Un progetto nel Municipio 9 porta compagnia e assistenza a chi vive da solo: dalle chiacchiere con un caffè alla tinteggiatura delle pareti
Il volontariato è un’arma potente contro la solitudine degli anziani. Lo sanno bene i partecipanti di “Indovina chi viene a casa”, un progetto che nel suo primo anno di vita ha raggiunto 82 anziani soli attraverso l’impegno di 87 volontari, per un totale di oltre 4mila ore dedicate. L’approccio va oltre la semplice assistenza: si tratta di costruire relazioni autentiche, di riportare il calore umano dove la solitudine aveva preso il sopravvento. I volontari non sono semplici operatori che svolgono compiti predefiniti, ma persone che entrano letteralmente nelle case e nelle vite di chi ha bisogno di compagnia.
Cosa significa aiutare davvero
Secondo i dati del Servizio di statistica del Comune di Milano, nel capoluogo lombardo vivono oltre 179mila persone sopra i 75 anni. Di queste, più di 71mila abitano da sole ed affrontano la quotidianità in solitudine, senza una rete di sostegno familiare o amicale. Contro questa situazione è sceso in campo il Municipio 9, dove gli over 60 sono 50mila, il 26,5% della popolazione residente, una percentuale superiore alla media nazionale. A loro si rivolgono le diverse attività proposte dall’iniziativa di volontariato, che spaziano dalla condivisione del tempo fino a interventi pratici di varia natura.
Piccoli gesti grandi risultati
Si può trascorrere del tempo insieme bevendo un caffè, chiacchierando o dedicandosi a passatempi come cruciverba e disegni. Ma c’è anche chi accompagna gli anziani a fare la spesa, in farmacia o alle visite mediche. Molti volontari offrono supporto nelle piccole sfide tecnologiche quotidiane: sbloccare un cellulare, creare una casella email, comprendere come funziona un’applicazione. Poi ci sono gli interventi di piccola manutenzione domestica: tinteggiare una stanza, riparare un mobile o un elettrodomestico, sistemare tapparelle e infissi. Sono quegli interventi che per molti possono sembrare banalità, ma che per una persona anziana sola rappresentano ostacoli insormontabili. Non manca un calendario ricco di proposte culturali fuori casa: concerti, spettacoli teatrali, laboratori e incontri.
Chi sono i protagonisti
Un’analisi condotta da un laboratorio di valutazione indipendente ha tracciato il profilo dei beneficiari: il 74% sono donne tra gli 85 e gli 89 anni, residenti soprattutto nei quartieri Comasina e Bovisasca, spesso in case popolari. Si tratta di persone che non hanno i requisiti per accedere ai servizi sociali comunali, ma che vengono considerate fragili per problematiche fisiche e sociali. Il principale canale di contatto è il “Custode Sociale”, attraverso cui gli operatori esperti di Fondazione Aquilone individuano chi ha bisogno di sostegno. I volontari hanno in media 44 anni, sono prevalentemente donne con un livello di istruzione medio-alto e un lavoro impiegatizio. La maggior parte proviene da Fondazione Aquilone, realtà che da sempre integra operatori professionali e volontari nei propri servizi.
Un antidoto alla solitudine
Nel primo anno di attività, oltre alle 4mila ore di volontariato, sono stati realizzati 36 interventi di manutenzione negli appartamenti. Ma i numeri, per quanto significativi, raccontano solo una parte della storia. Il vero risultato è quello meno misurabile: la sensazione di non essere più soli, la consapevolezza che qualcuno si interessa a te, che esiste ancora una comunità pronta a tendere la mano. Il progetto in realtà, nelle parole degli organizzatori, è un “prezioso antidoto alla solitudine”, un modello di welfare locale che sperimenta forme innovative di cura e socialità. L’integrazione di risorse relazionali diverse, l’incontro tra generazioni, la costruzione di legami autentici rappresentano gli ingredienti di un approccio che potrebbe fare scuola anche in altri territori.
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