Il mondo della musica piange la scomparsa del produttore e arrangiatore bolognese Celso Valli. Era la mente dietro i successi di Vasco Rossi, Eros Ramazzotti, Laura Pausini e Claudio Baglioni. Il suo sound ha definito il pop-rock italiano per cinquant’anni.
Un “maestro” della musica leggera
La musica italiana ha perso uno dei suoi artefici più importanti e al tempo stesso più discreti. Si è spento a 75 anni, nella sua Bologna, Celso Valli, il produttore, arrangiatore, compositore e musicista che per mezzo secolo ha costruito il suono di alcune delle canzoni più iconiche del nostro Paese. La notizia ha suscitato un’ondata di commozione nel mondo artistico, a partire da Eros Ramazzotti, uno dei primi a rendergli omaggio, definendolo “maestro”. Un appellativo che riassume il ruolo che Valli ha avuto per intere generazioni di artisti: non un semplice collaboratore, ma una guida sicura, un artigiano del suono capace di trasformare un’intuizione in un successo epocale. Chi lo ha conosciuto lo descrive come una figura riservata, quasi schiva, ma la cui assenza lascia un vuoto incolmabile.
Il suo nome, spesso noto solo agli addetti ai lavori, è in realtà inciso a fuoco nell’immaginario collettivo; legato indissolubilmente alle colonne sonore della vita di milioni di italiani.
Celso Valli: l’uomo che dava un’anima alle canzoni
Definirlo solo arrangiatore, però, sarebbe riduttivo. Celso Valli era, a tutti gli effetti, un vero e proprio “architetto del suono”, un appellativo – coniato in ambito artistico – che ne coglie pienamente l’essenza.
La sua grandezza risiedeva in una capacità tanto rara quanto preziosa. Riusciva fondere la rigorosa preparazione classica, forgiata tra le mura del prestigioso Conservatorio “Giovanni Battista Martini” di Bologna dove si era immerso nello studio dell’armonia, del contrappunto e dell’orchestrazione, con una sensibilità pop istintiva, moderna e di respiro internazionale. Questa duplice natura gli permetteva di operare su più livelli. Partendo da una melodia e un testo, Valli non si limitava a decorare, ma costruiva da zero mondi sonori. La sua esperienza giovanile come tastierista in gruppi prog e, soprattutto, il suo ruolo di primo piano nella scena Italo Disco (con progetti come i Tantra), gli avevano conferito una padronanza assoluta delle nuove tecnologie, dei sintetizzatori e delle ritmiche elettroniche.
Era questo bagaglio tecnico a permettergli di vestire le canzoni con abiti sontuosi ma mai pacchiani, creando un sound stratificato, dove orchestrazioni ampie e cinematografiche non sovrastavano mai l’intimità della voce, ma la esaltavano.
La sua ascesa divenne inarrestabile alla fine degli Anni ’70. Un primo, clamoroso successo arrivò nel 1978 con la produzione di “Ricominciamo” per Adriano Pappalardo, un brano che riportò l’artista in cima alle classifiche. Ma fu l’incontro con Mina a segnare la svolta definitiva. La produzione di “Anche un uomo” nel 1979 fu il suo biglietto da visita per l’Olimpo della musica italiana, dimostrando di saper maneggiare con rispetto e innovazione la voce più importante del Paese e aprendosi le porte a una serie di sodalizi leggendari. Ecco perché Valli non era un semplice esecutore: il suo metodo di lavoro si basava sul dialogo profondo con l’artista, sulla comprensione della sua anima e delle sue intenzioni, traducendole in musica e dando profondità, respiro e un’identità sonora inconfondibile a ogni singola nota.
Dalla rivoluzione degli Anni ’80 alla consacrazione con i big
Gli Anni ’80, per lui, rappresentano il decennio della consacrazione. È in questo periodo che Celso Valli lega il suo nome ad alcuni dei più grandi trionfi commerciali e artistici della discografia italiana.
Lavora con Raf per il successo europeo “Self Control” e con i Matia Bazar per l’iconica “Ti sento”. Ma sono due le collaborazioni che definiscono un’era. La prima è con Eros Ramazzotti, un sodalizio nato nel 1984 con “Terra promessa” e proseguito con hit immortali come “Adesso tu”, “Una storia importante”, “Cose della vita” e poi “Più bella cosa”. Valli ha contribuito in modo decisivo a forgiare il suono internazionale e riconoscibile di Ramazzotti.
L’altra pietra miliare è l’incontro con Claudio Baglioni. Nel 1985 cura gli arrangiamenti di “La vita è adesso”, un album che non solo è diventato il più venduto di sempre in Italia, ma ha ridefinito gli standard produttivi del pop nazionale di quel periodo. La collaborazione tra i due, proseguita con il capolavoro “Oltre” del 1990, è stata descritta dallo stesso Baglioni come un’avventura fatta di “dubbio e creazione, abbattimento ed esaltazione”, un sodalizio umano e artistico profondo.
Il tocco magico su Vasco Rossi e le grandi voci femminili
Se con Baglioni e Ramazzotti aveva costruito un suono, con Vasco Rossi ha compiuto un’operazione diversa ma altrettanto geniale. Sul finire degli Anni ’80, Valli ha iniziato a collaborare con il rocker di Zocca, prendendo le sue ballad ruvide per trasformarle in inni generazionali. È sua la firma su capolavori come “Senza parole” e, soprattutto, “Sally”. L’introduzione di pianoforte e archi ha conferito a questi brani una dimensione epica e malinconica che è entrata nel cuore di tutti.
Vasco lo ha definito “un genio assoluto, un grande amico di fiducia”, sottolineando come Valli fosse il curatore di tutte le sue ballate più importanti. Negli Anni ’90, il suo talento si è messo al servizio di alcune delle più grandi voci femminili. Ha lavorato con Giorgia per la trionfale “Come saprei”, con Patty Pravo per l’intensa “…e dimmi che non vuoi morire” e con Irene Grandi per “La tua ragazza sempre”, dimostrando una versatilità e una sensibilità fuori dal comune.
Continua a suonare, Celso
La sua attività non si è mai fermata. Con l’arrivo del nuovo millennio, ha iniziato una fruttuosa collaborazione con Laura Pausini, realizzando per lei album di successo internazionale come “Primavera in anticipo”, che gli è valso un Latin Grammy Award. Ha lavorato anche con Jovanotti per album come “Buon Sangue” e “Safari”, dando vita a canzoni indimenticabili come “Mi fido di te” e “A te”. Negli ultimi anni, si era dedicato anche a progetti televisivi e si era concesso una soddisfazione personale con l’album solista “Sette canzoni al piano” nel 2022.
La sua scomparsa, di certo, non spegne la sua musica. Le sue idee, e il suo gusto non risiede solo nei numeri impressionanti di dischi d’oro, di platino e di diamante vinti in carriera. Sta, piuttosto, nell’aver saputo creare un suono italiano che fosse al tempo stesso popolare e colto, nazionale e capace di parlare al mondo. Ha costruito la colonna sonora di intere generazioni, e le sue “architetture musicali” continueranno a risuonare, testimoniando il lavoro di un gigante che ha preferito far parlare le note al posto suo.
Foto credit: Instagram/celsovalli_official
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