ma fu l’incontro con Kitty Perria a segnare la svolta decisiva.
Con Kitty, nel 1979, fondò a Tele Reporter una prima collaborazione che sfociò poi, nel 1980, nella creazione del Gruppo 80, una compagnia di animazione che divenne un vero e proprio laboratorio delle meraviglie. Quello che nacque come un sodalizio artistico si trasformò presto in una fucina di idee visionarie per la televisione commerciale nascente.
Fu Silvio Berlusconi in persona a contattarli per creare la prima mascotte di Canale 5. Da quell’incontro nacque Five, un draghetto arancione ispirato al biscione visconteo, che con la voce di Marco Columbro conquistò subito il pubblico. Era solo l’inizio di una rivoluzione. Valenti, oltre che creatore e costruttore, fu anche sceneggiatore e regista delle produzioni del Gruppo 80, sperimentando costantemente nuove tecniche per infondere vita e anima in creature di gommapiuma e peluche.
Uan, Five, Four e l’universo del Gruppo 80
Il successo di Five aprì la strada a una vera e propria dinastia di pupazzi. Con l’acquisizione di Italia 1 da parte della Fininvest, Valenti e Perria ricevettero l’incarico di creare una mascotte per la nuova rete dedicata ai giovani. La “leggenda” narra che l’idea di un cane nacque quasi per caso, durante una cena tra amici, e che il caratteristico colore rosa fu dettato dalla disponibilità di un rotolo di peluche avanzato in laboratorio. Nessuno immaginava che da quella combinazione casuale sarebbe nato un fenomeno culturale. Uan, il cui nome era un’italianizzazione di “One” (Italia 1), debuttò ufficialmente il 12 settembre 1983, diventando per quasi due decenni il simbolo di “Bim Bum Bam”.
Parallelamente, per Rete 4 e il programma “Ciao Ciao”, vide la luce Four, un orsetto bruno che, a differenza del pestifero e infantile Uan, incarnava l’adolescente “paninaro”, con la passione per i Duran Duran e un gergo giovanile. Accanto a questi, il Gruppo 80 ideò numerosi altri personaggi come Vitamina, Frittella e MicMac per altre emittenti.
L’abilità di Valenti e del suo gruppo non era solo tecnica. Questi personaggi non erano semplici mascotte, ma entità narrative complesse, capaci di interagire con i conduttori e il pubblico in modo credibile e coinvolgente. Uan, in particolare, era un “bambino pupazzo”, un alter ego in cui i piccoli spettatori potevano identificarsi: faceva i capricci, raccontava le sue giornate a scuola, scherzava e litigava bonariamente con i presentatori, primo fra tutti un giovane Paolo Bonolis, da lui affettuosamente soprannominato “Pìolo”.
Le voci erano un elemento cruciale: quella di Uan fu inizialmente dell’indimenticato Giancarlo Muratori, autore del programma, e in seguito di Pietro Ubaldi. Questa formula, che univa intrattenimento, comicità e messaggi educativi mai paternalistici, fu la chiave di un successo senza precedenti.
L’impatto culturale di Bim Bum Bam
“Bim Bum Bam”, trasmesso dal 1981 al 2002, fu molto più di un semplice contenitore di cartoni animati. Divenne un appuntamento fisso, un rito pomeridiano per milioni di bambini che impararono a leggere l’orologio per non perdersi l’inizio del programma. E il successo fu testimoniato dai quattro Telegatti vinti. Ma, soprattutto, dall’affetto incrollabile che il pubblico ha continuato a tributare ai suoi protagonisti, umani e di pezza, anche a decenni di distanza.
Valenti e il Gruppo 80 avevano carta bianca, una libertà creativa totale che permise loro di sperimentare e inventare un linguaggio televisivo completamente nuovo per i ragazzi. Gli sketch tra Uan e i conduttori – da Bonolis a Manuela Blanchard, da Licia Colò a Roberto Ceriotti – diventarono da subito il cuore pulsante della trasmissione.
Da pupazzo a icona Pop
La “Generazione Bim Bum Bam” è cresciuta con l’idea che un pupazzo potesse essere un amico, un confidente, una spalla comica irriverente. Questo legame emotivo ha trasformato Uan in un’icona pop, capace di sopravvivere alla chiusura del programma con apparizioni in altre trasmissioni. E’ apparso ne “Le Iene” e persino in uno spot per “Stranger Things” nel 2019, a testimonianza della sua intramontabile influenza.
Enrico Valenti ha sempre mantenuto un profilo riservato, da vero “artigiano dell’immaginazione”, lontano dalle luci della ribalta che pure aveva contribuito a creare. Dopo la fine dell’era d’oro della TV per ragazzi, ha continuato la sua attività con consulenze e creazioni per collezionisti, trasmettendo un mestiere che sentiva unico. Oggi, l’Italia saluta l’uomo che, senza mai apparire, è riuscito a entrare nelle case e nei cuori di tutti. Insegnando che la magia, a volte, può avere le orecchie flosce e il pelo rosa.
Foto credit: facebook.com/UanFourFive.official
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